Cultura e società

Le parole e le storie accendono la «Notte del racconto» in Ticino

In ogni angolo del Cantone, domani sera, sono state organizzate letture ad alta voce dedicate soprattutto ai bambini – Il tema scelto quest’anno è la «Metamorfosi» – Fosca Garattini Salamina: «Ormai è un appuntamento irrinunciabile, il cui successo stupisce persino noi»
Dario Campione
10.11.2022 20:45

Dalla parrocchia di Arbedo alle scuole di Viganello, dalla Biblioteca di Manno alle Corti di Riva San Vitale: sono 140 i luoghi della Svizzera italiana che domani sera, quasi d’incanto e grazie unicamente alle parole e alle voci, si trasformeranno in spazi fatati. Isole incantate (e incantatrici), unite idealmente tra loro dalla magia della letteratura.

È la Notte del racconto, esperienza che accomuna almeno due generazioni di ticinesi (è giunta alla 24. edizione).

«Possiamo facilmente parlare di tradizione - dice al Corriere del Ticino Fosca Garattini Salamina, direttrice dell’Istituto Svizzero Medie e Ragazzi (ISMR) - di un appuntamento ormai irrinunciabile, il cui successo quasi stupisce anche noi. D’altronde, ci sono genitori che da bambini hanno vissuto l’atmosfera unica della Notte del racconto e adesso la ripropongono ai propri figli», in una sorta di circolarità delle emozioni che raggruppa indistintamente grandi e piccini.

Condividere le emozioni

La Notte del racconto è probabilmente il più grande evento culturale svizzero: si svolge ogni anno in contemporanea, in tutto il Paese, il secondo venerdì di novembre ed è coordinato dall’ISMR (organo esecutivo della Fondazione Johanna Spyri), in collaborazione con la Fondazione Bibliomedia e l’Unicef.

«Leggere storie ai bambini e ai ragazzi - scrivono gli organizzatori in un comunicato - rafforza il piacere dello stare assieme, del condividere un’occupazione al tempo stesso ricreativa e formativa. Condividere un racconto o una lettura con altri permette di confrontarsi a viso aperto con il prossimo e di rivalutare la gioia del contatto diretto e dello scambio delle emozioni che le storie sanno accendere».

Nata in particolare per un pubblico di bambini, la Notte del racconto è diventata nel tempo una manifestazione per tutti. «Quest’anno dice ancora Fosca Garattini Salamina - ci sono tra i promotori anche centri diurni per anziani. Nulla di strano: il nostro obiettivo primario è la narrazione, ovvero sottolineare il piacere dell’ascolto e della condivisione della parola. Un piacere arricchente, che ai più piccoli offre pure vantaggi enormi a livello cognitivo».

Nessun limite, quindi, è stato posto a chi ha voluto aderire all’iniziativa. E in Ticino, come detto, sono stati 140 gli enti, le scuole, le associazioni, le biblioteche o i semplici gruppi spontanei che hanno organizzato una Notte del racconto, incentrata quest’anno sul tema della “Metamorfosi”, il passaggio di forma esteriore che garantisce il mantenimento di una propria identità. Argomento letterariamente vastissimo, come dimostra anche la bibliografia pubblicata dalla stessa ISMR sulle pagine del sito dedicate all’appuntamento del 2022. Impossibile, ovviamente, citare tutti gli autori consigliati. Interessante, invece, il fatto che a grandi classici siano stati accostati autori anche recenti, freschi di stampa, in una commistione di generi che spazia dalla fiaba all’enciclopedia mitologica, dall’intramontabile Pinocchio al visionario Alice nel Paese delle meraviglie, al più recente e amatissimo Harry Potter.

«Siamo esseri narranti»

Nella lunga stagione del COVID, così come altre iniziative, anche la Notte del racconto ha dovuto rinunciare alla “presenza”, ma non per questo ha abbandonato il legame con le storie e la loro magia. «Ci siamo organizzati diversamente - dice Fosca Garattini Salamina, riferendosi ovviamente alle forme alternative di raduni virtuali - il flusso delle parole, che danno speranza, non si è mai interrotto».

Tornano alla mente le considerazioni che papa Francesco ha fatto due anni fa in occasione della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali 2020. «Desidero dedicare il messaggio di quest’anno al tema della narrazione - scriveva il pontefice - perché credo che per non smarrirci abbiamo bisogno di respirare la verità delle storie buone: storie che edifichino, non che distruggano; storie che aiutino a ritrovare le radici e la forza per andare avanti insieme. Nella confusione delle voci e dei messaggi che ci circondano, abbiamo bisogno di una narrazione umana, che ci parli di noi e del bello che ci abita. Una narrazione che [...] riveli l’intreccio dei fili coi quali siamo collegati gli uni agli altri. L’uomo è un essere narrante. Fin da piccoli abbiamo fame di storie come abbiamo fame di cibo. Che siano in forma di fiabe, di romanzi, di film, di canzoni, di notizie, le storie influenzano la nostra vita, anche se non ne siamo consapevoli. Spesso decidiamo che cosa sia giusto o sbagliato in base ai personaggi e alle storie che abbiamo assimilato. I racconti ci segnano, plasmano le nostre convinzioni e i nostri comportamenti, possono aiutarci a capire e a dire chi siamo».

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