Indipendente e sperimentale: Locarno è il suo cinema

Ridare al cinema «il posto che gli spetta», la sua «rilevanza», mettendo nello stesso momento in discussione «il tipo di comunità che siamo diventati. Il cinema, nel XX secolo, occupava una posizione importante: mi piace pensare che con il nostro festival continuiamo a difendere un’idea di mondo in cui il grande schermo sia un elemento cardine».
Di ritorno da Zurigo, dove in mattinata, nelle sale della Luma Westbau ha presentato - assieme ai vertici della manifestazione - la 78. edizione del Locarno Film Festival (6-16 agosto), il direttore artistico Giona A. Nazzaro riflette a voce alta con il Corriere del Ticino sull’ormai prossima rassegna, la quinta affidata alla sua conduzione. E si dice «molto orgoglioso» del programma, «vario, ricco, non privo di sorprese».
Un programma nel quale spiccano, tra i molti, anche titoli politici come, ad esempio, With Hasan in Gaza, del palestinese Kamal Aljafari, un viaggio dal nord al sud della Striscia che, spiega lo stesso regista, «diventa una riflessione cinematografica sulla memoria, la perdita e il passare del tempo, catturando una Gaza del passato e vite che potrebbero non essere mai più ritrovate».
Il cinema di Locarno, ha scritto lo stesso Nazzaro nella breve introduzione allegata alla cartella stampa diffusa oggi, «se da un lato non allontana lo sguardo dal reale, dall’altro esplora le forme ancora possibili dell’immagine senza dimenticare di sorridere delle assurdità delle nostre vite. Un cinema che gioca, che rischia, sogna e provoca; un cinema che testardamente resta nel mondo. In avanti, al fianco di tutti gli esseri umani».
Ecco, allora, spiegati i ritorni in concorso sulle rive del Verbano del britannico Ben Rivers o del romeno Radu Jude. Il primo, esponente tra i più apprezzati dello sperimentalismo, presenta Mare’s Nest, storia di Moon, una ragazza che viaggia attraverso un mondo misterioso privo di adulti - «Una volta che ho avuto Moon nella mia mente, l’immagine del film è diventata più chiara ed è diventato una sorta di road movie del prossimo futuro, un mondo che ha un senso di incertezza e disturbo, ma anche di possibilità e gioia», ha detto Rivers a Variety.
Il secondo ha invece finito da poco la sua versione di Dracula, interamente girata con un iPhone15. Un’opera lunga quasi tre ore, «molto diversa dagli altri film su Dracula: un lavoro sia storico sia metaforico, la cui fonte di ispirazione è stato Boccaccio con il suo Decamerone, ovvero il piacere di narrare», ha detto Jude in una recente intervista.
Contenitore di emozioni
«Pensiero indipendente e cinema sperimentale» restano, per la manifestazione ticinese, punti cardine. Pietre angolari, così come ribadito dalla presidente del Festival, Maja Hoffmann, nel testo che introduce il programma della 78. edizione.
Hoffmann definisce Locarno un «ecosistema unico», caratterizzato da «credibilità e rigore artistico». Una rassegna cui tutti riconoscono la capacità di «accogliere un cinema che sfida e ridefinisce il concetto stesso di storytelling e la nostra comprensione del mondo».
D’altronde, dice ancora la presidente del Festival, «l’immediatezza e la capacità del medium filmico di combinare immagine, suono, tempo e movimento gli consentono di trascendere barriere linguistiche, geografiche e culturali, permettendo al pubblico non solo di sentire in modo profondo, ma anche di pensare in modo critico. Il Festival onora questa forza sostenendo opere che non si limitano ad assecondare cliché e aspettative commerciali e invitando gli spettatori in uno spazio di scoperta dove il potenziale emotivo e intellettuale del film viene preso seriamente, dove le domande contano più delle risposte e dove il pubblico merita rispetto non perché consuma, ma perché partecipa».
Rispetto ad altri grandi appuntamenti, Locarno mantiene in effetti una capacità quasi unica di coinvolgimento, che nemmeno la presenza di star internazionali riesce mai a mettere in ombra. Questo accade ed è possibile - come sanno tutti coloro i quali almeno una volta hanno frequentato il Festival - anche grazie alla piazza Grande, un autentico contenitore di uomini, donne ed emozioni. Una piazza che accoglierà,, con il consueto calore, i premiati speciali di questa edizione: l’attrice britannica, due volte premio Oscar, Emma Thompson (Leopard Club Award); l’attore e regista di Hong Kong Jackie Chan (Pardo alla carriera); e l’attrice newyorkese Lucy Liu, una delle Charlie’s Angel della serie diretta da McG (Career Achievement Award).
Un capolavoro in piazza
Tra le opere più attese dai 7 mila di piazza Grande ci sarà sicuramente la versione rimasterizzata di Shining, uno dei capolavori assoluti del cinema mondiale, il film - interpretato da Jack Nicholson, Shelley Duvall e Danny Lloyd - che Stanley Kubrik trasse nel 1980 dall’omonimo romanzo di Stephen King. Ma anche il musical drammatico Kiss of the spider woman (Il bacio della donna ragno), diretto da Bill Condon e basato sul musical teatrale di Terrence McNally, John Kander e Fred Ebb. Gli appassionati ricorderanno sicuramente il primo adattamento cinematografico del romanzo di Manuel Puig, girato da Héctor Babenco a San Paolo del Brasile tra l’ottobre 1983 e il marzo 1984. Qui siamo di fronte a qualcosa di molto diverso, così come distanti sono le protagoniste: quella di allora, Sonia Braga, e quella di adesso, Jennifer Lopez.
I numeri della rassegna
Per il Festival è un «momento molto positivo, di grande coesione interna - ha detto al Corriere del Ticino, a margine della conferenza stampa, il CEO di Locarno, Raphaël Brunschwig - anche sul piano finanziario siamo in una situazione in cui è possibile affermare che il progetto funziona. Possiamo arrivare alle cifre nere, incognite permettendo, ovviamente. Abbiamo un supporto ampio dei nostri partner e questo ci permette di affrontare la sfida in modo sereno, presentando al pubblico un programma forte, ospiti importanti, attività collaterali arricchenti».
Qualche numero, diffuso sempre oggi, aiuta a capire la dimensione raggiunta dal Locarno Film Festival: 221 le pellicole in cartellone, con 99 prime mondiali e 15 opere prime; 6.373 i film giunti sul tavolo della commissione di selezione da quasi 140 Paesi, oltre il 10% in più rispetto al 2024; 28 i film svizzeri in programma, segnale evidente della vitalità della cinematografia elvetica.
«Qual è lo spazio del cinema quando la proliferazione delle immagini è inarrestabile e continua? Qual è la differenza - qualitativa, etica, politica - fra un’immagine e un’immagine del cinema? Dove si interrompe il flusso indistinto delle immagini e dove inizia la possibilità di individuare, nuovamente, le cose del mondo», si chiede Giona A. Nazzaro nella sua introduzione al programma del Festival. La risposta non è scontata. «In fondo, senza dimenticare mai Roberto Rossellini, si lavora per l’umanità - dice il direttore artistico di Locarno - Si riconquista il mondo (e forse la pace) un film alla volta. Il cinema è un’arte popolare, soprattutto nelle sue forme più avanguardistiche». Ed è «la ricerca di verificare le possibilità di un altro mondo possibile».