L’intervista

«L’arte urbana piace, nonostante tutto»

Christian Rebecchi, del duo Nevercrew, racconta il rapporto tra pubblico e opere “a misura di città”: «È normale che possano scomparire, come succederà con la nostra a Lugano, ma sentiamo più sensibilità e interesse»
Pablo Togni e Christian Rebecchi, in arte «Nevercrew», oggi quarant’enni, hanno realizzato decine di opere murali
Jona Mantovan
04.09.2021 18:19

Un gruppo di balene, a Lugano, non ci sarà più. Anzi no. Sarà “più difficile da vedere”. L’oggetto in questione è il murale realizzato dal duo di artisti Nevercrew (Christian Rebecchi e Pablo Togni) in via Franscini, presto ostacolato”da un edificio che sarà costruito proprio lì di fronte. Sì, perché l’opera, per essere apprezzata, va guardata da una certa distanza, date le sue dimensioni. Quasi profetico, quindi, il titolo del lavoro. «Close Up», appunto. Letteralmente “Da vicino”. «È vero! Non ci avevo pensato! Destino, sembra sia proprio così», esclama Rebecchi, con un sorriso, dal suo studio casalingo nel Luganese (guarda il video allegato a quest’articolo). Si capisce che un po’ dispiace, insomma. «I nostri lavori non hanno la pretesa di essere eterni. Fanno parte di una realtà, quella urbana, in continuo mutamento. Certo, siamo rimasti sorpresi dalla velocità con la quale sono comparsi i “profili” che segnano il volume della nuova costruzione. In effetti, quel che facciamo non è da intendere per forza come un qualcosa di effimero». Tutto sommato, però, il fatto sembra anche aver “risvegliato” un certo interesse: «Sì, abbiamo ricevuto vari messaggi di persone dispiaciute per questa futura, chiamiamola pure... scomparsa. Ci sono stati alcuni proprietari di immobili che ci hanno contattato per informarsi e per capire come metterci a disposizione delle pareti da impiegare in qualità di “tele” di una nostra prossima opera», confida.

Proprietari che si fanno avanti proprio com’è successo a Locarno, in via Balestra, dove ora c’è un cetaceo firmato Nevercrew. «Abbiamo deciso di lavorare con il rapporto tra mondo meccanico-umano, in questo caso simboleggiato da una luce al neon la cui forma ricalca quella del grande mammifero marino, e il mondo naturale. Volevamo riflettere sul rapporto di dimensioni. Sulla percezione che l’uomo ha della sua importanza rispetto all’ambiente in cui vive». Un leitmotiv che fa parte dello stile Nevercrew da almeno una decina d’anni.

Locarno è stata cruciale per la nostra genesi. Negli anni Novanta, infatti, ospitava il “Graffiskate”, principale evento di graffiti e cultura hip-hop: è qui che siamo cresciuti e abbiamo iniziato a conoscere meglio questo mondo

«L’esecuzione si inserisce bene nel contesto e ora che ci penso richiama, con un gioco di linee curve, anche un altro bel murale, molto meno recente, realizzato su un edificio dietro l’angolo». La città di Locarno è stata anche cruciale, ricorda Rebecchi, per la genesi del duo di artisti. «Negli anni Novanta, infatti, ospitava il “Graffiskate”. Il principale evento di graffiti e cultura hip-hop».

Il murale in via Luini a Locarno, che richiama quello realizzato dietro l’angolo da Nevercrew
Il murale in via Luini a Locarno, che richiama quello realizzato dietro l’angolo da Nevercrew

È qui che Christian e Pablo muovono i loro primi passi. «Abbiamo conosciuto tantissime persone, abbiamo avuto modo di sperimentare, di crescere, di capire ancora meglio com’era questo mondo artistico, di cui già facevamo parte». Da Locarno verso una carriera artistica che li ha portati in tutto il mondo, senza mai fermarsi. «Mercoledì partiamo per la Francia. Realizzeremo un doppio murale su due palazzi, uno di fronte all’altro ma con una certa distanza tra loro. Ah! Quasi dimenticavo. Siamo appena tornati da Le Locle, dopo pubblico le foto su Instagram! Bellissima esperienza». In questo nuovo dipinto, realizzato nell’ambito del progetto “exomusée”, che ha lo scopo di portare, nell’arco di pochi anni, una cinquantina di interventi di arte urbana nella città della Svizzera francese—, si vede una sorta di “sfera di neve” (ormai sciolta e trasformata in acqua) capovolta con animali terrestri e acquatici ammassati come sardine in scatola. In alto, a testa in giù appunto, una grigia Le Locle che sembra sfidare la forza di gravità.

Secondo Rebecchi, per lo sviluppo dell’arte di strada è importante che ci sia il sostegno delle città, come appunto il caso di Le Locle. «È così che si sviluppa una certa sensibilità sul tema. Come ha fatto Lugano con l’iniziativa Arte Urbana, che ha portato in città numerosi artisti. È vero che il dibattito si sia acceso a causa della prossima “copertura” del nostro lavoro, ma in realtà è già da qualche anno che vediamo una certa attenzione per questo tipo di espressione artistica. Credo siano iniziative del genere a stimolare il desiderio di vederne altre. Più opere si realizzano in un certo luogo, più se ne parla e di conseguenza più sarà facile che ci sia uno stimolo per volerne di nuove». Il primo passo è sempre quello più difficile: «L’arte urbana fino a qualche tempo fa la vedevamo solo nelle fotografie. L’idea di praticarla e infine di realizzare un progetto serve proprio a superare un importante scoglio. Oggi è anche più facile lavorare in questa direzione».

Come sarà il futuro di Nevercrew? Riusciranno a reggere il ritmo? «La nostra creazione artistica è anche molto... fisica!», sottolinea Christian Rebecchi. «Certo, sentiamo la differenza ora che abbiamo quarant’anni, rispetto a quando erano trenta... Lavoriamo all’aperto con indosso pesanti imbragature di sicurezza a causa dell’altezza in cui operiaom. La gestualità è importante anche perché abbiamo a che fare con grandi superfici. Però è un piacere vedere la tua opera, l’impatto sulle persone e soprattutto il messaggio che cerchiamo di portare», conclude Rebecchi. Sì, ne vedremo ancora tante, delle loro balene. A dispetto di quelle che presto saranno coperte da un nuovo palazzo in via Franscini.

In questo articolo: