Scuola

L'anticipo del tedesco torna nell'aula della politica

L’ipotesi d’insegnare questa lingua già in prima media sarà discussa oggi in commissione – Intanto, il Consiglio di Stato ha risposto ai quesiti di Ermotti Lepori: «Si dovrebbe intervenire su italiano, matematica o scienze naturali: meglio lo statu quo»
©Gabriele Putzu
Paolo Gianinazzi
09.01.2023 06:00

Mancano ormai meno di quattro mesi alle elezioni cantonali del 2 aprile. Mesi che, per forza di cose, saranno segnati dalla campagna elettorale. Un periodo in cui portare avanti dossier politici sarà una sorta di «missione impossibile». Tuttavia, tra i dossier che segneranno l’inizio del 2023, uno in particolare potrebbe subire una decisa accelerata in queste settimane: l’anticipo dell’insegnamento del tedesco alle scuole medie.

Novità in vista?

Il tema sarà infatti affrontato proprio oggi pomeriggio in Commissione formazione e cultura. Sul tavolo della commissione approderà una bozza di rapporto che, in estrema sintesi, prevede di anticipare l’insegnamento della lingua di Goethe alla prima media (oggi si inizia in seconda).

Allo stesso tempo, il rapporto esclude la possibilità di iniziare già alle Elementari, come chiesto da un’iniziativa dell’UDC. E questo «per evidenti limiti operativi», poiché occorrerebbe formare un gran numero di docenti (oggi invece formati per insegnare il francese). Una «totale riconversione» di questi ultimi all’insegnamento del tedesco, viene fatto notare nella bozza di rapporto, «richiederebbe tempo e denaro».

Oltre a ciò, accogliendo un’altra iniziativa parlamentare dell’UDC, il rapporto prevede pure di porre le basi legali per favorire e sviluppare ulteriormente, laddove possibile, l’insegnamento bilingue nella scuola dell’obbligo ticinese.

Al momento le proposte contenute nella bozza di rapporto sembrerebbero ottenere il sostegno di Lega, PLR e UDC (che in Gran Consiglio, insieme, contano 47 deputati), mentre il PS si è sempre mostrato contrario all’idea di anticipare il tedesco. Il Centro/PPD, dal canto suo, è più cauto.

In ogni caso, resta da vedere se l’accelerata di questo dossier si concretizzerà in tempo utile per chiudere la pendenza prima delle elezioni, oppure se ciò avverrà nella prossima legislatura.

La posizione dell’Esecutivo

La possibilità di anticipare l’insegnamento del tedesco aveva ripreso vigore già lo scorso luglio quando, su queste colonne, Lega, PLR e UDC avevano sottolineato la volontà di «tirar fuori dai cassetti» i numerosi atti parlamentari sul tema. Una volontà che, appunto, è scaturita nella bozza di rapporto che sarà discussa oggi in commissione.

Ma, a riaccendere l’interesse per la tematica, più di recente, è stata la deputata del Centro/PPD Maddalena Ermotti Lepori che, con un’interrogazione inoltrata il 23 dicembre, ha chiesto lumi al Governo sulle ripercussioni di un tale cambiamento. In particolare, la deputata ha chiesto al Consiglio di Stato di precisare che cosa accadrebbe se il Parlamento decidesse di anticipare l’insegnamento alla prima media: si aumenterebbero le «già numerossisime» ore di insegnamento? Oppure «si toglierebbe qualche altra materia»?

Ebbene, le risposte del Governo sono giunte in questi giorni. Nelle stesse, l’Esecutivo ricorda innanzitutto che in più occasioni si era già detto contrario all’anticipo del tedesco. Detto ciò, il Governo spiega che «la presenza in griglia oraria di 33 ore-lezione settimanali porta lo scrivente Consiglio a rispondere negativamente al suo primo quesito, ovvero quello che ipotizza un aumento delle ore-lezione complessive per far posto alle nuove ore-lezione di tedesco». Secondo l’Esecutivo, «non solo 33 ore settimanali sono già molte (...), ma soprattutto un aumento delle stesse toglierebbe agli allievi, che sono in genere undicenni, il tempo da dedicare al riposo, allo studio o alle numerose attività extra-scolastiche».

Esclusa quindi la possibilità di aumentare le ore, il Governo si sofferma sul secondo quesito, nel tentare di capire a quali materie bisognerebbe togliere ore-lezione per far posto al tedesco. Immaginando l’introduzione di due ore supplementari di tedesco, il Governo rileva i seguenti aspetti: «Non pare adeguato toccare il francese, che dalla riforma dell’insegnamento delle lingue nel 2004 è comunque già uscito penalizzato; non è possibile toccare le ore di educazione fisica, garantite dalla legislazione federale; a meno di ipotizzare la cancellazione di una materia, non ha alcun senso toccare le discipline con 2 ore-lezione settimanali (ndr. storia, geografia, educazione visiva, educazione musicale ed educazione alle arti plastiche), poiché una riduzione a una sola ora non è pedagogicamente sensata; non è possibile togliere la singola ora di classe». Fatte queste considerazioni, il Governo spiega che «con questi vincoli importanti», nell’eventualità di ridurre la griglia oraria per far posto al tedesco, restano in gioco italiano, matematica e le scienze naturali. Nel caso di italiano e matematica, però, il Governo fa notare che si tratta di due discipline che sono state di recente «potenziate con i laboratori per 2 ore settimanali», e ciò «renderebbe poco comprensibile una loro compressione quantitativa». Per quanto riguarda le scienze naturali, invece, l’Esecutivo rileva che si tratta di una materia che «nel quadro di tutta la scuola media» ha «una dotazione oraria non particolarmente ricca». Insomma, venendo al nocciolo della questione, di fronte a queste ipotesi il Governo «considera tutte queste possibili riduzioni compensative peggiori rispetto alla rinuncia all’anticipazione del tedesco in prima media». Detto altrimenti, «in una ponderazione di elementi positivi e negativi, la soluzione più adeguata rimane la conferma della situazione attuale».