«Il sistema sanitario è un grave malato da curare»

È il caso di dirlo: in Ticino la «stagione della piazza» non è certo finita. Dopo le numerose proteste organizzate dai sindacati negli scorsi mesi, oggi a Bellinzona è stato il turno del settore sanitario. Un settore che, come vedremo, in maniera compatta ha voluto sensibilizzare la politica e soprattutto la popolazione sul disagio che tutto il mondo sanitario sta vivendo, dall’infermiere al medico, dal chiropratico al fisioterapista fino alle levatrici. Un «grido di aiuto», come l’ha definito il presidente dell’Ordine dei medici del Canton Ticino (OMCT), Franco Denti, necessario affinché «il sistema sanitario come lo conosciamo oggi non scompaia definitivamente lasciando il posto a una medicina a due o tre velocità».
L’unione fa la forza
Circa 150 le persone che si sono presentate all’appuntamento. Una giornata di sensibilizzazione organizzata dall’OMCT in Piazza Governo, di fronte a Palazzo delle Orsoline. Una manifestazione, va detto, dai toni tutto sommato pacati, ma decisi, a cui, oltre all’OMCT, ha partecipato tutta una serie di sigle professionali: dall’associazione professionale dei tecnici di sala operatoria a Physio Ticino, dalla Federazione svizzera delle levatrici all’associazione medici assistenti e capiclinica. Insomma, per l’occasione il settore sanitario (che non scendeva in piazza da più di dieci anni) si è presentato unito.
Tanti i temi al centro dell’attenzione e sul banco degli «imputati». Due su tutti, però, riassumono il disagio che vive il settore: le condizioni di lavoro che peggiorano sempre più e la burocrazia che cresce inutilmente. Fattori che, inevitabilmente, portano poi a una perdita di attrattiva per le professioni legate alla sanità, tra infermieri che abbandonano il lavoro e medici che decidono di non più praticare.
Basta cerotti
La giornata, come si diceva, è stata voluta per sensibilizzare, e non per protestare. Sono lontani, infatti, i toni utilizzati nei mesi scorsi dai sindacati nella medesima piazza. Tuttavia, le dichiarazioni e gli interventi dei professionisti presenti non hanno lasciato spazio a dubbi: non c’è più tempo da perdere, il settore è in grave difficoltà.
«La politica – ci ha detto in questo senso Franco Denti – deve capire che il sistema sanitario svizzero è in crisi. C’è grande pressione sul settore: ci chiedono di fare sempre di più ma con meno soldi». È questo il momento, dunque, di «dire basta: perché tutto ciò genera ambienti di lavoro malsani e frustrazioni professionali, con carichi di lavoro eccessivi». E quindi, ha aggiunto Denti, «siccome la politica è sorda, siamo qui per sensibilizzare soprattutto la popolazione perché, in fin dei conti, sono i cittadini a eleggere i politici. E solo con il sostegno della popolazione potremo cambiare le cose».
Un segnale, quest’ultimo, da leggere anche nell’ottica delle votazioni che si terranno il 9 giugno sul piano federale. «Per noi l’iniziativa del Centro (ndr. che mira a porre un freno ai costi della salute) è drammatica, poiché in soldoni porterebbe a un razionamento delle cure».
Ben decisi anche i toni utilizzati da Alberto Chiesa, in rappresentanza dei medici di famiglia. «Il sistema sanitario svizzero è un grave malato che necessita di cure urgenti. È finito il tempo dei cerotti ed è arrivato il momento di una profonda revisione», ha affermato il dottore, dicendosi poi «profondamente arrabbiato e offeso per il lassismo e per la totale assenza di progetti da parte della politica sanitaria svizzera».
Guardando al futuro della sanità, tra i presenti a Bellinzona c’era anche l’associazione che rappresenta i medici assistenti, ossia coloro che, dopo tanti anni di studio, muovono i primi passi nella professione. Per loro, a parlare, era presente il presidente dell’associazione Davide Giunzioni, il quale non ha mancato di sottolineare «gli eccessivi carichi di lavoro» che si «ripercuotono sulla qualità di vita» e sulla crescente difficoltà a reperire professionisti. Ma non solo. Anche la troppo burocrazia è stata criticata da Giunzioni: «È un tema molto importante – ha spiegato al CdT –. Le stime parlano di circa due terzi della giornata lavorativa di un medico passata dietro alle scartoffie». Ma, ha aggiunto Giunzioni, «molta di questa documentazione potrebbe essere presa a carico da personale non medico, lasciando il medico più vicino al paziente».
Questione di equilibrio
A poche decine di metri di distanza da piazza Governo abbiamo raggiunto il direttore del Dipartimento della sanità e socialità (DSS), Raffaele De Rosa, per un commento sulla manifestazione. E il consigliere di Stato, da noi solleticato, non ha mancato di evidenziare la difficoltà nel trovare un equilibrio tra gli interessi contrapposti, in qualche modo antitetici, presenti nel mondo della sanità. Già, perché da una parte il mondo sanitario manifesta per migliori condizioni di lavoro, dall’altra i cittadini lamentano l’aumento dei premi di cassa malati. Come se ne esce? «Premesso che si tratta di un tema prettamente federale – spiega in prima battuta DeRosa –. Manifestazioni come questa sono importanti anche per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di avere condizioni di lavoro favorevoli in un settore così importante come quello della sanità, e anche per mettere l’accento sul proliferare della burocrazia». Ma, aggiunge il direttore del DSS, «in questo contesto è importante riuscire a trovare un equilibrio. Perché migliorare, in maniera legittima, le condizioni di lavoro nella sanità anche per rendere più attrattive queste professioni ha un impatto sui costi e quindi anche sui premi di cassa malati. Ecco perché è importante trovare il giusto equilibrio per conciliare questi due importanti elementi. Perché anche la crescita dei premi, soprattutto nel nostro cantone, è diventata insostenibile. Ed è quindi una dimensione di cui dobbiamo tenere conto, nell’interesse di tutta la popolazione».
A giugno riprendono le trattative tra sindacati e Governo
A proposito di manifestazioni di piazza, questa mattina, un po’ per caso, in agenda vi era anche un primo incontro, dopo le proteste degli scorsi mesi, tra i sindacati che rappresentano il personale dell’amministrazione (VPOD, OCST e SIT) e il Consiglio di Stato.
Un incontro in qualche modo «esplorativo» in vista del secondo pacchetto di misure di risparmio che verrà presentato con il Preventivo 2025. Già, perché archiviato il capitolo Preventivo 2024, ora i sindacati guardano con preoccupazione alla prossima manovra di risparmio, che giungerà tra qualche mese.
In questo senso, ci hanno spiegato i sindacalisti presenti all’incontro, è stato agendato un primo incontro con il Governo verso la metà di giugno, ossia prima che verrà presentato il preventivo. «Saremo inglobati nelle discussioni», ci ha spiegato a tal proposito Raoul Ghisletta.
Durante le discussioni, questa mattina, dai sindacati è stato inoltre sollevato anche il tema del settore socio-sanitario, a cui non è stato riconosciuto il carovita. In questo senso, come ci ha spiegato il sindacalista OCST Xavier Daniel, «possiamo dire che c’è stato un certo sostegno da parte del Governo, il quale ha riconosciuto che, stando ai Contratti collettivi di lavoro in essere, in molti casi avrebbe dovuto essere riconosciuto». Ma, va detto, la competenza in questo caso non è dell’Esecutivo, bensì degli istituti oppure del Parlamento. «Il sostegno del Governo – spiega ad ogni modo Daniel – ci può comunque essere utile per portare avanti questa richiesta».
Al centro dell’attenzione, durante la riunione tra Governo e sindacati, c’è stata anche la votazione del 9 giugno sulle misure di compensazione per gli affiliati alla Cassa pensioni dello Stato (IPCT). Un tema «fondamentale», come l’ha definito Ghisletta, poiché «bocciare le misure di compensazione sarebbe un accanimento assurdo verso 17 mila persone». E un tema assolutamente «centrale» anche per l’OCST. «Siamo soddisfatti del fatto – ci ha spiegato in tal senso Daniel – che il Consiglio di Stato all’unanimità sosterrà le misure di compensazione per gli affiliati all’Istituto di previdenza del Canton Ticino».