Il caso

«Lambo» noleggiata in Ticino e forse fatta a pezzi in Puglia

Un trentasettene italiano ha trasportato a Cerignola una Huracàn da duecentomila franchi che era stata presa a noleggio nel Sottoceneri – È stato condannato per appropriazione indebita a una pena detentiva sospesa
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Nico Nonella
09.05.2025 18:30

Presero a noleggio una Lamborghini Huracàn in Ticino con l’obiettivo di portarla illecitamente in Italia e consegnarla a terzi. Grazie a un meticoloso lavoro di indagine, la Polizia è però riuscita a rintracciare le tre persone coinvolte. Uno di loro, un 37.enne cittadino italiano, è comparso oggi a processo alle Assise correzionali (presiedute dalla giudice Monica Sartori Lombardi) con l’accusa di appropriazione indebita ed è stato condannato tramite rito abbreviato a una pena detentiva sospesa di due anni di carcere oltre a 5 anni di espulsione dalla Svizzera.

In sostanza, come appurato dall’inchiesta coordinata dalla procuratrice pubblica Francesca Nicora, l’imputato, reo confesso e difeso dall’avvocato Luisa Polli, ha anticipato a un complice parte del denaro usato per riservare il veicolo di proprietà di una società ticinese. Il bolide, dal valore di 205 mila franchi, era poi stato preso in consegna dal 37.enne, che lo aveva portato in Italia insieme al complice e una terza persona. Il veicolo, è emerso dall’indagine, è stato trasferito a Cerignola, in Puglia, dove è stato consegnato a ignoti

Una banda specializzata

La località non è casuale. Proprio a Cerignola, lo scorso 10 dicembre, gli inquirenti italiani avevano sgominato una banda legata alla criminalità organizzata specializzata in furti e ricettazioni di auto di lusso. Come riferito da Foggia Today, vi operavano anche dei «tagliatori», esperti capaci di «smembrare» in poche ore intere vetture, eliminandone ogni riferimento rispetto alla proprietà. Tutto passava poi nelle mani persone incaricate di commercializzare le componentistiche così recuperate sia sul territorio nazionale (attraverso piattaforme internet più o meno legali) che transnazionale (gestendo l’invio di interi carichi verso i paesi dell’est Europa). Gli inquirenti avevano eseguito 20 provvedimenti cautelari – 12 arresti e otto obblighi di dimora e di firma – nei confronti della presunta banda, con base logistica nei comuni di Cerignola, appunto, e San Ferdinando di Puglia. Il presunto cervello dell’organizzazione era stato individuato sempre nel Cerignolano.

Stando a quanto ricostruito dal Corriere del Ticino, il veicolo al centro del dibattimento di questa mattina non è mai stato recuperato. Con ogni probabilità è stato «smembrato»; di qui il danno da 205 mila franchi che l’imputato ha accettato di versare come risarcimento.

Un altro dossier aperto

Sotto certi aspetti, il caso appena descritto ricorda una vicenda di cui vi avevamo riferito negli scorsi mesi, ossia l’inchiesta aperta a metà ottobre dal Ministero pubblico per far luce su presunte irregolarità legate a leasing di automobili di lusso. Dietro le sbarre erano finite cinque persone, nel frattempo già rilasciate, sospettate di aver stipulato contratti di leasing con un istituto di credito per acquistare automobili di lusso che poi erano noleggiate in Italia. In sede d’inchiesta, l’indagato principale avrebbe fornito parziali ammissioni, ma avrebbe negato di aver volutamente fatto sparire le auto. Il reato ipotizzato nei confronti degli indagati è di appropriazione indebita. Anche in questo caso, le indagini sono coordinate dalla procuratrice pubblica Nicora.

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