La Stranociada ora si allunga: partenza «morbida» il giovedì

La Stranociada s’allarga. Di nuovo. Dopo aver introdotto una serata in più nel 2024, ecco che, nel calendario del prossimo Carnevale di Locarno, spunta un’ulteriore data, che gioca d’anticipo. «In realtà, era da un paio d’anni che ci stavamo pensando», svela il presidente del comitato promotore di Locarnaval, Antonio Cicero, al Corriere del Ticino. «L’idea sarebbe di andare incontro a chi vuole celebrare la festa, ma senza troppo chiasso. Vogliamo offrire qualcosa di tranquillo, adatto anche a chi trova la manifestazione troppo rumorosa. È un modo per iniziare in maniera morbida, una notte di “riscaldamento pre-bagordi”, insomma», aggiunge il 53.enne, che anche a questo giro, dal 29 gennaio al 1. febbraio 2026 quindi, indosserà il «cappello» di Primo ministro della Città, una sorta di braccio destro di Re Pardo 2 e di Regina Carlotta.


Una formula da definire
«Abbiamo fatto un passo alla volta: l’edizione 2025 è andata molto bene, e ora siamo pronti a lanciarci. Quella del 2024, con il raddoppio delle serate, era un po’ una prova generale», spiega il nostro interlocutore, mettendo sotto una luce diversa gli annunci «espansionistici» del passato. Ma come sarà, di preciso, questo giovedì? La formula deve essere ancora stabilita in maniera precisa. «Con i nostri dj di fiducia, stiamo decidendo se puntare sugli anni Sessanta, Settanta oppure Ottanta. In ogni caso, sarà una serata in stile retrò, con tanta musica e una bella tombola».
Dalle 18 alle 2
Non ci sarà un biglietto d’ingresso, ma l’aperitivo sarà a pagamento. «Vorremmo proporre un “apericena” con affettati, pizzette e altre leccornie conviviali. Tuttavia, è in fase di definizione». La cosa certa sono gli orari di autorizzazione, dalle 18 alle 2 del mattino, e il luogo centrale dell’evento, il capannone di piazza Sant’Antonio. «La musica sarà moderata, simile a quella che ci si aspetterebbe a un ritrovo adatto a persone di qualsiasi età». Chissà che la strategia da «formato XXL» non porti anche a una crescita di pubblico. Nel 2025, quando il programma era «spalmato» su tre giorni, i visitatori erano stati più di 15 mila. «Con questa aggiunta, potremmo arrivare a 16 o 17 mila. Sarebbe fantastico. Certo, gli spazi della Città Vecchia sono quelli, quindi non è facile andare oltre».
Niente più San Valentino
Cicero evidenzia come negli ultimi tempi la kermesse colorata e fracassona sia cresciuta molto. Il merito, secondo lui, starebbe proprio nella nuova ricetta «aumentata»: «Abbiamo coinvolto soprattutto i bambini, il “futuro” del regno. Trasformando il tutto in una “Bellinzona dei locarnesi”», afferma l’esperto, schiacciando l’occhiolino ai colleghi della capitale, che vantano una rassegna ben più popolare a livello cantonale, il Rabadan. L’anno scorso, il risultato - probabilmente - è stato facilitato dalla coincidenza con la festività di San Valentino. «Abbiamo giocato su questo tema realizzando un logo a forma di cuore e una “strabociada” (il corteo dei bambini, n.d.r.) incentrata sull’amore e sull’amicizia. Ora non abbiamo questa possibilità visto che il periodo è differente». Lo scostamento, valido per tutti, è di un paio di settimane. E, nel 2027 avverrà prima, addirittura già nella terza settimana di gennaio.
«Farà bel tempo, è sicuro»
Sul filo conduttore dell’edizione, che giocoforza sarà del tutto diverso, non si sbilancia: «È presto per svelarlo. Lo annunceremo solo tra qualche mese». Tornando alla risonanza, però, rileva di essere rimasto piacevolmente stupito nel riscontare visite provenienti dalla Turrita e pure dalla Svizzera tedesca: «Soprattutto alla risottata della domenica. È il terzo anno che la facciamo, e ho notato che molti l’apprezzano. Magari non arriveranno apposta per quella, ma gustare il piatto di risotto in piazza Grande, sotto il sole, è sempre una bella esperienza per chiunque», esclama.
E a proposito di meteo, è proprio qui l’unico capitolo fonte di preoccupazione per gli organizzatori. «A ogni buon conto, posso solo dire che farà bel tempo! Abbiamo già parlato con l’Altissimo e ce l’ha promesso», conclude Cicero con una battuta.






