Ticino

L’intricato rebus degli emendamenti e un finale ancora tutto da scrivere

Le trattative tra i partiti sul preventivo sono ancora in corso - L’appello del PS sul taglio ai sussidi di cassa malati è stato in parte accolto dal Centro, ma nel frattempo il PLR a sua volta ha presentato una «correzione» al rapporto di maggioranza
©Chiara Zocchetti
Paolo Gianinazzi
13.12.2025 06:00

Sarà un vero e proprio rebus, fatto di astensioni, emendamenti e compromessi la discussione sul Preventivo 2026 che lunedì pomeriggio prenderà avvio a Palazzo delle Orsoline. Allo stato attuale è impossibile prevedere come andrà a finire il voto finale nell’aula di Gran Consiglio. E, dietro le quinte, le trattative tra i partiti sono tutto fuorché terminate. Tutto, dunque, potrebbe ancora cambiare nel giro di poche ore. Malgrado ciò, è comunque possibile intravvedere alcune tendenze. O, perlomeno, alcuni possibili scenari, più plausibili di altri.

Oggi come oggi, sappiamo con certezza solo che sui banchi del Parlamento saranno presenti tre rapporti commissionali: quello di maggioranza targato PLR-Centro e due di minoranza; uno di PS-Verdi, l’altro di Lega-UDC.

I tre fronti in sintesi

Il primo rapporto, quello di PLR-Centro, è essenzialmente il più «filo-governativo». Propone di approvare il documento dell’Esecutivo, ad eccezione dell’aumento dell’imposta di circolazione. E chiede al Governo di presentare entro il 1. febbraio un messaggio per l’entrata in vigore e il finanziamento delle due iniziative popolari votate il 28 settembre.

Il rapporto di Lega e UDC chiede invece al Governo di puntare al pareggio di bilancio nel 2026 (azzerando il deficit di 97,5 milioni preventivato dall’Esecutivo), agendo unicamente sulla spesa. E chiede l’eliminazione di tutti gli aumenti delle entrate di competenza del Parlamento. Più puntualmente, poi, propone di tagliare nel settore dell’asilo e di non sostituire il personale partente nell’amministrazione cantonale nella misura del 50% (il Governo ha previsto il 10%).

Sul fronte opposto, PS e Verdi propongono lo stralcio di diversi tagli del Governo, tra cui quello ai sussidi di cassa malati (su cui torneremo) e, al contempo, chiede un aumento delle stime immobiliari più importante(20% al posto del 15% proposto dal Governo) e di aumentare le aliquote dell’imposta sulla sostanza. Inoltre, propone di inserire a preventivo l’arrivo di 80 milioni dalla BNS e, sul fronte delle iniziative popolari sulle casse malati, ne propone l’entrata in vigore parziale già dal 2026.

Il primo inghippo

Ora, fatta questa premessa, l’altra certezza delle discussioni sul preventivo è che nessuno di questi tre fronti ha effettivamente i numeri per essere approvato in aula. Non esistono, detto altrimenti, maggioranze solide.

La «resa dei conti», sia come sia, in aula potrebbe concretamente presentarsi in due momenti distinti. Il primo dei quali avverrà dopo le discussioni iniziali (durante le quali tutti i partiti prenderanno posizione) e dopo quelle sui singoli dipartimenti. A quel momento, in concreto, si tratterà di votare il rapporto di maggioranza: ossia di svolgere una sorta di voto «d’entrata in materia». Non dovesse essere approvato, allora si procederebbe con un voto per decidere quale dei due rapporti di minoranza portare avanti. Ma a quel punto, va detto, il «pasticcio» sarebbe servito: nessuno dei due rapporti di minoranza ha realisticamente la possibilità di essere approvato nel voto finale. E quindi il preventivo verrebbe bocciato, mandando tutto l’apparato statale in «gestione provvisoria». Proprio per questo motivo, allo stato attuale in pochi credono all’eventualità di una bocciatura del rapporto di maggioranza. Che con qualche astensione dovrebbe (ma il condizionale è d’obbligo) superare questo primo scoglio. Anche perché la parte interessante – e quella su cui si stanno concentrando ora le discussioni tra i partiti – arriverebbe subito dopo.

L’altro scoglio

Superato il primo scoglio, infatti, si passerebbe all’esame dei vari decreti legge presenti nel preventivo. Tradotto: si passerebbe agli emendamenti. Ed è a questo punto che dovrebbe iniziare la «vera» partita: in base a come saranno modificati i decreti legge tramite gli emendamenti, i partiti si (ri)posizioneranno in vista del voto finale, quello decisivo. La partita, va poi detto, alla luce della ventina di emendamenti proposti da diversi partiti, molti dei quali saranno bocciati senza molti giri di parole, dovrebbe giocarsi in gran parte (ma non solo) su un paio di questioni, in primis sul tema delle casse malati. Sì, perché il PS questo giovedì ha presentato una serie di emendamenti, due dei quali riguardano proprio questo tema: uno propone lo stralcio del taglio ai sussidi proposto dal Governo (per 6,5 milioni), l’altro chiede l’introduzione parziale della sua iniziativa popolare a condizione che arriveranno i soldi dalla BNS. Il PS, tra le righe, ha fatto quindi capire che se la maggioranza dovesse sostenere questi emendamenti (o almeno quello sui sussidi) potrebbe a sua volta restituire il «favore», astenendosi nel voto finale e permettendo così al rapporto targato PLR-Centro di avere la meglio.

Sul fronte dello stralcio ai sussidi – abbiamo appreso proprio oggi – il PS potrebbe trovare un alleato perlomeno nel Centro. Partito che, come spiegatoci dal presidente Fiorenzo Dadò, presenterà a sua volta un emendamento molto simile: chiederà di stralciare il taglio, perlomeno per il 2026, a patto che arriveranno i soldi dalla BNS. «Per noi – afferma Dadò – è una questione di responsabilità. Sui sussidi, come avevamo già fatto lo scorso anno, se arrivano i soldi dalla BNS siamo d’accordo (ndr. con il PS), tanto è vero che abbiamo presentato un emendamento in questo senso, e ci auguriamo che il PS lo voti». Per quanto riguarda le iniziative popolari, però, «non si possono approvare soluzioni dell’ultimo minuto: aspettiamo che il Governo, come chiesto assieme al PLR, presenti entro il 1. febbraio un messaggio». Come dire: c’è apertura sui sussidi, non sull’iniziativa.

Ma resta ovviamente da capire come il PS prenderà il fatto che il Centro ha presentato un emendamento molto simile al suo, seppur in parte smussato. Lo sosterrà, accontentandosi? Oppure punterà tutto sul proprio emendamento?

E resta anche da capire come l’emendamento del Centro (di fatto una «correzione» al rapporto di maggioranza) sarà accolto dagli «alleati» del PLR che – non è certo un mistero – non hanno visto questa mossa di buon occhio.

Un’altra variabile

Il rebus degli emendamenti, però, non è finito qui. Già, perché proprio oggi anche il PLR ha a sua volta depositato un emendamento, corregendo dunque anch’esso il rapporto di maggioranza, con il quale chiede che la non-sostituzione del personale partente venga effettuata nella misura del 20% (al posto del 10% proposto dal Governo). Un’idea che molto probabilmente incontrerà i favori di Lega e UDC, ma che non sarà certo apprezzata dal PS.

Anche qui, soprattutto se questo emendamento dovesse essere approvato in aula – magari assieme a quello dei sussidi – resterebbe da capire come il PS si riposizionerà nel voto finale.

Tutto ciò, tenendo conto che la Lega non pare intenzionata a scendere a compromessi, come spiegatoci dal capogruppo Boris Bignasca: «Sosterremo il nostro rapporto e basta. Senza emendamenti. Tutto quello che volevamo dire lo abbiamo detto». Per la Lega, infatti, «è un preventivo spostato a sinistra, con un deficit di 100 milioni e 60 milioni di tasse in più. E dunque insostenibile». Ma anche tenendo conto che il PLR, alla luce degli emendamenti presentati in questi giorni, non ha ancora determinato la sua strategia. «No comment. Fino a lunedì è impossibile dire come evolverà la situazione», ci ha detto il capogruppo Matteo Quadranti.

Insomma, le questioni aperte non mancano di certo e le trattative non sono concluse. E come sempre, alla fine, i partiti si conteranno in aula.

Correlati
Dal PS un appello al Gran Consiglio, «rispettate la volontà popolare»
In vista del dibattito sul preventivo i socialisti presentano cinque emendamenti - Tra le proposte spicca lo stralcio del taglio ai sussidi per i premi di cassa malati e l’applicazione parziale dell’iniziativa votata il 28 settembre - Le proposte potrebbero giocare un ruolo nel voto finale per approvare i conti