Immagini e voci d'integrazione al LiLu 1

LUGANO - «Perché questi ragazzi mettono volontariamente a nostra disposizione il loro tempo libero?» È la domanda che si pongono i giovani migranti che iniziano a frequentare la scuola di lingua italiana Penny Wirton al Liceo di Lugano 1. Un gesto d'accoglienza che rappresenta un dono importantissimo per persone provenienti da Afghanistan, Eritrea, Etiopia, Sri Lanka e Siria con alle spalle storie di abbandono e ricerca identitaria. Basata su un metodo di insegnamento «a tu per tu», la scuola Penny Wirton è nata nel 2008 da una costola della comunità italiana «La Città dei ragazzi» grazie all'elaborazione di Eraldo Affinati e sua moglie Anna Luce Lenzi. Nel 2017 la Penny Wirton è arrivata al Liceo Lugano 1, dove quest'anno è partito il secondo ciclo di lezioni. Voluta dalla direttrice Valeria Doratiotto Prinsi, il modello ticinese della scuola affianca un allievo del liceo a un suo coetaneo migrante.
L'esperienza dirompente di apprendimento della Penny Wirton è diventata un documentario grazie allo stimolo della fondazione Azione Posti Liberi. Dietro la macchina da presa il ventiduenne Mattia Monticelli, studente del Conservatorio internazionale di scienze audiovisive (CISA), che ha seguito in punta di piedi i ragazzi durante le lezioni raccontando il mondo dell'interculturalità attraverso le voci dei protagonisti. Il risultato è racchiuso in ventidue minuti intitolati «Scuola Penny Wirton - Imparare per condividere, condividere per imparare». «Qualche difficoltà – racconta Mattia Monticelli - l'ho incontrata inizialmente nell'approccio ai migranti: la maggior parte di loro è minorenne e ha affrontato un percorso duro per arrivare fino a qui. In tanti hanno paura dei media e delle telecamere, quindi ho dovuto prendermi il tempo per instaurare un rapporto con loro e fargli prendere dimestichezza con la camera». Anche perché il lavoro di Monticelli, che per girare il documentario ha seguito per cinque settimane le lezioni di italiano che si tenevano il mercoledì, si è concentrato molto «sui primi piani, gli sguardi, le labbra». Dettagli intimi catturati in uno spazio protetto quale è l'aula della Penny Wirton al Liceo 1. Alla fine, la paura di non venir accettato dai migranti è stata superata: «Tra noi si è creato un rapporto vero e l'essere riuscito a integrarmi nel loro mondo è stata l'emozione più grande», conclude il giovane regista.
Proiezione e discussione
Il documentario verrà presentato in anteprima mercoledì prossimo, 10 ottobre, alle 16 al cinema Corso di Lugano nell'ambito del Film Festival Diritti Umani di Lugano. Alla proiezione seguirà uno spazio di approfondimento.