Val Rovana

Il lupo colpisce ancora e scoppia la «protesta»

Oltre una decina, tra pecore e agnelli, sono stati predati questa mattina a Cerentino, nella zona di Pedipiodi – Le carcasse sono state portate a Bellinzona: «Cantone, è ora di intervenire»
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Jenny Covelli
26.04.2022 15:01

Pecore e agnelli uccisi. È accaduto (di nuovo) questa mattina, a Cerentino, nella zona di Pedipiodi. È stato Germano Mattei, co-presidente dell'associazione svizzera per un territorio libero dai grandi predatori, a lanciare l'allarme. Lui ne è convinto: «È sicuramente stato un lupo, se non più di uno».

L'allevatore ha fatto uscire le pecore dal recinto, poco dopo le 6. «Sentono l'odore dell'erba fresca e vogliono uscire», spiega. Sono state liberate in cima al bosco, in un'area che copre quasi un chilometro. Ma solo poche ore dopo, l'amara sorpresa: ne ha ritrovate più di una decina morte, con i segni di morsi al collo. «Solo una era stata sventrata. Le altre sono state uccise e lasciate lì. Gli altri ovini erano sparsi per il bosco, terrorizzati». In tutto, sono stati persi (tra quelli trovati morti e quelli abbattuti perché gravemente feriti) «una ventina» di animali.

L'Ufficio della caccia e della pesca conferma che i guardiacaccia si sono recati sul posto, insieme ai consulenti, per svolgere le pratiche del caso e raccogliere campioni. 

L'ultima predazione un mese fa

Già il 30 marzo, in Val Rovana, era stato denunciato un attacco da parte di grandi predatori. In quel caso tre lupi, stando al racconto dell'allevatore, erano entrati in una recinzione e avevano attaccato una pecora e due agnelli. Il sito web dell'Ufficio della caccia e della pesca riferisce della «predazione di 4 pecore» che «al momento dell'attacco non erano protette adeguatamente». Dodici giorni dopo figura la stessa dicitura nei confronti dell'uccisione di una pecora a Vellano, in Val Morobbia. Il 12 aprile ne erano state attaccate ben 13, questa volta a Novazzano, a pochi passi dal valico doganale del Marcetto. In questo caso si è in attesa dei risultati sulle analisi del DNA per stabilire con certezza che si sia trattato di un lupo. Stesso discorso per la capra predata una settimana fa a Solgone, in Valle di Blenio. E a inizio mese un lupo morto è stato rinvenuto all'altezza del Dosso di Taverne, investito da un treno.

«Ora la misura è colma», commenta Mattei. «Questa mattina vedere quegli agnelli a terra, stecchiti, con il collo devastato, è stato uno spettacolo orribile. Sono arrivati tutti gli allevatori, che non ne possono davvero più. Parlano di vendere tutto e chiudere, abbandonare anche i terreni».

La protesta in piazza

L'indignazione, insomma, è tanta. «Ormai siamo ampiamente sopra i 10 capi predati nella stessa zona previsti dalle norme federali per chiederne l'abbattimento. È ora che il Cantone si faccia sentire con Berna». Ecco perché, tra lo sdegno mattutino, in Alta Vallemaggia questa mattina è stata decisa un'azione dal valore altamente simbolico: «Andiamo in Piazza Governo, davanti al Palazzo delle Orsoline, con le carcasse degli animali sbranati dal lupo». Detto, fatto. Mattei, alle 15, ha raggiunto Bellinzona con gli animali morti al seguito. E una consapevolezza: «Come associazione subiremo sicuramente delle conseguenze. Ma è tempo che il Cantone si muova e faccia qualcosa. Gli agricoltori non hanno più fieno, vogliono lasciare gli animali liberi. E le predazioni sono ormai all'ordine del giorno. Non si può continuare a girarsi dall'altra parte. Il problema va affrontato e il Dipartimento del territorio e l'onorevole Claudio Zali lo sanno. Andiamo a farci sentire per smuovere un po' la situazione».

Cosa dice la legge

Il 30 giugno 2021, il Consiglio federale ha approvato la revisione dell’ordinanza sulla caccia: un branco di lupi può essere «regolato» dopo che ha predato 10 pecore o capre (prima erano 15 capi). Le predazioni possono essere computate soltanto se gli allevatori hanno adottato in precedenza «misure di protezione del bestiame» (recinzione delle greggi o impiego di cani da protezione o il rinforzo elettrico delle recinzioni dei pascoli), considerato che «la responsabilità della protezione delle greggi rimane degli agricoltori».