L’arrocco in pausa e le scuse ufficiali dei due «ministri»

È terminata con le (quantomeno clamorose) scuse ufficiali di Norman Gobbi e Claudio Zali, impresse nero su bianco su un comunicato stampa del Governo, la giornata di oggi che, a Palazzo delle Orsoline, ha visto importanti sviluppi sull’annunciato arrocco di dipartimenti tra i due «ministri» leghisti. Una lunga giornata che ha portato a una prima «fumata nera» per la tanto discussa proposta. Come dire: sembrava cosa quasi fatta e invece ora quell’ipotesi non appare più così scontata.
Una lunga giornata
Le voci hanno iniziato a correre in mattinata. Si pensava, infatti, che il Governo avrebbe discusso della questione solo domani, durante la riunione ordinaria dell’Esecutivo. Questa mattina, però, il Consiglio di Stato si è riunito per una seduta straordinaria (già agendata per discutere del Preventivo 2026) e ha approfittato dell’occasione per affrontare lo spinoso tema che, ricordiamo, era già stato brevemente affrontato in Governo la scorsa settimana, quando Gobbi e Zali hanno preannunciato la loro intenzione ai colleghi. A quel punto – si è poi appreso nei giorni successivi – la bilancia sembrava pendere a favore dell’idea avanzata dai due «ministri» della Lega. E i giochi sembravano quasi fatti. Ma, appunto, le discussioni di merito erano state rimandate alla settimana successiva. Tutto ciò, però, era rimasto nella segreta stanza del Consiglio di Stato. Poi, come noto, domenica il foglio leghista ha sganciato la proverbiale «bomba». Anticipando tutti, ha rivelato le intenzioni di Gobbi e Zali, suscitando le prime critiche degli altri partiti. Sempre sulle colonne de il mattino della domenica, inoltre, si annunciava la presenza dei due ministri, lunedì mattina, all’inaugurazione dell’anno giudiziario. Detto fatto. Entrambi, davanti al terzo potere dello Stato, hanno ufficializzato la proposta. Apriti cielo. Sui due ministri sono piovute ulteriori critiche da parte degli altri partiti, i quali hanno parlato di «ingerenza» nei confronti della Giustizia, criticando la fuga in avanti comunicativa dei due consiglieri di Stato. Ma non solo: tra alcuni deputati iniziavano a girare dubbi sulle modalità di un’eventuale votazione in Governo: «Sono sufficienti tre membri favorevoli, o ne occorrono quattro?», si chiedeva uno di loro (ma su questo punto torneremo tra poco).
E siamo a oggi. Durante la riunione dell’Esecutivo, anche alla luce delle critiche giunte nei giorni precedenti, i fronti nel Governo sono un po’ cambiati. E a far discutere, in particolare, sono state anche qui le modalità comunicative, oltre agli aspetti di natura giuridica.
L’inghippo giuridico
A confermare i dubbi giuridici, sollevati nel frattempo anche dall’MpS, ci ha poi pensato nel pomeriggio il deputato Gianluca Padlina (Centro) che, con un’interpellanza, ha chiesto chiarimenti al Governo. Come fatto notare dal deputato, l’inghippo – in estrema sintesi – nasce dal fatto che nella Costituzione cantonale viene chiarito che «per ogni decisione del Consiglio di Stato occorre la maggioranza assoluta dei suoi membri (ndr. dunque tre su cinque)», mentre «per ogni revoca, sospensione o modifica di atti individuali e concreti occorre il voto concorde di almeno quattro membri». Resta quindi da capire se lo scambio di dipartimenti può essere ritenuto una semplice decisione, oppure una revoca o modifica di una decisione, che quindi richiederebbe la maggioranza qualificata di quattro membri dell’Esecutivo.
Ad aggiungere un po’ di pepe alla giornata, poi, è arrivato il risultato di un sondaggio pubblicato sul sito mattinonline.ch, con cui il portale leghista ha fatto sapere che la maggioranza dei suoi lettori ha essenzialmente bocciato l’idea dell’arrocco. Segno evidente che anche all’interno del movimento la mossa dei due «ministri» non è stata vista di buon occhio da tutti.
Il comunicato ufficiale
Ad ogni modo, la ciliegina sulla torta della giornata è giunta a fine pomeriggio con il comunicato ufficiale del Governo, nel quale sono emersi tutti i dubbi della maggioranza dell’Esecutivo in merito allo strappo comunicativo da parte di Gobbi e Zali. I toni usati dal Consiglio di Stato nella nota sono infatti stati quantomeno inusuali. «Il Governo – si legge nella nota – ha preso atto con disappunto delle modalità di comunicazione pubblica sull’argomento e ha deciso di prendersi il tempo necessario per analizzare la questione». Un chiaro riferimento alla decisione di rendere pubblica l’intenzione tramite il domenicale leghista e di confermarla poi davanti a tutto il potere giudiziario. Ma non solo. Nella nota viene pure fatto sapere che «i consiglieri di Stato Norman Gobbi e Claudio Zali si sono scusati, riconoscendo di aver anticipato i tempi dell’informazione in merito a una richiesta che in Governo era stata formulata, ma non ancora discussa». Più in generale, il Governo ha poi fatto sapere che «intende prendersi il tempo necessario per approfondire la richiesta dei colleghi e ponderare la propria decisione nell’interesse delle istituzioni» e che, dunque, «sull’esito delle discussioni sarà data in seguito informazione ufficiale dal Governo». Come dire: niente più fughe in avanti da parte dei singoli membri dell’Esecutivo.
E adesso?
Va da sé che quell’intenzione di «prendersi il tempo necessario per approfondire la richiesta» riguarda pure la necessità di chiarire i dubbi giuridici sollevati da Padlina. Ad ogni modo, sebbene gli equilibri interni al Governo siano come detto nel frattempo cambiati, oggi è impossibile sapere come andrà a finire la vicenda. Le critiche mosse ai due leghisti hanno infatti riguardato soprattutto la comunicazione frettolosa (e ben poco collegiale) e meno la sostanza della proposta. A questo punto, dunque, sarebbe azzardato avanzare ipotesi sul proseguio della vicenda. Resta il fatto, però, che almeno per il momento il Governo ha deciso di mettere in pausa la proposta, rinviando ogni decisione ai prossimi giorni. O forse settimane. Non è escluso che gli approfondimenti giuridici possano prendere un po’ di tempo. Su questo fronte però – il consigliere di Stato Claudio Zali, in un’intervista che andrà in onda questa sera su Teleticino – si è detto fiducioso, spiegando che si tratta di un problema che «non si pone ed è comunque risolvibile» e che in ogni caso dall’Esecutivo «uscirà una decisione formalmente valida». Staremo a vedere.