Ticino

La soglia di sbarramento è pronta a infiammare il plenum

Firmati i rapporti sulla proposta di introdurre un quorum d’entrata al Gran Consiglio - Per PLR, Lega e UDC è una misura ragionevole per evitare un’eccessiva frammentazione - Per Centro, PS e Verdi, che bocciano l’idea, non è giustificato limitare l’espressione dell’elettorato
©Gabriele Putzu
Paolo Gianinazzi
27.05.2025 21:30

Ci siamo. Dopo lunghe discussioni in Commissione Costituzione e leggi, i fronti (opposti) sulla proposta di introdurre una soglia di sbarramento per accedere al Gran Consiglio sono delineati. Da una parte ci sono i contrari: Centro, PS e Verdi (a cui ovviamente in Parlamento si aggiungeranno i «partitini»). Dall’altra i favorevoli: PLR, Lega e UDC, che propongono di porre l’asticella al 3% dei voti di lista. I rapporti commissionali sono stati firmati questa mattina, e dunque il tema approderà presto sui banchi del Legislativo cantonale. Ciò, senza dimenticare che, in ogni caso, se la proposta dovesse essere approvata dal plenum, essa sarà sottoposta al voto popolare poiché la sua attuazione richiederebbe una modifica della Costituzione cantonale.

Dall’idea al dibattito

La proposta «originale», ricordiamo, era stata avanzata dal deputato Paolo Ortelli (PLR) e da alcuni colleghi del suo partito a poche settimane dalle scorse elezioni cantonali, nel marzo del 2023. Una proposta voluta – in estrema sintesi – per contrastare la crescente frammentazione parlamentare, ritenuta ormai «un limite operativo», con una soglia d’entrata posta al 4%. Manco a farlo apposta, da quelle elezioni, qualche settimana più tardi, uscì il Parlamento più frammentato di sempre, con 12 formazioni politiche rappresentate. La proposta di Ortelli, dunque, ha fatto discutere parecchio l’opinione pubblica e la politica negli ultimi due anni. Ma ora, appunto, i fronti parlamentari sono delineati, con una sostanziale spaccatura del plenum: l’esito del voto in Gran Consiglio, dunque, è tutto fuorché scontato.

Con il rapporto di maggioranza dei relatori Simona Genini (PLR) e Andrea Censi (Lega), come detto, si propone un controprogetto all’iniziativa, chiedendo l’introduzione di un’asticella posta al 3%. «È un tema, quello del sistema elettorale, di cui si discute ormai da decenni», rileva da noi contattata Genini. «Ma su questo fronte non è mai arrivato niente di concreto. E ora, con questa proposta, abbiamo l’occasione di fare finalmente un passo avanti». E, soprattutto, aggiunge la deputata liberale radicale, «di permettere ai cittadini di esprimersi al riguardo, siccome l’introduzione della soglia presuppone una modifica della Costituzione». Per Genini, entrando nel merito politico della questione, «oggi come oggi la frammentazione porta con sé più svantaggi che vantaggi». In questo senso fa notare la «grande facilità con cui allo stato attuale si può entrare in Parlamento: basta poco più di un migliaio di voti. E oggigiorno una persona con due o tre mila contatti sui social network potrebbe entrare in Gran Consiglio». Ciò, «rappresenta un problema poiché favorisce la creazione di partiti monotematici, oppure legati a una singola persona». Oltre, ovviamente, a complicare e rendere meno efficienti i lavori parlamentari. Insomma, per la maggioranza composta da PLR, Lega e UDC porre una soglia al 3% è una misura ragionevole.

La minoranza, con il rapporto di Giulia Petralli (Verdi) e Gianluca Padlina (Centro), chiede invece al plenum di bocciare la proposta poiché ritiene ingiustificata l’introduzione di una soglia. «Le posizioni all’interno della minoranza sono diversificate», premette a tal proposito Padlina: «Da chi è contrario tout court a una soglia di sbarramento, a chi come me intravvede un potenziale problema con l’eccessiva frammentazione del Parlamento, ma non ritiene si sia già arrivati a un punto effettivamente problematico. E dunque non ritiene un’esigenza quella di introdurre una soglia di sbarramento». Ad ogni modo, rileva ancora Padlina, «se ci sono problematiche di efficacia ed efficienza in Gran Consiglio, ritengo che queste vadano affrontate con modifiche di legge puntuali, come d’altronde si sta già facendo tramite diversi atti parlamentari, e non tramite una riforma che potenzialmente limiterebbe la possibilità per l’elettorato di vedere eletto un rappresentante in cui si riconosce». Su questo punto insiste l’altra relatrice del rapporto, la deputata dei Verdi Giulia Petralli. «Secondo noi occorre dare a tutti la possibilità di essere rappresentati in Parlamento, come avviene oggi. In questo modo tutte le voci possono essere ascoltate». Insomma, si tratta di rispetto per le minoranze e per il pluralismo. Non a caso, aggiunge Petralli, «la percentuale di elettorato che verrebbe esclusa da una soglia al 3% sarebbe importante (ndr. la stima con una soglia al 4% è di circa il 13% dell’elettorato)». E il tema dell’efficacia e dell’efficienza, secondo la deputata, è una scusa: «Ci sono altri modi per migliorare i lavori del Gran Consiglio. E in ogni caso non sono i partitini a far sì che i lavori non vadano avanti».

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