Lugano

La Città ribadisce di volersi tenere stretto il suo scalo

Durante la presentazione del nuovo ufficio operativo di riferimento, il municipale Filippo Lombardi ha confermato nuovamente la volontà di passare a una gestione permanente – Scritta nero su bianco l’intenzione di ospitare voli di linea, «come a medio termine con la Romandia»
Prima, questo ufficio strategico era situato fuori dal terminal dello scalo. © CdT/Gabriele Putzu
Valentina Coda
07.08.2025 18:10

L’anno scorso la volontà della Città era passata un po’ in sordina perché nascosta tra le 245 pagine del Piano direttore comunale. Ma oggi, in occasione della presentazione del nuovo «Ufficio C» dell’aeroporto di Lugano, ovvero il punto di riferimento operativo per l’aviazione generale, è stato ribadito a chiare lettere: Lugano vuole passare a una gestione permanente dello scalo di Agno e aprire le porte a una collaborazione pubblico-privata per quanto riguarda gli investimenti. I privati dovranno poi partecipare a una gara d’appalto, quindi ad una sorta di evoluzione di quella che cinque anni fa fu la call of interest. Tutto, ovviamente, previo consenso del Legislativo (il messaggio municipale è ancora in allestimento). E questo perché la Città ha dimostrato, dopo aver ripreso la gestione aeroportuale a seguito del fallimento nel 2020 della Lugano Airport SA, di saperselo tenere stretto senza accusare perdite ma registrando solo utili, pari a 2 milioni di franchi (vero è, però, che nel frattempo non sono stati fatti grossi investimenti), senza contare che l’indotto diretto o indiretto dello scalo è valutato in 100 milioni annui. E in futuro, il Ticino e la Romandia potrebbero essere più vicini.

Meno voli, meno rumore

Parole, queste, del municipale responsabile dell’aeroporto, Filippo Lombardi, che davanti alla stampa, alla direzione dello scalo e ai municipali di Agno, Bioggio e Muzzano ha ribadito le tre priorità strategiche in dirittura d’arrivo: la nuova scheda PSIA, sostanzialmente il documento che traccia lo sviluppo futuro dell’aeroporto;il nuovo sistema di avvicinamento satellitare; e, infine, il rinnovo della concessione federale che scade nel 2026. A proposito di scheda PSIA, un dato che farà probabilmente tirare un sospiro di sollievo agli abitanti che confinano con lo scalo, è che «avendo previsto una leggera diminuzione del tetto dei voli, ovvero da 38 mila a 35 mila, l’impatto fonico diminuirà del 42%, a beneficio della qualità dei residenti».

Quelle (giuste) indicazioni

Non solo la Città crede nelle potenzialità dell’aeroporto. Anche l’imprenditore luganese Dario Kessel ha più volte puntato i riflettori sullo scalo tanto da redarre, nel 2014, uno studio con suggerimenti per il suo risanamento (negli anni ha anche allestito un progetto per realizzare un complesso alberghiero vicino allo scalo, ma contro l’ultima domanda di costruzione si è opposta proprio la Città, vedi CdT dello scorso 20 febbraio). Poche settimane fa, il Municipio ha inviato una missiva all’imprenditore in cui, sostanzialmente, ammette che «parte delle sue (di Kessel, ndr) indicazione del 2014 si sono nel frattempo avverate». Come la riduzione dell’utenza dell’aviazione di linea verso Kloten, «che ha infine portato alla sua chiusura e al parallelo adattamento del numero di collaboratori dell’aeroporto». Ma non è tutto, parlando di gestione dello scalo, la Città evidenzia che bisogna «considerare anche il mantenimento delle capacità di ospitare in futuro dei collegamenti di linea, come potrebbe essere a medio termine quello del nostro cantone con la regione svizzera meno raggiungibile via terrestre: la Romandia». Una possibile riattivazione del collegamento con Ginevra era stata avanzata in un’iniziativa parlamentare presentata pochi mesi fa dal consigliere agli Stati Fabio Regazzi (Centro) e sottoscritta da dieci cofirmatari, in cui si chiede di dare al Consiglio federale la possibilità di concedere delle deroghe, limitate nel tempo, al divieto di cabotaggio. Questo nel caso in cui non vi fossero compagnie svizzere interessate a coprire una determinata tratta e non vi fossero alternative di trasporto equivalenti. Insomma, un assist per Lugano.

Nuvole nere su Palazzo federale

«La discussione con il Parlamento occuperà molti mesi sanguinosi a Palazzo federale». Il riferimento di Lombardi è alle misure di risparmio di cui si sta dibattendo (e bisticciando) a Berna e in cui rientra, tra le altre misure, anche il taglio dei contributi federali a otto aeroporti regionali svizzeri. Scalo di Lugano-Agno compreso, che in quest’ottica perderebbe circa 5 milioni e mezzo di franchi annui, destinati in gran parte a garantire la sicurezza tramite Skyguide, ovvero il controllo aereo. Intanto, le associazioni economiche e del turismo si sono già opposte alla proposta contenuta nelle misure di sgravio del bilancio 2027, chiedendo che venga tutelata una componente essenziale dell’infrastruttura e dello sviluppo regionale. 

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