L’investimento di AIL in Alpiq finora ha fruttato 67 milioni

Nel presentare il recente Piano finanziario, il Municipio di Lugano ha anche illustrato come intende «controbilanciare il massiccio programma d’investimenti» tramite «rivalorizzazioni» per oltre 300 milioni di franchi da qui al 2033. Una cifra che la Città auspica di ottenere vendendo edifici o altre proprietà ritenute, nelle parole del capodicastero Finanze Marco Chiesa, «non strategiche». Vale a dire che una loro alienazione non avrà «effetto diretto sui servizi erogati e sulla fruizione da parte della cittadinanza». Di questa manovra, un terzo – 104 milioni – riguarda una singola voce: la vendita della partecipazione di AIL SA (Aziende industriali Lugano) in Alpiq, prevista per il 2033. Nelle righe che seguiranno vedremo come è nato questo investimento, cosa ha significato per AIL e per la Città, perché il 2033 potrebbe essere un buon anno per uscire da Alpiq e quanto è realistico l’incasso da parte della Città di esattamente 104 milioni (per citare un vecchio stato di Facebook: è complicato).
Storia ed effetti dell’avventura
L’ingresso di AIL in Alpiq è storia di inizio secolo ed è figlia della decisione repentina di UBS nel 2004 di liberarsi delle azioni della società Motor Columbus, che aveva una quota di maggioranza in Atel (Aare e Ticino SA di Elettricità), che poi confluirà in Alpiq a inizio anni Dieci. L’operazione all’epoca fece molto discutere anche perché creò frizioni tra AIL e AET (Azienda elettrica ticinese), con quest’ultima che infine rinunciò all’investimento. Allora ai vertici di AIL sedevano il sindaco di Lugano Giorgio Giudici e il municipale Giuliano Bignasca, e quest’ultimo sul Mattino spinse parecchio per l’ingresso di AIL in Atel, auspicando addirittura che si investisse in una quota maggiore.
«Per AIL – ricorda l’attuale presidente della direzione Angelo Bernasconi, da noi interpellato - l’acquisto della partecipazione aveva il preciso intento di un investimento industriale. Da un lato c’era la volontà di acquistare il pacchetto azionario della Società elettrica sopracenerina, in mano ad Atel; dall’altro c’era la ricerca di un collegamento a una società di produzione, com’era Atel, che potesse permettere l’acquisto di energia elettrica a condizioni vicine al costo di produzione».
La cosa riuscì a metà: «Come sappiamo, il primo intento è fallito per la contrarietà dei principali Comuni serviti del Sopraceneri che, con AET, si sono poi fatti avanti per la ripresa del pacchetto azionario della SES». AIL riuscì per contro ad ottenere l’acquisto di energia a costi contenuti, e in questo senso l’investimento ha contribuito a fare le fortune dell’azienda. La cosa era emersa già a inizio anni Dieci, in un momento di difficoltà di Alpiq che fece agitare la politica luganese, soprattutto a sinistra, e che portò effettivamente alla svalutazione del titolo, costringendo AIL a registrare nei bilanci quella che potremmo definire una perdita contabile. Al netto di ciò, spiega Bernasconi, «già nel 2013 si era evidenziato che la somma tra investimenti, svalutazione del titolo, benefici derivanti dal contratto di fornitura di energia e valore residuo della partecipazione desse dei valori positivi».
A oltre un decennio di distanza il segno più si è ulteriormente rafforzato. A fronte di un prezzo d’acquisto della partecipazione di 106 milioni di franchi, oggi l’effetto cumulato del contratto di fornitura è pari a circa 173 milioni, cosa che dà un valore netto dei benefici pari a 67 milioni. «Tengo a precisare – dice Bernasconi - che dei menzionati 173 milioni, ben 106 sono andati a beneficio dei clienti con servizio universale (quindi i piccoli consumatori in situazione di monopolio). Si può quindi affermare che l’investimento iniziale ha già generato benefici al cliente vincolato per un pari valore».
Il colosso registra grossi utili
In tutto questo, AIL ha ovviamente ancora le azioni Alpiq: «La partecipazione è nei nostri conti al valore simbolico di 1 franco. Il capitale proprio di Alpiq Holding SA a fine 2024 si attestava a quasi cinque miliardi. La quota detenuta da AIL è dell’1.79%, che corrisponde a 89 milioni di franchi». Una cifra che in ogni caso è destinata a cambiare da qui al 2033: «Il valore della partecipazione con la proiezione dei potenziali flussi di cassa futuri potrebbero dare dei risultati superiori, considerando in particolare i rapporti finanziari di Alpiq degli ultimi due anni”» La Holding viene infatti da un ottimo biennio contrassegnato da importanti utili netti (606 milioni nel 2024). Vi è poi da considerare che la partecipazione di AIL è minoritaria. Questo significa, spiega Bernasconi, «che in un’ipotetica vendita dovrebbe essere scontata di un fattore di cui oggi è difficile giudicare l’entità».
«Guardando la partecipazione con gli occhiali di Lugano – precisa il nostro interlocutore - i benefici che AIL SA potrebbe ottenere a favore del proprio azionista passano in ogni caso attraverso l’erogazione di dividendi. Sia in caso di benefici economici realizzati sul mercato libero dell’energia elettrica, sia in caso di vendita della partecipazione in Alpiq».
Approfittarne sino all’ultimo
La prospettata vendita è indicata per il 2033, che non è una data peregrina. Ora di allora il rapporto fra AIL e Alpiq potrebbe cambiare a dipendenza da molti fattori. Bernasconi lo spiega così: «Il contratto di fornitura di energia che abbiamo in essere con Alpiq presuppone che AIL sia azionista. È il motivo che rende la partecipazione di tipo industriale èd è quindi strettamente legata a un obiettivo strategico. Il contratto di fornitura si estende fino all’ottobre 2031, e fino ad allora vogliamo cogliere i benefici industriali, che potrebbero includere anche dei risvolti positivi in ottica di dividendi. Allo stato attuale sembra molto difficile poterlo prolungare alle stesse condizioni. Anzi, alcune società che non hanno questo tipo di partecipazione da anni cercano di ottenerla, ma senza successo. Inoltre la futura strategia dell’Alpiq, a seguito delle riversioni e dell’uscita dal nucleare potrebbe cambiare». Se si considera che «per la Direzione di AIL la partecipazione in Alpiq è considerata come un investimento industriale, da cui poter trarre dei vantaggi operativo-finanziari», verrà quindi probabilmente meno proprio l’incentivo industriale a stare in Alpiq.
