Il tram-treno rimane in corsa, ma l'UDC vuole tirare il freno

Sul tram-treno la Commissione della gestione del Gran Consiglio tira dritto, ma all’orizzonte aleggia sempre lo spettro del referendum finanziario obbligatorio. Dopo aver sentito in audizione, questa mattina, i consiglieri di Stato Claudio Zali e Norman Gobbi e i funzionari del Dipartimento del territorio, il gremio presieduto da Fabrizio Sirica (PS) ha deciso di non ritirare il rapporto favorevole al credito di 87,3 milioni franchi per il sorpasso di spesa dell’opera ferroviaria. Il Gran Consiglio si esprimerà giovedì. L’UDC ha già annunciato battaglia.
«Decida il popolo»
Sul tavolo, lo ricordiamo, c’era la richiesta del gruppo democentrista di svolgere maggiori approfondimenti alla luce della segnalazione delle FLP di puntuali problemi di sovraffollamento che portano a porsi domande sulla reale capacità del tram-treno nelle ore di punta su un orizzonte di 15-20 anni. Questo visto l’importante aumento dei passeggeri. Come appurato dal CdT, la maggioranza dei commissari ha ritenuto esaurienti le spiegazioni di Zali, che già la scorsa settimana, su queste colonne, aveva rassicurato in merito: «C’è un calcolo sulla capienza che ha convinto Berna e che ci fa stare tranquilli» (maggiori dettagli al riguardo nell’articolo sotto).
Se la maggioranza della Gestione tira dritto, altrettanto farà l’UDC. «Abbiamo chiesto di rivedere il messaggio e in un mese in più si sarebbe potuto approfondire tutto», ha detto ai giornalisti il capogruppo democentrista Sergio Morisoli. A suo dire, ci sono ancora diversi aspetti «non chiari» su cui fare luce. In aula, conferma Morisoli, l’UDC chiederà il rinvio in Commissione e, qualora il credito venisse infine approvato, l’attivazione del referendum finanziario obbligatorio: «È l’unico modo di rendere partecipi i cittadini di una grossissima spesa che li riguarda». Uno scenario, questo, che la maggioranza dei partiti di Governo vorrebbe evitare. Trattative e calcoli politici sono già in corso: il referendum finanziario si attiva immediatamente dopo il voto finale su una spesa unica di 30 milioni di franchi, o una spesa annua superiore a 6 milioni per quattro anni, con il voto favorevole di un terzo dei parlamentari e con il sì di almeno 25 deputati. Se Verdi e PS dovessero seguire l’UDC, potrebbero esserci i numeri necessari. Lo scopriremo giovedì. Ecologisti e socialisti ne discuteranno all’interno dei rispettivi gruppi.
«È uno sgambetto»
A questo proposito, il direttore del Territorio, Claudio Zali, non le manda a dire: «L’attuale politica del nostro cantone vuole vivere di colpi di scena e sgambetti. L’UDC vuole il mio posto in Consiglio di Stato e ostacolerà tutti i progetti che porto avanti. Da soli, però, non possono farcela e hanno bisogno che altri gli vadano dietro. I numeri che mancano li potrebbero trovare a sinistra e lo trovo veramente deviante...».
«Spiegazioni sufficienti»
Anche la maggioranza della Gestione ha stigmatizzato l’uscita democentrista. «Quello che ci ha rassicurati e che ci ha spinti a dibatterne in Gran Consiglio è che tutti i problemi sollevati sono risolvibili. Si può decidere di migliorare o buttare via tutto: la proposta dell’UDC rischia proprio di mandare all’aria il progetto. Sta facendo campagna elettorale con i soldi dei contribuenti», dice la co-relatrice del rapporto, Natalia Ferrara (PLR). Quanto alla possibilità di andare alle urne, «ho grande rispetto del voto popolare ma su progetti così grandi e complessi il Parlamento deve assumersi le sue responsabilità: abbiamo in mano tutte le carte per decidere».
«Non ci sono più elementi a sostegno di uno stop a questo progetto strategico per il Luganese», è la lettura dell’altro co-relatore, Fiorenzo Dadò (il Centro). «Il tram-treno ha tutti i crismi per essere approvato; non dimentichiamo che è stato anche avallato da vari Uffici federali e che la Confederazione investe mezzo miliardo di franchi. Giusto chiedere tutte le rassicurazioni e fugare ogni dubbio ma tentare di affossarlo con un referendum finanziario obbligatorio è a dir poco deleterio».
Lugano attonita
Anche la Città di Lugano osserva come spettatrice molto interessata la vicenda. «Sono attonito», dice il sindaco Michele Foletti. «In questo modo si rischia di buttare via anni di procedure e investimenti senza sapere come sarà il futuro. Se si vuole diminuire il traffico a Lugano, il tram-treno è indispensabile. Chiedere una pausa o il referendum significa decretare la fine di quest’opera. Chi lo fa è perché vuole boicottare o evitare la realizzazione di questo progetto». A fargli eco, il collega di Esecutivo Filippo Lombardi: «Il Consiglio di Amministrazione (CdA) delle FLP non ha chiesto alcun rinvio. Mi dispiace che qualcuno, per un calcolo politico, stia mettendo a rischio il tram-treno».
«Non è dimostrato il problema»
I dubbi sulla reale capacità del tram-treno nelle ore di punta (ci arriviamo) sono solo gli ultimi di un percorso accidentato ma finora di successo. Il tram-treno ha probabilmente imboccato il binario giusto nel 2020, con la seconda pubblicazione del progetto ferroviario, in seguito alla quale - e per evadere la stragrande maggioranza delle oltre cento opposizioni - sono state introdotte delle migliorie all’opera. Le stesse migliorie responsabili di buona parte dell’aumento dei costi progettuali emerso la scorsa primavera e oggetto dell’imminente voto in Gran Consiglio. È per questo che, anziché di sorpasso di spesa, c’è chi preferisce parlare di affinamento progettuale. Sia come sia, tutto ciò ha portato all’approvazione dei piani da parte dell’Ufficio federale dei trasporti (UFT) nel 2023, un altro anno fondamentale per l’opera. È anche quello, infatti, in cui lo stesso UFT, dopo un audit, ha tolto la committenza dell’opera al Cantone, il quale l’ha assegnata alla neonata RTTL SA, società che negli anni seguenti si è occupata specialmente degli appalti - altro tema spinoso in passato, che ha causato diversi ritardi - «spezzettandoli» e riuscendo ad assegnarli con successo. È in quest’ambito che è stato fatto l’aggiornamento dell’investimento necessario a realizzare l’opera, approvato da Berna e suggellato da una specifica convenzione tra le parti, sottoscritta alcuni mesi fa.
Tutto ciò aveva fatto sembrare l’imminente voto in Gran Consiglio una formalità («la metropolitana del Luganese ha imboccato il binario giusto», titolavamo in settembre), ma poi è emersa a mezzo stampa quella che il DT definisce «una segnalazione» da parte delle Ferrovie Luganesi SA (FLP) riguardo a possibili problemi di capienza del tram-treno dato il forte aumento dei passeggeri.
Ed è proprio su questo punto che si è concentrata l’audizione oggi in Gestione, con le rassicurazioni di Zali, Gobbi e Colombi racchiuse in una presentazione poi pubblicata sul sito del Cantone, a mo’ di allegato al messaggio sull’aggiornamento del credito. In questo documento, intitolato «Dimensionamento veicoli RTTL» il DT conclude che «la riserva in ora di punta con aumento dell’offerta» si situa tra il 20 e l’80% e che al momento «non c’è la dimostrazione di un problema (necessaria prima di cercare la soluzione)». Le FLP, si legge infatti, «hanno segnalato casi singoli di carico molto elevato» ma «non hanno svolto un’analisi completa e seria della domanda e della distribuzione delle singole corse». A mo’ di esempio nel documento si sottolinea come il problema di capacità riscontrato nella corsa delle 7.24 non riguardasse né quella precedente delle 7.09, né quella successiva delle 7.39, dove addirittura i passeggeri erano meno della metà. Cosa che ha portato il DT a concludere che, ancor prima di pensare a un aumento della frequenza e a modifiche di progetto (comunque impossibili prima dei prossimi quattro anni in quanto dovrebbe confluire in un Programma d’agglomerato di sesta generazione), si può lavorare sulla distribuzione dell’utenza. Per esempio lavorando sull’inizio degli orari scolastici per le scuole medie, le scuole fuori regione e il futuro Liceo 3 di Agno al fine di gestire al meglio gli scolari che usano i mezzi pubblici. Parimenti si può lavorare su una diversificazione degli orari del bus o sulle scelte dei cosiddetti «utenti flessibili». Informazioni che hanno rassicurato la maggior parte dei commissari in Gestione.




