Il caso

La tragicommedia del Sociale

Bellinzona: accesa discussione sul futuro del teatro e dell'ente autonomo – Via libera al contributo (ma annuale) e alla Commissione artistica esterna – Bison: «In quanto a redditività siamo i migliori in Svizzera»
La struttura cittadina. © CdT/Gabriele Putzu
Alan Del Don
21.11.2022 20:55

Il teatro non è il «paese della realtà, ma del vero: ci sono cuori umani dietro le quinte, nella sala, sul palco». Victor Hugo, e non solamente lui, lo considerava un atto d’amore. Ne era convinto non esclusivamente in quanto scrittore e drammaturgo, ma anche in qualità di politico. Avrebbe di sicuro detto la sua anche stasera in Consiglio comunale a Bellinzona, dove per un’ora e mezza si è discusso del mandato di prestazione tra la Città e l’ente autonomo. In realtà il dibattito si è inevitabilmente spostato sul futuro del Sociale, da anni sotto la lente del Legislativo.

C’è chi ha criticato la direzione per la scarsa affluenza e per l’assenza di una chiara visione e chi, invece, ritiene che bisogna proseguire sulla strada intrapresa attraverso un ulteriore rafforzamento del legame con il territorio. Alla fine, quando il sipario è calato, è stato confermato il contributo: non triennale come auspicato dal Municipio, però, ma limitato temporalmente ad un anno per 534.500 franchi circa (32 sì, 12 no e 2 astenuti). È insomma passata la linea della maggioranza della Commissione della gestione composta da rappresentanti del gruppo Lega-UDC, del PLR e del Centro.

In attesa del prossimo atto

È stata una specie di tragicommedia, volendo restare in tema. Ai primi prologhi andati in scena nell’ultimo lustro se ne è aggiunto ora un altro ed uno è già lì, pronto alla ribalta: è la mozione di Giuseppe Sergi (Verdi-FA-MPS-POP) che chiede che l’ente Bellinzona Teatro torni sotto la conduzione diretta della Città. Verrà affrontata, forse, nel 2023. Al momento, dunque, focalizziamo l’attenzione sull’ultimo (finora) atto. Il leghista Sacha Gobbi, relatore del rapporto di maggioranza della Gestione, ha affermato che «noi auspichiamo il buon funzionamento del Sociale ed il suo successo. Ma non si può negare che le criticità esistono e che la situazione è più o meno la stessa da anni. Vanno bene le scelte per pochi, ma quando ti abbandonano pure gli ultimi allora sei destinato alla chiusura. Oppure ti salva la politica, come nella fattispecie».

L’esponente della destra ha poi esplicitato le due richieste principali contenute nella relazione. Da un lato la riduzione ad un solo anno del mandato di prestazione all’ente autonomo e, dall’altro, la costituzione di una Commissione artistica esterna per supportare il Consiglio direttivo e i vertici del Sociale nelle scelte relative al cartellone. Poi passata con 30 sì, 20 no e due astenuti.

«Vuoto? C’è stato il COVID»

A nome della minoranza commissionale è intervenuta Lisa Boscolo (Unità di sinistra), secondo la quale un gioiello come il teatro della Turrita ha degli importanti margini di crescita qualitativa e quantitativa, ma ciò dipende dalla volontà politica: «In segno di responsabilità il mio gruppo sostiene il messaggio municipale. Si deve andare verso una professionalizzazione del teatro. Per quello serve il mandato triennale: pianificare di anno in anno non consentirebbe di allestire un programma attrattivo. Non è vero che il Sociale è vuoto, bisogna considerare che la pandemia ha duramente toccato il settore culturale. C’è stata una diminuzione del pubblico, sì, ma l’ente autonomo ha in ogni modo chiuso in pareggio ed è ben messo rispetto ad altre realtà svizzere».

«Vanno coinvolti i giovani»

A titolo personale, sull’effimero palco al secondo piano di Palazzo Civico, sono saliti infine altri attori. Giuseppe Sergi ha rilevato che i problemi riguardano proprio «l’istituzione dell’ente autonomo ed il meccanismo del mandato di prestazione basato prevalentemente su criteri di quantità più che di qualità». Per Tiziano Zanetti (PLR) «servono nuove visioni e strategie, vanno coinvolti anche i giovanissimi e le scuole cittadine con un cartellone più variegato». Gli ha fatto eco Gabriele Pedroni (il Centro) che ha puntualizzato che la riduzione del mandato ad un solo anno «non andrebbe ad intaccare l’offerta del teatro». Maura Mossi (Più Donne) ha precisato che «investire nella cultura significa salvare il mondo da tempi bui e dalle guerre. Il Sociale va sostenuto frequentandolo».

Il capodicastero: «Servono risorse»

Dal canto suo il capodicastero Educazione, cultura, giovani e socialità Renato Bison ha sottolineato che «confrontarsi, discutere e capirsi è sempre importante. E, in questo caso, sarebbe stato costruttivo. Spiace che la maggioranza della Gestione non abbia voluto farlo. Occorre darsi il tempo per migliorare, ma parallelamente ci vogliono pure le risorse. Il Sociale, a livello di personale, è sottodimensionato. In quanto a redditività siamo i migliori in Svizzera».

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