L'evento

La piazza festeggia la Coppa

La partita vissuta davanti al maxischermo: si comincia tiepidi, ma con la vittoria le urla di gioia e i caroselli non sono mancati
La passione dei tifosi è cresciuta nel corso della partita

Il maxischermo in Piazza Rezzonico è pronto. Sintonizzato, ovviamente, sulla partita. È domenica, 15 maggio. La domenica in cui la Coppa Svizzera torna in Ticino. Il pubblico non lo sa ancora. Ma, alla fine, dopo ventinove anni, l'ambito trofeo rientrerà nella Svizzera italiana. Gli avversari prenderanno una bella batosta: quattro a uno. L'atmosfera, alle 14, è calda. Letteralmente. Un pomeriggio decisamente estivo, quasi afoso. Un po' meno caldo e afoso è l'entusiasmo dei tifosi. Quelli più appassionati sono tutti andati a Berna. Almeno diecimila, che sostengono la squadra del cuore allo Stadio Wankdorf: «Non c’è la ressa delle grandi occasioni, ma qualche tifoso è arrivato», commenta il responsabile degli stabilimenti comunali, Fabio Schnellmann.

Non è molto importante, comunque. Anche perché con il passare dei minuti l’atmosfera cambia. Fino a diventare bollente. Il sogno parte già pochi minuti dall'inizio della partita. Ecco il primo gol, di Celar. Appena al quarto minuto. La passione infiamma il pubblico, preso dal gioco. Tutti uniti nella sofferenza sportiva, insomma. «Anche se non me ne intendo di calcio – dice Romana, una ragazza cresciuta a Lugano – per questa finale volevo esserci». Vicino a lei c'è Bruno, che si dice soddisfatto anche della bella giornata. «Sono fiducioso del fatto che il Lugano oggi vincerà», dice. Seduto di fronte a lui, dal tavolo per le consumazioni, c'è Matteo. «Di solito non mi interessano né il calcio né i risultati. Ma oggi mi sono trasformato in un tifoso convintissimo. Forza Lugano, sempre!», esclama. 

«Vinciamo quattro a uno», profetizza Antonella, una signora alla quale converrebbe chiedere i numeri per l’Euromillions, che non esita a esibire la sua sciarpa bianconera. Il suo pronostico, infatti, sarà quello giusto. Bruno, un tifoso di una certa età, rievoca una finale che ha vissuto in passato. Quella del 1968. «Abitavo a Winterthur e il Lugano giocava proprio là, al vecchio Wankdorf, contro la squadra di casa. I loro tifosi erano decine di migliaia, mentre io ero praticamente l'unico del Lugano! E abbiamo vinto noi». Due a uno. Con i bianconeri che attendevano quella vittoria da trentasette anni. E questa volta? «Vinciamo! Ho messo la maglia apposta!».

Davanti allo schermo gigante, la partita ha coinvolto sempre di più i tifosi in un turbinio di emozioni, speranze e scongiuri. «È un po’ presto - dice Manuel, un giovane tifoso, dopo la rete del primo vantaggio luganese - fischierei la fine adesso». Sarebbe stato un peccato: il seguito, dopo il momentaneo pareggio del San Gallo che ha abbassato i decibel della piazza, ha entusiasmato ancora di più. Poi il recupero, verso la fine del primo tempo. Urla di gioia. «Non mi aspettavo nulla, dico la verità. Ora rimarremo qui ad accoglierli, quando arriveranno», ammette Mariella durante la pausa tra i due tempi, con un'immancabile sciarpa del Lugano attorno al collo. È una sorpresa!». Arriveranno con la Coppa? «Eh, chissà! L'emozione mi fa dire che dobbiamo aspettare fino alla fine».

Due a uno, tre a uno, quattro a uno. «Meglio di così non si poteva... – sintetizza Alex, un sostenitore che indossa una maglia del Lugano, quella con il numero quattro.– Siamo contentissimi». Proprio così. Il pubblico si immedesima nei giocatori, condividendo la gioia. Culminata in due momenti che in piazza Rezzonico hanno suscitato una certa emozione: le parole di Mattia Bottani, luganese cresciuto «a due passi dallo stadio», e la commozione dell’allenatore Mattia Croci-Torti. Sorrisi e lacrime che hanno illuminato la piazza più di quanto lo avesse già fatto il sole. Poi, in lontananza, ha cominciato a riecheggiare il rumore dei caroselli.

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