Giustizia

La droga e quel legame con il blitz a Pregassona

Condannato a quattro anni e mezzo di carcere un uomo del Luganese accusato di aver trasportato più di cinque chilogrammi di cocaina – E spunta un collegamento con una delle presunte figure chiave dell’indagine con al centro un giro di una decina di chili di stupefacente
© CdT/Chiara Zocchetti
Nico Nonella
13.11.2025 12:05

È un filo tutt’altro che sottile quello che lega l’arresto, lo scorso 18 febbraio, di un 49.enne del Luganese, con la maxi-operazione di Polizia scattata quattro giorni dopo in una villa a Pregassona. C’è infatti un collegamento tra l’uomo, a processo ieri davanti alla Corte delle Assise criminali presieduta dal giudice Paolo Bordoli, e una delle persone arrestate nella villa presa in affitto, dove gli inquirenti hanno rinvenuto armi da fuoco e circa tre chilogrammi di cocaina. Quest’ultimo è ritenuto dagli inquirenti una figura centrale dell’ingente traffico di stupefacenti (l’inchiesta, ad oggi, ha ricostruito un giro di dieci chilogrammi e vanta una trentina di indagati) ed è per conto suo che l’imputato ha venduto almeno 200 grammi di cocaina. Ed è a lui che ha consegnato 20 mila franchi, provenente dello spaccio.

Il 49.enne, reo confesso, era accusato dal procuratore pubblico Simone Barca (che coordina anche l’inchiesta del traffico con base a Pregassona) di infrazione aggravata alla Legge federale sugli stupefacenti per aver spacciato e importato dall’Italia circa 4,4 chili di cocaina, così come di riciclaggio di denaro. In sostanza l’uomo, tra il febbraio del 2024 e lo stesso mese del 2025 ha effettuato undici viaggi dall’Italia (ciascuno con mezzo chilo di cocaina), prendendo in consegna e consegnando lo stupefacente a nomi noti della cronaca giudiziaria ticinese, soprattutto cittadini albanesi.

Il «cavallino»

Tra questi, ad esempio (e solo per citare il caso più recente), vi è un 28.enne «cavallino» albanese condannato lo scorso 29 luglio sempre da una Corte delle assise criminali presieduta da Bordoli per aver detenuto e alienato oltre 3 chili di cocaina in appena due mesi, dal 15 settembre al 20 novembre 2024, giorno in cui era stato arrestato in flagranza di reato con quasi 1.900 grammi di cocaina detenuti nella stanza dove alloggiava in un quartiere di Lugano (chi lo ospitava, un 57.enne ticinese, è stato processato e condannato il giorno dopo alle Assise correzionali a 2 anni sospesi). Il 28.enne era stato condannato a 4 anni e mezzo di carcere, la stessa pena inflitta ieri al 49.enne ticinese, apparso visibilmente commosso e pentito per quanto fatto.

Sincero pentimento

L’uomo ha ampiamente collaborato alle indagini e accusa e difesa, rappresentata dall’avvocata Elisa Lurati, hanno trovato un accordo sulla pena. Durante il processo al «cavallino», per esempio, il 49.enne era stato sentito in veste di persona informata sui fatti, in quanto aveva prelevato in auto a fine agosto il 28.enne all’aeroporto di Milano Malpensa e lo aveva portato a Lugano. «Ho fornito cocaina all’imputato facendo sette viaggi tra Italia e Svizzera – aveva dichiarato allora in aula –. Durante due di questi sette viaggi l’imputato era presente facendo la staffetta con il proprio veicolo, mentre ero da solo durante gli altri cinque, ma gli ho consegnato la droga brevi mano in un sacchetto una volta arrivato a Lugano». Come rimarcato da Barca, il 49.enne ha ammesso viaggi e quantitativi che sarebbero stati difficili da accertare con esattezza. Di qui dunque il riconoscimento della collaborazione e del sincero pentimento.

«Deve essere chiaro che la collaborazione può pagare», ha infatti sottolineato Bordoli durante la lettura della sentenza. Con questo agire, l’imputato «ha facilitato il lavoro degli inquirenti e della Corte, ma – lo ha ammonito – i fatti che le sono imputati sono gravi e se pensa di aver fatto una furbata accettando questa pena senza cambiare vita, la rivedremo qui. E nessuno le darà più credito».

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