Monte Generoso

L’albergo non c’è più ma rivive grazie ai ricordi

È stato il primo a sorgere sulla montagna ed è stato demolito nel 2000, dopo anni di abbandono – Sull’ultimo periodo dell’Hotel Bellavista ci sono però poche informazioni scritte – Abbiamo provato a ricostruire il suo periodo finale, grazie al vostro aiuto
Marzo 2000, gli ultimi giorni "in piedi". ©CdT/Archivio
Lidia Travaini
26.05.2023 06:00

Dettagli precisi e puntuali sugli ultimi anni di apertura al pubblico, ma anche ricordi di gioventù e aneddoti sorprendenti. L’appello che abbiamo lanciato nell’articolo che abbiamo dedicato qualche giorno fa all’Hotel Bellavista, il primo edificato sul Monte Generoso tra il 1864 e il 1867, non è restato inascoltato. Anzi, lo avete raccolto in tanti, scrivendoci email e chiamandoci per raccontare degli ultimi anni della struttura (ma non solo). Un po’ paradossalmente, ad essere più difficili da reperire sono infatti le informazioni sull’ultimo periodo di attività. Nei libri dedicati al monte non abbiamo ad esempio trovato nemmeno l’anno di chiusura.

Ma quest’ultima è una lacuna a cui abbiamo potuto sopperire grazie al vostro aiuto. L’ultimo anno di apertura, ci ha riferito un lettore, è stato il 1969. «Abbiamo trascorso le vacanze estive insieme ai nostri tre figli» al Bellavista, ci ha scritto uno di voi. La struttura avrebbe però chiuso due volte e progressivamente. Ci spieghiamo: nel 1969 sarebbe avvenuta la chiusura definitiva dell’hotel (non del ristorante), ma la struttura avrebbe riaperto nel 1964 dopo qualche anno di inattività.

Il legame con le moto

Scriviamo al condizionale perché le nostre informazioni sono frutto dei vostri ricordi e ricostruzioni. Molto utili e interessanti sono state ad esempio quelle condivise con noi dalla «vecchia guardia» – così si sono descritti loro stessi – dell’Auto Moto Club Generoso. Era il 1963 quando un’iniziativa portò all’organizzazione sul Generoso del Campionato svizzero di corse in salita. Visto che il tratto di strada privata che collegava la zona dove oggi sorge il ristorante Peonia e la Bellavista era sterrata gli organizzatori optarono in un primo momento per far fermare la gara all’alpe di Mendrisio, che era di proprietà dei fratelli Casoni. Contattarono Carlo Casoni, che «sorprendentemente» – si sottolinea nell’email giunta in redazione – propose di far arrivare la gara all’Hotel Bellavista; «a sue spese avrebbe asfaltato il pezzo di strada sterrato di sua proprietà e riaperto l’albergo chiuso da qualche anno». Ma a una condizione: «Conferenza stampa (e pranzo) di presentazione della gara nel salone dell’albergo. Detto, fatto»: nella primavera 1964 la strada era asfaltata e l’albergo riaperto, con «gestione di Maria e Jolanda Chiaverio ex Cascina d’Armirone». La corsa ebbe luogo fino al 1972, quindi per 9 edizioni, «grazie anche alla generosità della RiRi e del suo direttore Fausto Fontana, e l’albergo fino allora rimase aperto, solo il ristorante». Un ricordo, quest’ultimo, che indicherebbe che la struttura negli ultimi anni di attività non offriva più pernottamenti. Se i ricordi condivisi con noi sono corretti, l’apertura parziale potrebbe essere avvenuta tra il 1969 e il 1972.

L’utilizzo invernale

L’albergo era aperto solo nel corso della stagione calda, da maggio a novembre, ma veniva sfruttato anche in inverno. Ce lo avete segnalato in più di uno, con tanto di fotografia di una pagina della Gazzetta Ticinese dell’11 febbraio 1881. L’edificio aveva un ruolo nel processo di produzione della seta, le stanze venivano infatti utilizzate per la conservazione dei semi dei bachi da seta. «Il vasto albergo del sig. Pasta al Monte Generoso, posto a 1.390 metri sopra il livello del mare, offre tutti i vantaggi pell’ibernazione del seme bachi, ed il proprietario di quel rinomato edificio si dedica a tutt’uomo all’importante assidua cura – scriveva il giornale –. Nel gennaio testé decorso vennero a Mendrisio in gran numero i più distinti semai dell’Italia, e tuttodì v’accorrono colle forate casse racchiudenti i cartoni de’ semi bachi. Di là, caricate sui muli, si fan tosto salire al Monte Generoso».

Aneddoti postali e olandesine

Nel nostro primo articolo abbiamo segnalato che l’hotel disponeva anche di un ufficio postale. Tra le persone che ci hanno contattato c’è anche la figlia (nonché nipote) di chi ha svolto la funzione di «buralista postale di Somazzo e postino del Generoso» tra il 1938 e il 1973: Attilio Marazzi (e prima di lui, suo padre). «A quei tempi, sia i contadini che abitavano nelle varie masserie (Dosso Bello, Balduana, La Grassa, ecc.), che gli abitanti di Cragno e i ristoranti della Bellavista (Des Alpes, Cascina d’Armirone, ecc.) ordinavano diversa spesa che veniva loro recapitata per posta – riportiamo le frasi che ci sono state inviate –. L’unico mezzo di trasporto era il mulo e, prima mio nonno e poi mio padre, recapitavano i pacchi a domicilio. Il mulo veniva provvisto di basto e caricato a Somazzo, quindi si partiva a piedi. Solamente al rientro o quando il basto non era molto carico il postino poteva salire in groppa. Con l’avvento della motorizzazione anche il postino si adeguò. Una particolarità che non tutti sanno è che per transitare sulla strada in terra battuta per il Generoso si doveva pagare un pedaggio. I soldi incassati servivano al consorzio per acquistare la sabbia per colmare le buche».

L’ultimo aneddoto condiviso con noi ci è stato raccontato al telefono da San Bernardino, dove un nostro lettore vive ormai da tempo. Alla fine degli anni Cinquanta ogni estate all’albergo Bellavista soggiornava un gruppo di giovani olandesi, «tipo gruppo scout», ci è stato detto. Ne facevano parte anche «belle signorinelle» e un quartetto di amici saliva al Generoso «per rifarsi gli occhi, con una vecchia Fiat Balilla che faceva anche fatica ad arrivare su a Bellavista».

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