La Lega in coro: «Il cambiamento è un’opportunità»

Ci ha messo un po’ il presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi, ma poi è arrivato dritto al punto. Al tema più atteso del giorno, quello dell’annunciato arrocco in Governo con il collega Claudio Zali. Nel suo discorso davanti al terzo potere dello Stato per l’inaugurazione dell’anno giudiziario, Gobbi – questa mattina al Palazzo dei congressi di Lugano – è infatti partito parlando di pace, sicurezza, della Giustizia e del valore delle istituzioni. Ha poi trattato le vicende avvenute al Tribunale penale cantonale per poi pian piano giungere alla riforma Justitia 4.0 che mira a digitalizzare la Giustizia in Svizzera. Ed è proprio parlando di riforme che Gobbi ha fatto entrare l’elefante nella stanza. «Le riforme, piccole o grandi, sono necessarie, ma per essere efficaci devono nascere dal dialogo». E ancora: «I cambiamenti fanno parte del naturale fluire del tempo». Ma di fronte alle riforme – ha sottolineato il presidente del Governo – «emerge il nostro lato umano, istintivamente restio ai cambiamenti. Ho visto tante volte questo meccanismo all’opera: tutti chiedono il cambiamento, ma quando bussa alla porta ci irrigidiamo. Temiamo di perdere le nostre certezze. È umano». Ma, ha aggiunto, in questo contesto occorre «unire prudenza e umiltà alla necessità di coltivare il realismo politico». Ed per questo motivo «che con il collega Zali abbiamo comunicato la nostra intenzione di scambiarci dipartimenti. Dopo 14 anni per me e 12 anni per lui, occorre aprirsi a nuove sfide» poiché «questo cantone ha bisogno di stimoli diversi». E perché «restare troppo a lungo nella propria comfort zone rischia di spegnere l’energia». E quindi, ha chiosato Gobbi, «sono convinto che il cambiamento non sia una minaccia, bensì un’opportunità per affrontare le sfide. Sento, oggi più che mai, che è il momento di aprire una nuova pagina».
Poco dopo, proprio su invito di Gobbi, sul palco è salito l’altro protagonista, l’attuale direttore del Territorio Claudio Zali. Che con il suo stile comunicativo, ben più asciutto del collega, ha brevemente parlato alla platea. «Mai avrei pensato in vita mia di salire su questo palco per tenere un’allocuzione. Di solito ero lì (ndr. in platea) ad ascoltare». Da alcuni mesi, ha quindi spiegato Zali, «covava questa idea di cambiamento. E abbiamo ritenuto giusto e rispettoso annunciarlo in prossimità dell’apertura dell’anno giudiziario». Fatta questa premessa, anche Zali è poi andato dritto al punto, lasciando intravvedere il primo cantiere che intende affrontare se dovesse diventare direttore delle Istituzioni. «Non ho tutta la fiducia che ha il mio collega nel dialogo tra i poteri istituzionali. Ma mi pongo come persona che vuole dialogare con il terzo potere dello Stato. Come persona che ha vissuto dall’interno la necessità di cambiamenti e riforme, la prima delle quali è la spoliticizzazione del processo di nomina dei magistrati. Nel tempo che rimane della legislatura mi impegno a redigere un messaggio in questa direzione e sottoporlo al Parlamento. Che poi quest’ultimo lo approvi è tutto un altro discorso. Ma almeno avrò la coscienza a posto, avrò fatto il lavoro che andava fatto, nell’interesse del Paese e della Giustizia. E forse tra un anno potrò fare qui un discorso un po’ più lungo e magari fare un primo bilancio. Sono felice di poter tornare a casa e lavorare con voi nei mesi a venire».
Il motivo dietro la scelta
Da noi raggiunto al termine dei discorsi ufficiali, Zali ha meglio spiegato i contorni che l’hanno portato a convenire sulla necessità di un arrocco tra dipartimenti. «Ho avvertito un malessere, nell’ultimo anno, nel vedere vicissitudini della Giustizia che mi sono sembrate fuori controllo. Troppe persone ci hanno messo il naso. Mi ha fatto tristezza quanto visto proprio al Tribunale penale cantonale, dove ho lavorato tanti anni». Quindi, «la possibilità di poter fare proposte in questo settore che mi è caro mi è sembrato un motivo sufficiente per effettuare questa operazione».
A spoliticizzare il sistema di nomina c’hanno provato in molti. E appare oggi un’impresa quasi impossibile. Come intende raggiungere l’obiettivo? «È presto per entrare nei dettagli», ha risposto. «Ho vissuto in prima persona il primo tentativo di spoliticizzare il sistema, con l’arrivo della nuova Costituzione cantonale. John Noseda allora ci spiegò che era un grande passo avanti per i magistrati sottrarsi alla votazione popolare e ritrovarsi con la votazione del Gran Consiglio. Nel tempo ciò si è rilevato vero unicamente nei rinnovi globali delle cariche. Ma per i singoli avvicendamenti, nella mia personale opinione, ciò non ha funzionato. E quindi occorre una maggiore oggettività e riduzione del margine di apprezzamento sui candidati. Poiché c’è una tensione costante tra il desiderio di metterci le mani (ndr. con le quote partitiche) e l’esigenza di nominare la persona migliore». Detto ciò, Zali stesso è stato prudente sull’esito della sua proposta. «Io porterò una soluzione, ma visto che coloro a cui vorrei ridurre l’autonomia (ndr. il Parlamento) sono anche coloro che dovranno approvare la legge, o si passerà dal popolo, o altrimenti sarà difficile che qualcuno decida di ridursi l’autonomia».
Resta poi il discorso legato a una sua eventuale ricandidatura alle elezioni cantonali 2027. Zali, infatti, non ha ancora ufficialmente sciolto le riserve su questo fronte. Ma, per molti, l’annuncio dell’arrocco ha rappresentato un primo passo in questa direzione, che inevitabilmente porterebbe alla fine dell’alleanza con l’UDC. «Non si tratta di un annuncio di candidatura», ha risposto il consigliere di Stato, «ma è chiaro che le due cose in qualche modo si legheranno». Zali concede infatti che la previsione di una sua ricandidatura si può ritenere «ragionevole», ma «se così sarà dipende anche da altri fattori». Detto altrimenti: «Del doman non vi è certezza. Accontentiamoci dell’oggi».
Le risposte di Piccaluga
Nel frattempo, sempre poco dopo la fine dei discorsi ufficiali, è arrivato anche il comunicato stampa della Lega dei ticinesi, che domenica non aveva commentato quanto apparso su il Mattino della domenica. Un comunicato per ribadire che «questo importante cambiamento, fortemente voluto e sostenuto dalla Lega dei ticinesi, rappresenta una tappa significativa nel percorso di rinnovamento già intrapreso internamente alla Lega e ora concretamente riflesso nell’azione di governo a beneficio del Ticino e dei ticinesi». Per il movimento di via Monte Boglia, infatti, «la rotazione tra i dipartimenti mira a favorire il confronto costruttivo, facilitare nuove soluzioni e stimolare ulteriormente il lavoro dei collaboratori, diffondendo competenze trasversali e consentendo lo sviluppo di nuovi approcci, in linea con una nuova filosofia gestionale e amministrativa che si vuole più snella e veloce». In tal senso, la Lega ha pure sottolineato la scelta strategica di poter dare le Istituzioni a Claudio Zali che, «forte della sua esperienza professionale come ex magistrato, assumerà rapidamente il controllo di dossier cruciali come quelli relativi alla Giustizia». E, di riflesso, di dare il DT a Norman Gobbi, il quale, «da sempre profondamente legato al territorio, apporterà al Dipartimento un approccio innovativo, costruttivo e determinato, ideale per affrontare con efficacia le attuali e future sfide territoriali».
Da noi contattato, il coordinatore del movimento, Daniele Piccaluga, ha respinto con forza le critiche giunte alla Lega. In primis quelle relative alle modalità comunicative: «Frettolosi? Non mi risulta. Il domenicale, tramite un’intuizione del mago Otelma, ha lanciato una previsione che oggi ha trovato conferma direttamente dai due ministri leghisti. Di decisioni formali non ne sono state ancora prese, e infatti quanto esposto domenica era una previsione, e quanto comunicato da Zali e Gobbi è un’intenzione che dovrà essere avallata durante una delle prossime riunioni di Governo». Piccaluga, infine, ha quindi sottolineato quanto le critiche giunte in queste ore siano state fatte per partito preso: «Se non facciamo niente siamo accusati di immobilismo. Se facciamo qualcosa siamo tacciati di essere cadregari. Pertanto, notiamo che qualsiasi mossa della Lega viene sempre criticata a prescindere». Ma – chiosa Piccaluga – «qui stiamo parlando di due consiglieri di Stato che procederanno a un arrocco per il bene dei ticinesi, dopo che per anni la Lega è stata accusata di immobilismo. Non è affatto esibizione circense, ma una presa di coscienza per il bene del Ticino e di tutti i ticinesi».