Il caso

«Lasciamo le nostre case per far spazio al futuro»

Castione: le testimonianze di due anziani che dovranno abbandonare le abitazioni in quanto su quei terreni sorgeranno le nuove Officine FFS - «All'inizio è stata dura, ma poi...»
Alan Del Don
04.05.2022 06:00

Non è rassegnazione, la loro. Tutt’altro. Certo, all’inizio è stata durissima metabolizzare una notizia che - non stiamo esagerando - ti cambia inevitabilmente la vita. Perché dover trovare una nuova casa, quando si è anziani, vuol dire cominciare daccapo. Ancora una volta, quando si sperava che ciò non dovesse più succedere. Lo faranno, perché altre soluzioni non ce ne sono. Lì, in zona industriale a Castione, dove abitano da decenni, sorgeranno le moderne Officine FFS. I lavori preparatori inizieranno nel marzo 2023. Il tempo scorre. Oggi è già domani. A distanza di quattro anni dalla comunicazione delle Ferrovie, il Corriere del Ticino ha risentito le famiglie che nei prossimi mesi saranno costrette a traslocare. La delusione di allora è stata in parte mitigata dalla consapevolezza che sì, possono farcela. Anche se il cuore piange e la ferita, forse, non si rimarginerà mai e poi mai.

Il giardino, i fiori, l’orgoglio

Jacqueline Cattaneo ha 86 anni. Vive nell’abitazione che orgogliosamente porta il suo nome dal 1980. Quarantadue anni. Un’eternità. Il marito è in casa anziani o, come sottolinea lei, «in ricovero». Non hanno figli. A fare compagnia a questa donna dal carattere forte e deciso è il cane. E un giardino da curare con meticolosità e fierezza. «Se viene il fotografo gli dica di immortalare la casa e i fiori, sono così belli...», ci dice. Complessivamente, fra dimora e terreno, situati proprio sotto il cavalcavia che dalla strada cantonale porta nell’area industriale, si tratta di poco meno di 2.000 metri quadrati. Una sciocchezza rispetto ai 150.000 che le FFS hanno riservato, come si dice in gergo, per insediare lo stabilimento produttivo più efficiente d’Europa.

«Posso restare fino a Natale, mi hanno detto. Con l’aiuto del nipote ho dovuto arrangiarmi per trovare un altro posto dove vivere. Andrò provvisoriamente in un appartamento in attesa che sia pronto quello che ho acquistato con i soldi che mi hanno dato le FFS», precisa Jacqueline Cattaneo. Le sue parole non celano tristezza. Nemmeno un po’. E neppure risentimento. «Mi rincresce, ovviamente. Dover lasciare la casa in cui vivo da quasi mezzo secolo fa male. Ma non posso fermare il progresso. Non voglio essere io quella che mette i bastoni fra le ruote ad un progetto così importante», conclude la nostra interlocutrice.

«Gli animali? Non so ancora»

Lasciamo via Industria per spostarci di 250 metri, verso nord. In via Galletto abita dal 1998 Damiano Vivacqua. Compirà 70 anni in settembre. Quando venne a conoscenza delle intenzioni delle Ferrovie era da poco andato in pensione. Pronto per godersela, come si suole dire. Rispetto a Jacqueline Cattaneo, lui dovrà fare armi e bagagli solo fra un anno. Gli ultimi dodici mesi nella casa che ha costruito con i soldi guadagnati in 45 anni di duro lavoro. «Ci è voluto un po’, ma alla fine ho trovato un accordo con le Ferrovie. Pagheranno me e mia figlia, che vive accanto (in totale il sedime è pari a 7.620 metri quadri; n.d.r.). Da uomo pragmatico ritengo che sia sempre meglio arrivarne ad una con le buone, senza tirarla per le lunghe», puntualizza.

Sta cercando un’altra sistemazione. «Il tempo non manca. È una seccatura, non lo nascondo. Ma preferisco ragionare in un altro modo. Diciamo che è il momento per dare una svolta alla vita», rileva Damiano Vivacqua. Ha l’hobby (anzi, meglio sarebbe chiamarla passione) per gli animali: 15 pecore, due cavalli e diverse galline. Che fine faranno? «In tutta onestà devo dirle che non lo so ancora. Nel 2017 avevo anche tre mucche. Le ho date via prima che venissi a sapere delle future Officine. Forse è stato un segno del destino, chissà».

Quelle vite che cambiano

Fra le migliaia di pagine che compongono il voluminoso incarto dei piani del sito industriale da 580,5 milioni di franchi - in pubblicazione fino al 24 maggio - figura pure l’elenco dei proprietari dei terreni. Fondi che sono stati o verranno espropriati. Semplici cittadini. Ma non solo. Anche aziende, società anonime, agricoltori, l’ente pubblico, le stesse Ferrovie. «Non faremo speculazione. Tutti quei sedimi ci servono», ha rassicurato la direttrice regionale Roberta Cattaneo in occasione della serata informativa svoltasi una settimana fa ad Arbedo. Ma dietro quei terreni ci sono soprattutto storie. E vite che cambieranno, come quelle di Jacqueline e Damiano.

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