Estate

L'inflazione del gelato: «Ticino is very expensive»

I prezzi di coni e coppette aumentano trainati dalle materie prime - Cacao e pistacchio i «colpevoli» ma c'è anche l'effetto emulazione
Davide Illarietti
23.07.2025 20:01

C’era una volta il gelato a 2 franchi la coppetta. È ormai un ricordo d’infanzia. In realtà c’è ancora, da qualche parte, ma bisogna cercarlo con il lanternino. A Caslano ad esempio, alla gelateria San Domenico nel nucleo del paese i prezzi sono fermi da 15 anni. «Praticamente lo regaliamo» spiega il gerente. La coppetta piccola viene 2,50, ci stanno una o anche due palline. «Ai bambini a volte non lo facciamo nemmeno pagare».  

Ma in generale i prezzi dello sfizio estivo per eccellenza sono tutt’altro che congelati, in Ticino come altrove. Il cono è un termometro particolare dell’inflazione, perché è cumulativo come il «paniere» statistico o il simbolico carrello della spesa: contiene i rincari di diversi prodotti, dal latte alla frutta al cacao, e quando il gelataio decide che è il momento di alzare il prezzo (lo stesso per tutti i gusti, di solito) vuol dire che i costi a monte hanno superato una soglia psicologica di non ritorno.

Il record in piazza Riforma

In Italia - patria del gelato almeno nella sua versione moderna - l’associazione Federconsumatori ha calcolato che nel complesso il rincaro è stato del 9 per cento rispetto all’anno scorso, ma ampliando l’orizzonte temporale agli ultimi 23 anni si arriva a un poù 138 per cento. Nelle gelaterie sul lungolago di Como il cono-base costa anche 5 euro: lo scarto con il Ticino, a differenza di altri prodotti, in certi casi è nullo o quasi.

Sul lungolago di Lugano la pallina singola può costare 5.50 franchi, anche 6. La gelateria Chocolat è la più economica di piazza Riforma, e ha fissato l’asticella a 4 franchi. «Il prezzo è fermo da quando abbiamo rilevato l’attività, due anni fa» spiegano i titolari. Prima era a 3 franchi e 50. La verità è che più che il costo delle materie prime, spesso, a influire sono i prezzi altrui, che i commercianti sbirciano in continuazione («ci siamo basati sulla concorrenza, cercando di stare un po’ sotto, inutile negarlo»). Nella vicina gelateria Vanini la pallina è rincarata da 4.20 a 4.50 franchi due mesi fa («abbiamo dovuto, è aumentato un po’ tutto») mentre nella storica -9° in via al Forte il ritocco risale a tre anni fa (da 5 a 5.50 franchi) al tempo della «fiammata» inflazionistica post-Covid. «Quest’anno siamo riusciti a evitare ulteriori modifiche lavorando con i fornitori - spiega il gerente - ma è chiaro che se le materie prime aumentano e il latte in particolare, non possiamo che adeguarci».

«Very expensive»

Se ne accorgono anche i turisti, che arrivino dagli Stati Uniti (« but it tastes better», costa ma almeno è buono, sottolineano due ragazze) da Israele («very, very expensive») o dal canton Turgovia, dove «un cono si trova anche a due franchi» assicurano. «Qui è tre volte tanto e ogni anno aumenta». I gusti più «salati» sono cacao (più 500 per cento in un anno le quotazioni sul mercato internazionale) e pistacchio (30 per cento in Italia, il principale fornitore) che sono anche tra i più richiesti.

«Ma anche la frutta è aumentata, compresa quella proveniente da produttori locali» sottolinea Gerardo Rosiello, titolare della gelateria Nuovo Fiore ad Arbedo. «È chiaro che su altri gusti abbiamo un risparmio, ma uno a un certo punto deve fare una media e tirare le somme». Rosiello ha aperto nel 1991 e faceva pagare la pallina «due franchi o ancora meno» e in tanti anni ha dovuto ritoccare il prezzo più volte, l’ultima due anni fa (ora costa 3.80 franchi) e non esclude di doverlo fare anche l’anno prossimo. «È chiaro che dispiace, perché il cliente magari viene una volta anziché due, ma se le cose continuano in questa maniera non si può fare altrimenti».

Il pistacchio dolente

In generale nel Sopraceneri - almeno per quanto si può concludere dal nostro breve giro - i prezzi si attestano su livelli più bassi, come le temperature estive. Anche nella «perla» del Lago Maggiore Ascona si riesce a trovare ancora un gelato a 3.50 franchi, alla gelateria Da Pippo ad esempio. «In generale penso che sui rincari ci siano anche molte esagerazioni» relativizza il proprietario Leonardo Benedetti. «Va anche detto che ci sono molti gusti su cui i rincari non ci sono stati o comunque incidono pochissimo, come ad esempio limone, stracciatella, fiordilatte, che restano sempre molto richiesti». Il tasto dolente è in particolare il pistacchio, che «per il tipo di preparazione richiede un maggiore apporto di materia prima» precisa Benedetti. «Se tutti chiedessero il pistacchio sarei in perdita, per questo io come molti altri mi limito a prepararlo una volta al giorno. Quando è finito, è finito».

Se tutti i rincari siano realmente questione di sopravvivenza oppure, come lamentano le associazioni dei consumatori, di speculazione, è difficile dirlo. «Quando tutti porteranno la pallina a quattro franchi, allora lo farò anche io» ammette Benedetti. Un aumento tira l’altro e un gelato tira l’altro. Finché non si scioglierà in mano al consumatore.

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