«La nostra passione non basta, così rischiamo la chiusura»

«Un vuoto che porterà alla fine di un sogno?». È l’amara domanda affidata ai social media da Priscilla Dadò, gerente del Grotto Paradiso a Castaneda, in Val Calanca. Un vuoto che preoccupa perché è quello della clientela che quest’anno manca in modo particolare e che rende difficile proseguire l’attività. È una delle tante ripercussioni della tragica alluvione che lo scorso anno ha colpito la vicina Mesolcina isolando tutta la zona durante l’estate. «Inutile girarci intorno, siamo a rischio chiusura. Le fatture vanno pagate e se non ci sono clienti, non ci sono nemmeno le entrate», ci racconta la 34.enne che gestisce la struttura. Questa per lei è la quinta stagione al Grotto Paradiso, un nome che rispecchia la bellezza del luogo circostante: il verde profondo è spezzato solo dai tantissimi fiori variopinti. «A volte mi fermo un attimo per godermi la natura e la pace di questo posto, sembra quasi di vivere in un sogno». Un sogno che però adesso si sta spegnendo.
Continuare a lottare
Tantissimi sacrifici e nessun guadagno. Oltre alla necessità di fare altri due lavori per tenersi in piedi e coprire le spese. È così che si può riassumere quest’ultimo anno al Grotto Paradiso. Eppure, Priscilla Dadò continua ad investire quotidianamente energia nella sua attività. Vuole farlo. «È la mia passione. Sono una cuoca professionista, mi piace fare questo lavoro e curarne ogni singolo aspetto. Tengo anche tantissimo a tramandare le tradizioni del territorio che rischiano di perdersi». A testimoniarlo sono le immagini che la 34.enne posta con regolarità sui canali social. Tanti i sorrisi e i piatti, «tutti preparati utilizzando solo prodotti locali», ornati di fiori eduli. E tanti anche i riscontri positivi da parte dei clienti. Ma da qualche tempo l’entusiasmo ha lasciato posto allo sconforto: «Arrivata a un certo punto incomincio a chiedermi se tutto questo abbia ancora un senso, se valga la pena continuare a lottare in queste condizioni».
Né stipendio, né vacanze
«Le persone che arrivano da noi sono sempre di meno - racconta a tal proposito - ma le spese per mantenere il locale restano le stesse. Non percepisco alcuno stipendio dalla mia attività di gerente e cuoca, non guadagno nulla. Ovviamente non posso nemmeno permettermi di assumere del personale, quindi se un giorno mi devo assentare il grotto rimarrà per forza chiuso». La giovane donna può contare solo su un aiuto saltuario da parte del compagno e su quello della madre: «Mi dà una grandissima mano ma ha più di 70 anni e non può affaticarsi troppo». In queste condizioni, ci spiega, non è nemmeno possibile pensare di concedersi delle vacanze, «devo persino rinunciare alle uscite con gli amici».
Una tragedia vissuta due volte
I problemi, come detto, sono iniziati lo scorso anno con l’alluvione di fine giugno che ha colpito la Mesolcina. Per Priscilla Dadò, valmaggese che da diversi anni abita a Lostallo, è stato un trauma vissuto due volte. «I miei genitori vivono in Bavona, nella zona più colpita dall’altro nubifragio solo una settimana dopo». Anche se il grotto non ha riportato danni materiali, il contraccolpo della tragedia non ha tardato ad arrivare. «Pure la Calanca ha risentito del disastro, c’era il rischio di frane e tutta la zona è stata chiusa per un lungo periodo. Turisti e visitatori di conseguenza non arrivavano più. Abbiamo passato un’estate dura. Speravamo di ripartire quest’anno ma non è stato così».