Il Ticino si fa onore agli Swiss Press Award 21

«Dedichiamo questo premio a mio padre che si trova in fin di vita alla Carità di Locarno, paradossalmente proprio nell’ospedale dove io e Gaetano siamo entrati con i colleghi Andrea e Philippe e siamo stati coinvolti in questa esperienza. Una lunga vicenda che ha cambiato la vita di tutti». C’è emozione nella voce di Leila Galfetti, volto conosciuto alla RSI, mentre esce dalla sala al terzo piano interrato del centro Media di Palazzo federale a Berna, dove mercoledì sera si è svolta la cerimonia di premiazione dello Swiss Press Award 2021, il principale riconoscimento al giornalismo di qualità nel nostro Paese. Con Gaetano Agueci, Andrea Levorato e Philippe Blanc, Leila Galfetti, di fatto, ha firmato per Falò il primo reportage svolto in un ospedale Covid in Svizzera, girato in soli sei giorni in condizioni sanitarie difficili, con un montaggio che - parole della giuria - aveva i suoni autentici del dramma e il ritmo dei battiti del cuore. Un premio, aggiungono i vincitori del premio Video, «che va dedicato a tutti i malati e i famigliari che hanno perso un loro caro in quest’anno difficile, così come al personale medico e sanitario, e all’Ospedale la Carità di Locarno: senza di loro non avremmo potuto fare niente».
In quell’ospedale c’è stato anche l’occhio attento e sensibile del fotografo Pablo Gianinazzi (Ti-Press, 24 Heures, il Caffé, La Regione, Blick, Der Bund, Le Temps, Le Matin), che con i suoi scatti ha fatto parlare gli sguardi tra curanti e curati, riscuotendo il primo posto nella categoria Attualità nel gruppo dei fotografi, dove il premio finale di fotografo dell’anno 2021 l’ha portato via la zurighese Sarah Carp raccontando la vita quotidiana di una mamma che si diverte con i bambini chiusi in casa per via del contagio.
Sui temi della pandemia si sono fatti onore anche Barbara Camplani nel servizio su RSI Rete due sui «guerrieri della luce», gruppi e organizzazioni che si sono messi a disposizione di chi non poteva uscire di casa a causa delle regole di contenimento (2. classificata nella categoria Audio) e le sue colleghe Alice Pedrazzini ed Elena Borromeo che per Modem, su RSI Rete uno, hanno raccontato il dramma nella casa anziani di Sementina (3. posto).
Sarebbe però sbagliato pensare che la cerimonia di premiazione sia stata monotematica. Non si è parlato solo di coronavirus. Lo Swiss Press Journalists of the year 2021, per esempio, è andato al terzetto di Le Temps, composto da Célia Héron, Boris Busslinger e Sylvia Revello, che hanno scoperchiato con una delicata inchiesta la vicenda delle molestie spesso a carattere sessuale all’interno della RTS, mentre sono stati premiati anche temi come gli stadi vuoti, o i cambiamenti di sesso e molti altri. La serata si è iniziata con un breve discorso della consigliera federale Karin Keller Sutter ed è stata allietata dai ticinesissimi Vad Vuc, presenti in sede, che per l’occasione hanno trasmesso il video di un brano appositamente composto per l’occasione: «Neri o bianchi che siano». Una canzone, hanno spiegato, «che intende denunciare un certo giornalismo che aizza il razzismo».