Il caso

Il lupo agita ancora le giornate in Capriasca

Nelle ultime settimane le segnalazioni di avvistamenti da parte di alpigiani, agricoltori e cacciatori si sono intensificate – Verifiche in corso su alcune predazioni – Fabio Regazzi: «La situazione è fuori controllo» – Tiziano Putelli: «Poco margine di manovra»
La presenza del predatore a quelle altitudini è accertata da anni. © Shutterstock
Valentina Coda
28.09.2022 06:00

Alpe Zalto, Motto della Croce, Alpe Davrosio, Alpe Rompiago, Isone, ai piedi della capanna Monte Bar, Cimadera. Nelle ultime settimane le segnalazioni di avvistamenti di lupi o di predazioni di singoli capi di bestiame in Capriasca e in Val Colla si sono susseguite con una certa intensità. La presenza del predatore a quelle altitudini, è bene ricordarlo, è accertata da anni e non rappresenta una rarità. Il punto, però, è un altro. Ebbene, le predazioni sarebbero più di quelle che vengono analizzate. E i branchi accertati potrebbero essere due, uno sulla sponda destra e uno su quella sinistra della Val Colla (non ci sono ancora conferme ufficiali), e non uno come accertato dal Cantone a metà settembre, quando le fototrappole avevano individuato la presenza di tre cuccioli (in seguito si è scoperto che erano cinque) e due adulti nella zona della cima di Fojorina, sopra Cimadera. Una situazione «fuori controllo» secondo alcuni, mentre «vincolata agli standard federali» per altri. In mezzo, la tutela degli alpeggi e la cultura dell’allevamento.

«Rincorrere il problema»

Le segnalazioni di alpigiani, agricoltori e cacciatori, così come gli effettivi di lupi e le predazioni, stanno crescendo a ritmi esponenziali e risulta difficile avere una visione generale di quello che avviene sul territorio. Di conseguenza, c’è una parte di capi predati che viene accertata e analizzata, mentre un’altra che non riesce a essere individuata, forse perché predata lontano dal luogo dell’attacco. Questa chiave di lettura ci viene fornita dal presidente della Federazione cacciatori ticinesi Fabio Regazzi, che parla di «un’importante cifra di capi che vengono sì predati, ma non riescono a essere individuati e di conseguenza analizzati. Stiamo rincorrendo il problema e non ne verremo a capo. Dovremmo avere l’onestà intellettuale di ammetterlo, perché la pressione psicologica sugli alpigiani è notevole e la situazione è fuori controllo». Per salvare l’allevamento e l’agricoltura di montagna, secondo Regazzi servono misure incisive e rapide, senza avere un atteggiamento «troppo rinunciatario, passivo e dare la colpa ai paletti imposti dalla Confederazione».

Di incontri e competenze

Dopo l’avvistamento del branco sopra il villaggio di Cimadera, l’Ufficio caccia e pesca aveva organizzato un incontro (lo stesso giorno si era anche verificata la predazione di una capra all’Alpe Zalto) con gli alpigiani, il sindaco di Capriasca e tutti gli allevatori della zona. «Ci siamo confrontati, ma non abbiamo individuato un caso in cui il Cantone aveva la possibilità di entrare in materia – rileva il capoufficio Tiziano Putelli –. Dopo quell’incontro e l’accertamento del branco, la competenza del caso è passata all’Ufficio federale dell’ambiente. I Cantoni non hanno margine di manovra, le direttive sono chiare e gli strumenti sono fissati a livello federale». Premessa: si entra in materia quando dieci animali da reddito vengono predati in condizioni protette oppure non sono proteggibili (per costi o difficoltà tecniche la protezione non è esigibile). In questo discorso, però, non rientrano i capi non protetti adeguatamente, ovvero quelli che avrebbero potuto essere tutelati con misure di sicurezza, tuttavia non attuate. Sugli ultimi e frequenti avvistamenti del predatore in Capriasca e Val Colla, Putelli sottolinea che «vedere il predatore di giorno è naturale, le segnalazioni dovrebbero invece arrivarci se dovessero avvistarlo in centro a Tesserete. Registriamo tutti i casi, ma visto che il lupo in Capriasca non è una novità, bisognerebbe proteggersi maggiormente e segnalare subito le predazioni, non giorni dopo quando non è più possibile effettuare le analisi del DNA».

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