Il profondo rosso nel bilancio della diocesi

Il bilancio 2022 della diocesi di Lugano si è chiuso con quasi 840 mila franchi di disavanzo. Meglio rispetto alle previsioni, che stimavano una possibile perdita di 1,7 milioni. Ma, in ogni caso, in territorio decisamente negativo. Segno che i problemi di carattere strutturale che attanagliano i conti della Curia sono ancora lontani da una possibile soluzione definitiva.
Con un comunicato stampa diffuso nel pomeriggio di oggi, la diocesi ha reso note le deliberazioni assunte dall’assemblea dei delegati lo scorso 26 settembre. Come detto, il consuntivo 2022 registra un rosso di 837.712,71 franchi; un deciso passo indietro rispetto al 2021, quando il risultato d’esercizio era stato sì negativo, ma di soli 31.838 franchi.
Due anni fa, a salvare i conti della diocesi erano stati contributi straordinari per quasi 1,820 milioni. Nel 2022, questi stessi contributi sono scesi a 651.611 franchi. Molti, certo, ma non abbastanza per evitare il pesante deficit.
Vescovo e «ragioniere»
Che la situazione economico-finanziaria della Chiesa ticinese sia, per così dire, molto complicata, è risaputo da tempo. Se oggi alla guida della diocesi c’è un amministratore apostolico e non un ordinario è anche, e soprattutto, per questo motivo. Molti ricorderanno l’amara ma tutto sommato sincera ammissione di monsignor Valerio Lazzeri, dimissionario per un personale travaglio legato anche alle difficoltà di dover essere «ragioniere» oltre che vescovo.
Rimettere in piedi una macchina dissestata e tentare di far quadrare il più possibile i conti è, in fondo, uno dei compiti assegnati dalla Santa Sede al vescovo ausiliare di Ginevra Alain de Raemy, il cui incarico di amministratore apostolico potrebbe effettivamente durare un po’ più a lungo del previsto (e del prevedibile) proprio per questo motivo. È facile pensare che prima di provvedere alla nomina del nuovo titolare, Roma voglia quantomeno consolidare il quadro economico della diocesi, oltre che essere informata in dettaglio delle reali condizioni finanziarie della Curia.


I numeri in dettaglio
Scendendo un po’ nel dettaglio dei numeri, il bilancio della Chiesa ticinese mostra alcune luci e molte ombre. Sul fronte delle spese di gestione, il costo del personale è diminuito di 203 mila franchi (da 2,8 a 2,6 milioni), grazie a un mancato turnover e all’accorpamento di alcune funzioni. Di converso, i contributi e i sussidi a favore dei sacerdoti più anziani sono cresciuti di 361 mila franchi, arrivando a 2,120 milioni. Una voce, quest’ultima, che in futuro probabilmente continuerà a salire.
Anche l’andamento negativo delle Borse ha inciso sul disavanzo finale: la gestione finanziaria 2022 è infatti stata negativa per 308.623 franchi, con perdite sui titoli pari a 353.625 franchi e ricavi di soli 45 mila franchi.
Cospicua, così come nel 2021, la quota degli ammortamenti, che ha sfiorato 1,2 milioni. Buono anche l’andamento della gestione degli immobili, il cui utile finale è stato nel 2022 di 2,112 milioni, in crescita di oltre 230 mila franchi rispetto all’anno precedente. Da questa gestione, per la prima volta, è stata scorporata la conduzione dell’Hotel Villa San Giuseppe di San Bartolomeo al Mare, in provincia di Imperia, già casa di villeggiatura del clero diocesano e oggi struttura alberghiera aperta a tutti. Dalla Liguria, nel 2022, sono giunti 14 mila franchi di utile.
«Anche nel 2022 pesa sul bilancio un deficit importante - dice al CdT Luca Montagner, addetto stampa della diocesi luganese - tuttavia, va sottolineato che abbiamo fatto ammortamenti per oltre 1 milione di franchi e attuato un importante abbassamento dei costi del personale. Inoltre, continuiamo nel lavoro di gestire al meglio gli immobili di nostra proprietà, affinché fruttino sempre di più. Non dimentichiamo, poi, la funzione sociale e pastorale, che resta fondamentale e ci impegna a investire risorse anche ingenti negli aiuti a chi ha più bisogno». Sull’andamento dei conti 2022, conferma Montagner, ha avuto «un effetto negativo pure la fluttuazione verso il basso del mercato azionario, che ha inciso sulla parte comunque piccola del nostro patrimonio investito in titoli».
E in effetti, tra gli attivi della Curia, proprio la voce dei titoli ha fatto registrare un calo vistoso, passando dai 5,852 milioni del 2021 ai 5,263 milioni del 2022.