Ticino

Lega e UDC si alleano per i conti in pareggio

I democentristi hanno ritirato il proprio rapporto e firmato una nuova proposta assieme ai deputati di via Monte Boglia, con cui mirano ad approvare il preventivo e imporre al Governo di azzerare il deficit per il 2026 agendo solo sulla spesa - Chiesta pure l’eliminazione degli aumenti delle entrate di competenza del Parlamento
©Gabriele Putzu
Paolo Gianinazzi
09.12.2025 21:00

Non saranno quattro (come riferito la scorsa settimana), bensì tre i rapporti commissionali sul Preventivo 2026 che giungeranno la prossima settimana in Gran Consiglio. E questo perché – in sintesi – Lega e UDC, per finire, si sono alleate. Martedì scorso, infatti, i deputati di via Monte Boglia avevano annunciato che avrebbero presentato un loro rapporto sui conti cantonali, mentre quello dei democentristi era già stato presentato la settimana precedente. Tuttavia, in questi giorni i due partiti hanno trovato una convergenza (l’UDC ha ritirato il proprio rapporto) ed entrambi hanno firmato un rapporto stilato da Michele Guerra (Lega), Roberta Soldati (UDC) e Boris Bignasca (Lega). Insomma, hanno trovato un punto in comune e si presenteranno compatti in Parlamento, dove saranno discussi pure il rapporto di maggioranza targato PLR/Centro e l’altro rapporto di minoranza di PS/Verdi. Tre fronti politici, va ricordato, senza una solida maggioranza per far passare la propria versione del preventivo. E il finale, dunque, è ancora tutto da scrivere.

La proposta in dettaglio

Ma che cosa propone, dunque, la versione «Lega-UDC» dei conti del 2026? Sono diversi i punti chiave del rapporto (qui trovate la versione completa). In primis, spiega Michele Guerra, «diamo un chiaro mandato al Governo su che cosa fare». Ossia, puntare a raggiungere il pareggio di bilancio nel corso del 2026. La minoranza composta da Lega e UDC, leggiamo dalle conclusioni del rapporto, «in queste condizioni ritiene che il Parlamento non debba limitarsi a prendere atto del disavanzo e rinviare ancora l’avvio del processo di riequilibrio» e propone dunque «sì di approvare il Preventivo 2026, garantendo certezza di gestione e continuità dello Stato», ma al contempo impone «l’obiettivo del pareggio del conto economico, così da fare del 2026 il primo anno governato da un vincolo chiaro e verificabile». Si tratta, spiega ancora Guerra, «di tirare il freno d’emergenza, siccome sappiamo che seguendo la traiettoria che il Governo ci ha presentato con il Piano finanziario il treno andrà a schiantarsi». Detto altrimenti, la situazione è molto difficile, «il Piano finanziario presentato dal Governo è peggiore pure di quello presentato durante la pandemia» e «bisogna rendersene conto perché senza un intervento tempestivo si va verso aumenti di tasse e imposte». E quindi occorre agire. E farlo subito.

L’altro punto fermo dell’intesa trovata tra i due partiti riguarda – rileva ancora Guerra – «l’eliminazione di tutti gli aumenti delle entrate di competenza del Parlamento che sono stati proposti dal Governo (oltre che le misure che scaricano sui Comuni)». Si tratta di misure per 61,4 milioni (che porterebbero il deficit complessivo da azzerare a quota 158,8 milioni), tra cui figura anche l’aumento del 15% delle stime immobiliari. Oltre a ciò, la minoranza indica anche al Governo come dovrebbe ottenere il pareggio del conto economico: agendo unicamente sulla spesa dello Stato, senza aumentare le imposte e senza riversare oneri ai Comuni. E, nel fare ciò, il Governo dovrebbe pure allestire «un piano operativo entro 60 giorni dall’approvazione dei conti» e prevedere una «rendicontazione periodica alla Commissione della gestione e delle finanze». Lega e UDC lasciano dunque margine di manovra all’Esecutivo per individuare le misure per pareggiare i conti, ma allo stesso tempo un paio di misure di contenimento della spesa sono inserite nei vari decreti legge. In primis, la non sostituzione del personale partente nella misura del 50% (il Governo ha previsto «solo» il 10%). In secondo luogo, la richiesta di pareggiare i conti nel settore dell’asilo: ossia di spendere unicamente quanto viene versato da Berna.

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