La mania dei Labubu, forse, ci è sfuggita di mano

Il contrasto è evidente. Mamme dall'aria sempre più stanca, e bambini in visibilio che scalpitano, un po' per la gioia un po' per il nervosismo. Ce n'è uno di quattro anni che ripete «bubu», «bubu», troppo piccolo per pronunciare il nome corretto per quanto bambinesco: La-bu-bu.
La mania dei piccoli animaletti è arrivata anche a Lugano e, dopo l'annuncio della vendita alla Manor di piazza Dante diffuso «last-minute» quattro giorni fa (come da prassi, per creare l'effetto sorpresa), c'era da aspettarsi anche le code e le scene da frenesia consumistica: quelle che una volta si vedevano al Black Friday.
E difatti, la coda c'è stata. Fin dalle 4 di mattina, per accaparrarsi una versione in particolare di Labubu che però, a quanto ci risulta, era già sold-out attorno alle 9:30 del mattino. I bambini, insomma, dovranno accontentarsi di altre versioni dell'iconico peluche mostricciatolo.
Tra le persone in fila ci sono, come detto, soprattutto mamme. Ticinesi, ma non solo. Tra di loro, qualcuna parla inglese. C'è chi ha interrotto il relax delle vacanze per mettersi in coda alla Manor nelle prime ore del mattino, per realizzare il desiderio del proprio figlio. Incantato dai Labubu conosciuti sui social.
La situazione – coda a parte– è sotto controllo. In Piazza Dante, gli addetti alla sicurezza stanno aiutando le persone a mettersi in fila, mentre il personale della Manor, con tanto di pettorine gialle, risponde alle domande dei curiosi che si chiedono che cosa stia succedendo. Ma è solo la Labubu mania.
Cosa sono i labubu
Creati nel 2015 dall’artista e disegnatore Kasing Lung, come personaggio secondario nella serie di favole per bambini The Monsters, i Labubu sono poi stati acquistati dal colosso cinese Pop Mart nel 2019, che ha iniziato a produrne una versione fisica e collezionabile. Venduti in scatole tutte uguali, sono diventati in poco tempo il nuovo «capriccio» di adulti e bambini che sono alla ricerca dell’ultimo esemplare. Una strategia di vendita efficace che fa leva sull’effetto sorpresa e la nostalgia degli anni Duemila, quando le carte Pokemon erano la tendenza del momento.