La porta aperta del DECS: De Rosa di fronte a un bivio

La porta per un eventuale arrocco con il DECS, il consigliere di Stato Raffaele De Rosa, pubblicamente, non l’ha mai chiusa. Le mire del Centro sul Dipartimento della scuola, del resto, non sono nuove; tanto che l’elezione blindata di Marina Carobbio in Consiglio di Stato ha risvegliato da tempo gli appetiti azzurri. Fuori e dentro Palazzo delle Orsoline, il tema è circolato sottotraccia, e - nelle ultime ore - le voci di un cambio di guardia alla guida del DECS si sono fatte via via più insistenti. I ben informati parlano di telefonate perlustrative, soprattutto con il mondo della scuola, ma anche con diversi consiglieri, politici e non. L’uscente direttore del Dipartimento della sanità e della socialità (DSS), insomma, ci starebbe pensando. Come detto, anche nelle sue ultime dichiarazioni pubbliche a cavallo dell’elezione, De Rosa non si è mai sbilanciato in giudizi categorici, in un senso o nell’altro. Quanto basta, insomma, per mantenere aperto un varco, possibilità peraltro contemplata anche dal regolamento e dalla legge sull’assegnazione dei Dipartimenti. Con la partenza del socialista Manuele Bertoli dal DECS, i margini tecnici per un arrocco ci sono tutti.
Che cosa dice il regolamento?
Il regolamento infatti prevede che «ogni uscente ha il diritto di continuare a dirigere il proprio Dipartimento. Nel caso di un Dipartimento vacante è invece previsto il diritto di opzione in base all’anzianità della carica, subordinatamente in base al risultato complessivo dell’elezione». In soldoni significa che chi entra per ultimo in Governo, decide per ultimo quale Dipartimento dirigere. Ed è proprio qui che potrebbe farsi strada un arrocco che consegnerebbe al Centro l’ambito Dipartimento dell’educazione. La possibilità concreta di un rimpasto nella stanza dei bottoni sarebbe sostenuta anche dalla naturale propensione della neoeletta Marina Carobbio per i temi di natura sanitaria, sia in quanto medico, sia in ragione dei contatti maturati dalla socialista durante la sua attività parlamentare a Berna, dove per anni si è occupata del dossier. Per anzianità di servizio e vocazione, dunque, la possibilità concreta di un cambiamento esiste. L’inserimento di un’unica figura nuova all’interno di un gremio governativo collaudato, inoltre, riduce, e non poco, il ventaglio delle sorprese. Il primo a scegliere per anzianità sarà il consigliere di Stato della Lega Norman Gobbi (eletto nel 2011), il quale molto difficilmente vorrà lasciare un Dipartimento, quello delle istituzioni, che negli anni gli ha sempre garantito brillanti rielezioni. Idem per il consigliere di Stato Claudio Zali (subentrato nel 2013), il quale pubblicamente ha già dichiarato di non avere mire su altri Dipartimenti. Dopo di lui, toccherà al direttore del Dipartimento finanze ed economia (DFE) Christian Vitta (eletto nel 2015), il quale si terrà ben saldo un Dipartimento ritagliato su misura. A questo punto, toccherà a De Rosa condividere con i colleghi di Governo i propri desideri. Dovesse propendere per il mantenimento del DSS, i giochi sarebbero fatti: a Marina Carobbio andrebbe il DECS. Fine della storia. Dovesse invece scegliere il DECS, sulla carta potrebbe aprirsi un confronto interno. Sebbene non previsto dal Regolamento sull’organizzazione del Consiglio di Stato, ogni singola scelta personale deve infatti coniugarsi anche con la volontà del gremio, secondo un principio di collegialità che rappresenta l’indispensabile punto di partenza per un buon Governo. Uno sbarramento di principio - come avvenne nel 2011 all’attribuzione del DECS all’allora PPD - oggi pare più che mai difficile. I tempi sono cambiati. Le sensibilità e le alleanze pure. In politica, però, mai dire mai. In attesa della decisione, varrà intanto un ragionamento puramente tecnico sui pro e i contro di un eventuale passaggio di De Rosa al DECS.
Pro e contro
Che cosa potrebbe spingere il consigliere di Stato del Centro a cambiare Dipartimento, soprattutto dopo essere stato così brillantemente rieletto alla guida del DSS? In primis, il maggior margine di manovra che il DECS garantisce. Nonostante la molta carne al fuoco al DSS e le molte sfide nell’ambito sanitario (soprattutto legate ai costi della salute), le leggi federali rischiano di imbrigliare l’operato del consigliere di Stato, costretto a doversi interfacciare con Berna. Al contrario, prendendo in mano il Dipartimento della scuola De Rosa godrebbe di maggiori libertà. Non solo: stando alle voci di corridoio, la sua propensione all’ascolto e alla mediazione sarebbe giudicata con favore dal mondo della scuola e potrebbe costituire dunque un vantaggio. Ciò detto, non mancano tuttavia alcuni buoni argomenti per rimanere al DSS. Nel caso di un cambio di Dipartimento, De Rosa troverebbe al DECS uomini (politicamente orientati a sinistra) scelti personalmente da Manuele Bertoli per ricoprire ruoli chiave. Una situazione inedita per il consigliere di Stato del Centro che quattro anni fa, quando fece il suo ingresso in Governo, ereditò un dipartimento già saldamente in mano azzurra.