La radiografia, l’autocritica e una rete che sarà consolidata

«Ci si è resi conto di essere partiti forse un po’ troppo in fretta». Usando una metafora: «Come se la Svizzera fosse ordinata solo e unicamente dalla Costituzione». È un’autocritica, per stessa ammissione trasparente, quella che il Consiglio ECAM – l’Ente case anziani del Mendrisiotto – ha effettivamente fatto propria. E lo ha fatto – ha spiegato ieri in conferenza stampa la presidente Françoise Gehring – commissionando un’analisi esterna allo scopo di individuare le criticità emerse dalla costituzione dell’ente. Un ente, ricordiamo, che raggruppa fondazioni e associazioni di numerose case per anziani: Santa Lucia (Arzo), Quiete e Torriani (Mendrisio), Girotondo (Novazzano), Cabrini (Rancate) e Santa Filomena (Stabio). I risultati dell’analisi esterna «indipendente e autonoma», affidata a Giorgio Pellanda (già direttore dell’EOC), hanno effettivamente evidenziato alcuni settori nel quale si dovrà intervenire.
Chi fa cosa
Giorgio Pellanda, nello spiegare la «radiografia fatta per evidenziare carenze o punti da migliorare», ha evidenziato innazitutto l’emergere «dell’esigenza di stabilire chi fa cosa. Dal 2018 (anno di avvio dell’Ente, ndr.) non si è riusciti a stabilire in modo pratico – ha ripetuto – chi fa che cosa». Fattispecie che ha contribuito al verificarsi di «una profonda frustrazione» che ha coinvolto tutti gli attori. Anche da qui, dunque, la necessità di «rafforzare le competenze all’interno della direzione per sgravare compiti ai capistruttura». Un altro elemento radiografato dallo studio concerne le proprietà delle strutture, delle case per anziani. Lo statuto, in tal senso, prevede che ci siano accordi tra ECAM e le rispettive fondazioni. Un’incertezza, se così può essere definita, che ha portato a una «certa prudenza negli investimenti. Finché non è chiaro chi paga – ha sintetizzato Pellanda – gli investimenti rischiano di stare un po’ fermi». E per quel che riguarda il personale? «Ad oggi non abbiamo segnali allarmanti – ha spiegato la vicedirettrice di ECAM Alessandra Pitozzi –. Un indicatore, in tal senso, è il turnover (il ricambio del personale, ndr.) che è praticamente assente». Non è comunque stato tralasciato il fatto che soddisfare tutti al 100% è un’impresa difficile. In definitiva, nella documentazione prodotta durante l’incontro, il Consiglio ECAM riconosce che «si sono create molte aspettative, che evidentemente possono essere state in parte disattese, proprio per la carenza di regole nei riparti di autonomia e responsabilità a vari livelli da quello strategico, a quello operativo e finanziario».
Il futuro? La rete
Consapevoli di quanto verificatosi, per ECAM è comunque tempo di guardare al futuro. Seguendo alcuni capisaldi. Primo: «Fare rete è indispensabile». Una rete che verrà oltretutto consolidata. Verrà fatto un approfondimento delle convezioni in essere e ne saranno allestite altre che regoleranno in modo chiaro i rapporti tra l’ente gestore e le singole fondazioni. Ci saranno «chiare regolamentazioni su deleghe e responsabilità» e si agirà pure revisionando organigrammi e, laddove necessario, statuti.
Poi, non vanno dimenticati, i «piani di sviluppo ambiziosi delineati da un masterplan» per quel che concerne la presa a carico della persona anziana. Lo ha ricordato anche il membro del Consiglio Tiziano Calderari: «Abbiamo sempre puntato su una presa a carico di qualità per i nostri ospiti». Il tutto, ha sottolineato il collega Daniele Caverzasio, «agendo in un contesto delicato: la cura dell’anziano tenendo in considerazione la sostenibilità finanziaria e gli investimenti futuri». Anche perché, ha dal canto suo ricordato Fabio Maestrini che entrerà in carica quale direttore il primo luglio, sono essenziali «le reti specialistiche». Sempre più performanti di fronte anche al fatto – al netto delle casistiche sempre più complicate – che nelle case per anziani gli ospiti «appartengono a una fascia d’età di 40 anni»: basti pensare che potrebbero risiedere nelle strutture «65.enni giovani anagraficamente con una salute fragile e centenari in piena forma». Il futuro, ad ogni modo, è tracciato: ECAM lo farà «con un grande senso di responsabilità, con i piedi ben per terra e con la consapevolezza che la collaborazione sul territorio diventa fondamentale. Del resto – si fa presente – i dati sull’invecchiamento della popolazione sono incontrovertibili: dal 2020 al 2035, in Svizzera, la quota degli over 65 aumenterà del 35% e quella degli over 80 di quasi il 46 per cento».