Politica

La rabbia dei Comuni ticinesi sul preventivo del Cantone

L’Associazione degli Enti locali scrive alla Gestione in vista del dibattito in Gran Consiglio – «La solenne dichiarazione sul federalismo è stata prontamente stravolta nel giro di poche settimane»
© CdT/Gabriele Putzu
Paolo Gianinazzi
04.12.2025 06:00

Non è certo una novità: i rapporti tra Cantone e Comuni sono parecchio tesi. Complice di questa situazione (sebbene non sia certo l’unico motivo) è la difficile situazione finanziaria del Cantone, che negli ultimi anni per raddrizzare i propri conti è andato più volte a «invadere» il campo degli Enti locali, provocando la rabbia di quest’ultimi. Anno dopo anno, i preventivi usciti da Palazzo delle Orsoline, per un motivo o per l’altro, hanno irritato molti Comuni. E anche a questo giro il Preventivo 2026 che si appresta a giungere sui banchi del Gran Consiglio non ha fatto eccezione.

L’Associazione dei Comuni ticinesi (ACT) ha infatti in questi giorni preso carta e penna per scrivere alla Commissione gestione e finanze dove, come riferito ieri su queste colonne, le discussioni sul preventivo hanno generato addirittura quattro fronti distinti. E lo ha fatto limitandosi a sottolineare due aspetti che dal punto di vista dei Comuni sono prioritari.

Risorse neutralizzate

Il primo punto, citiamo dalla lettera, «è di natura istituzionale e tocca la concezione – a nostro parere errata – dei rapporti tra Cantone e Comuni». Una questione che può così essere riassunta: «Ancora una volta il Consiglio di Stato non ha rinunciato ad appropriarsi di risorse finanziarie di esclusiva pertinenza dei Comuni per finanziare compiti che invece sono di competenza cantonale». Si tratta, secondo l’Associazione, della «reiterazione di una modalità di “collaborazione” del tutto contraria alle dichiarazioni di principio ribadite a spron battuto ancora recentemente in occasione del Simposio Cantone-Comuni di inizio settembre, culminato con una solenne firma di una Dichiarazione sul federalismo, poi prontamente stravolta a poche settimane di distanza».

La problematica, in concreto, riguarda l’aumento del 15% delle stime immobiliari proposto dal Governo. Un adeguamento che genererà risorse «che spettano per legge ai Comuni», i quali dovrebbero quindi poterne disporre liberamente. Ma, al contrario, con la proposta del Governo – che di fatto neutralizza l’aumento delle entrate con ulteriori oneri per i Comuni – queste risorse non saranno effettivamente a disposizione degli Enti locali.

Un modo di agire che, scrive l’ACT, «non è rispettoso» di «una corretta traduzione del concetto di “neutralizzazione” finanziaria». E questo perché, in sintesi, «i Comuni hanno il diritto di poter disporre liberamente degli aumenti di gettito fiscale (siano essi determinati dall’aumento dei contribuenti o dei loro redditi, o dall’aumento dei valori di stima immobiliare, o ancora da altra fonte), senza che gli stessi vengano “neutralizzati” dal Cantone per il risanamento delle proprie difficoltà finanziarie».

Non è esclusa la contestazione

Il secondo aspetto sottolineato dall’ACT, in parte legato al primo, ha un carattere più operativo. L’ACT fa notare che la neutralizzazione proposta dal Governo sarà effettiva solo a condizione che tutte le misure proposte dall’Esecutivo vengano approvate dal Parlamento senza modifiche. Qualora, invece, una di queste misure fosse ritoccata «la neutralità complessiva non sarebbe più assicurata». Un’eventualità che, avverte l’ACT, l’Associazione «si riserva di rivalutare e se del caso di contestare ricorrendo all’utilizzo degli strumenti a disposizione dei Comuni (in particolare lo strumento dell’iniziativa legislativa dei Comuni)». Come dire: se la situazione dovesse peggiorare per i Comuni, questi ultimi non escludono di forzare la mano.

Ma non solo. L’ACT fa notare anche una questione più tecnica, suggerendo una modifica alla Gestione. Nel dettaglio, sottolinea che l’aumento della quota di finanziamento a carico dei Comuni per le assicurazioni sociali risulta difficilmente quantificabile, specie in prospettiva futura in vista dell’entrata in vigore della riforma EFAS e delle due iniziative sulle casse malati. Tale aumento, in sintesi, in futuro potrebbe «rimettere in discussione negli anni a venire la presunta neutralità dell’operazione». Motivo per cui l’ACT suggerisce alla Gestione di abbandonare questa misura, sostituendola da un adeguamento (supplementare) di pari importo della chiave di partecipazione dei Comuni al trasporto pubblico.

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