Infermieri indipendenti, «intervenga la politica»

Riflettori accesi su una problematica che «dovrà essere affrontata a livello politico». È quella relativa «all’aumento incontrollato del numero degli infermieri che lasciano il proprio impiego per intraprendere un’attività quali infermieri indipendenti a domicilio». La Commissione della gestione dell’Associazione locarnese e valmaggese di assistenza e cura a domicilio (ALVAD) non nasconde la propria preoccupazione in vista dell’assemblea in agenda martedì 14 novembre alle 18.45 nella Sala dei congressi di Muralto. Sul tema come giornale abbiamo posto l’attenzione negli scorsi giorni (cfr. le edizioni del 20 e 21 ottobre) riferendo delle inquietudini degli operatori pubblici e privati riguardo ad un fenomeno che, in Ticino, negli ultimi anni è esploso.
La lettera a De Rosa
Sull’argomento dei costi delle cure a domicilio i Comuni polo (compreso Locarno) hanno anche scritto al direttore del Dipartimento della sanità e della socialità Raffaele De Rosa. Ora è la Gestione dello Spitex della nostra regione a chiedere «alle autorità preposte di voler mettere in atto delle misure confacenti per il controllo di questa categoria professionale». Gli infermieri indipendenti, secondo coloro che operano nel settore a Sud delle Alpi, sarebbero triplicati negli ultimi anni. Ciò si ripercuote a livello di ore fatturate a carico della LAMal. Nella fattispecie, per quanto riguarda l’ALVAD, sulla base di quanto emerso durante l’assemblea dello scorso 16 maggio, gli infermieri indipendenti fanno per il 45% prestazioni di cure di base a fronte di un 18% dell’associazione.
«Costo globale più alto»
«Questo deve far riflettere nell’ottica dei costi e della scarsità di personale qualificato (...). Facciamo meno della metà delle ore LAMal per caso, rispetto agli Spitex privati, pur avendo una casistica più complessa. Ne consegue un costo globale molto più alto per gli Spitex privati», si era osservato cinque mesi fa. Una «crescita fuori controllo», quella dei servizi privati e degli infermieri che si mettono in proprio, che non soltanto crea malumore ma che oltretutto rende difficile la quantificazione del fabbisogno. Il tema, l’avete capito, è di quelli che fanno discutere. Non esclusivamente in seno all’ALVAD, ma altresì nella Conferenza dei Servizi di assistenza e cura a domicilio di interesse pubblico del nostro cantone nell’ambito della riforma «Ticino 2020». L’attenzione, insomma, rimane alta.
La manovra che non piace
Le misure di risparmio prospettate dal Governo nell’ambito della manovra di rientro fanno storcere il naso anche in seno alla Gestione dell’Associazione locarnese e valmaggese di assistenza e cura a domicilio (ALVAD). I commissari hanno invitato il comitato (capeggiato dal sindaco di Muralto Stefano Gilardi) a «voler mettere in atto tutte le procedure esistenti alfine di esprimere il proprio malcontento all’indirizzo del Consiglio di Stato in merito ai prospettati tagli di sussidio all’indirizzo delle organizzazioni di aiuto domiciliare di interesse pubblico».
L’affitto e la sede «con lacune»
Nel suo rapporto la Gestione (relatore Silvano Beretta) rileva che «per compensare gli aumenti dei servizi privati e degli enti di appoggio si va, come già per l’anno in corso, a prelevare le riserve» dei Servizi di assistenza e cura a domicilio di interesse pubblico (SACD) che appartengono ai Comuni. La richiesta al Comitato è quella di coinvolgere tutti i SACD del cantone - attraverso la relativa Conferenza - con lo scopo di fare «fronte unico nella contestazione» riguardo ai provvedimenti prospettati. I commissari, infine, non ritengono «pienamente giustificato» l’aumento dell’affitto, da parte della Città di Locarno, della sede dell’ALVAD in via alla Morettina, in quanto «presenta diverse lacune a livello di abitabilità».