Viganello

L’inconfondibile voce «della Valeria» lascerà Lo Stralisco

A tu per tu con Valeria Nidola, narratrice e storica titolare della libreria di via La Santa a Viganello, che va in pensione
© CdT/ Chiara Zocchetti
Chiara Nacaroglu
24.02.2020 06:00

Ci incontriamo tra i volumi colorati della sua libreria e quella che doveva essere un’intervista si trasforma presto in un racconto. A leggerlo è lei, come fa da una vita con la sua voce bassa, elegante, riconoscibile. In molti, luganesi e non solo, ascoltandola direbbero: «È la voce della Valeria». La Valeria («rigorosamente con l’articolo», dice) è Valeria Nidola, maestra, racconta-storie e libraia. Dopo aver lavorato con Claudio Origoni alla Libreria dei ragazzi di Mendrisio, la prima in Ticino, ventotto anni fa ha aperto Lo Stralisco a Viganello. «Perché proprio qui? Avevo segnato su una mappa di Lugano le librerie esistenti e puntato il dito dove non ce n’erano: era il quartiere di Viganello. E se oggi potessi decidere rifarei la stessa scelta». Dopo quarant’anni di lavoro, Valeria vuole andare in pensione e sta cercando qualcuno che rilevi la libreria perché, come ha scritto su Facebook, «Lo Stralisco non deve morire». Non è un segreto, nell’era dello shopping online i commerci fanno sempre più fatica, ma non la libreria in via La Santa. «Funziona come ha sempre funzionato, - spiega - io però voglio lasciare il lavoro di vendita e continuare a fare altro. Per animare questo luogo ho sempre fatto molte cose: corsi di formazione agli adulti, corsi nelle scuole, racconto storie, partecipo alle notti del racconto. Diciamo che vorrei andare in pensione dall’aspetto commerciale».
Una «farmacia letteraria»
Da quando ha annunciato l’intenzione di lasciare, in tantissimi sui social hanno condiviso ricordi legati ai racconti «della Valeria». Ma come fa - le chiediamo - a rimanere impressa nella memoria di tante persone? «Ho la fortuna di avere la voce bassa che calma e piace, ma il segreto è la serietà: sono una libraia secchiona e vorrei un mondo fatto di secchioni, ovvero di persone estremamente appassionate di quello che fanno», ci spiega per poi interrompersi e andare a cercare un libro. Lo apre e inizia a raccontarcelo per illustrare l’importanza, per tutti noi, di trovare qualcosa di cui appassionarsi, l’importanza di trovare qualcosa in cui eccellere. «È per questo - spiega - che quando vado a raccontare una storia, anche se l’ho già raccontata cento volte, la rileggo e la studio. Lo faccio per rispetto dei bambini che mi ascoltano». Il rispetto è anche quello che si percepisce tra i clienti della libreria nei confronti di questa maestra narratrice. «Chi viene qui lo fa per chiedere consigli, siamo un po’ una farmacia letteraria». «Siamo», perché Valeria non è sola in questa avventura. La accompagnano Anna, maestra di scuola dell’infanzia, e Federica, bibliotecaria. Tra gli episodi che più l’hanno toccata in questi anni c’è quello di una signora «un po’ burbera» che, dopo aver passato una mezz’ora a discutere di libri (ce ne sono anche per adulti), le ha detto «questa non è solo una Buchhandlung, una libreria, ma una Erlebnis, un’esperienza di vita». E di esperienza Valeria ne ha avuta tanta con i bambini. Ma cos’è cambiato - le chiediamo - in questi anni?

«I libri illustrati per bambini vivranno sempre - spiega - perché un bimbo piccolo per avere un’empatia letteraria ha bisogno di un libro in mano e di girare le pagine: sullo schermo l’empatia non ce l’hai». Poi però non tutti continuano a leggere... «Per invogliare un bambino che non legge mi prendo il tempo di presentare più libri. Quando un ragazzo è grande e non ha ancora scoperto la lettura ci deve essere stato un errore: a scuola ha letto un libro brutto, il nonno gli ha regalato «Il giro del mondo in ottanta giorni»... È quello che è successo a me fino a quando, a 17 anni, qualcuno mi ha regalato «Le parole per dirlo» di Marie Cardinal. Lì ho capito che dentro ad un libro ci può essere un’emozione, prima pensavo che ci fosse solo una grande noia».
Ragazzi di ieri e di oggi
Secondo Valeria, nonostante sia vero che i ragazzi di oggi sono più distratti da stimoli esterni come gli smartphone, «leggono tantissimo e questo grazie alle fantastiche biblioteche che hanno le scuole medie in Ticino. Queste permettono di fare esperimenti ed è fondamentale: un libro non è bello sempre e per tutti, un libro è bello se lo leggi quando hai voglia di quel libro». A chi vorrebbe lanciarsi nel mondo dei librai, Valeria dà lo stesso consiglio che anni fa ricevette da Roberto Denti, che cinquant’anni fa aprì la prima libreria per ragazzi in Italia, a Milano. «Alla mia domanda su come si fa a vendere libri per bambini, lui rispose: basta leggerli. E io aggiungerei che con i ragazzi che non leggono bisogna essere gentili, stare dalla loro parte». Prima di salutarci ci spiega l’importanza dell’immagine di un libro, ci mostra la copertina di un romanzo, «iBoy», e inizia a raccontarcelo. «E alla fine cosa succede?» chiediamo noi assetati di sapere cosa ne sarà del protagonista. «Lo sai che un libraio che dice il finale di un libro viene colpito da un fulmine?».