L'Italia estraderà un uomo coinvolto nella sparizione di bolidi in Ticino

Nelle scorse settimane il Ministero pubblico ha ottenuto l’estradizione dall’Italia di un 34.enne straniero sospettato, assieme ad altre persone, di essere coinvolto nell’appropriazione indebita di alcune vetture di lusso in Ticino di cui si erano perse le tracce all’estero fra giugno e dicembre 2022. L’uomo, sospettato anche di riciclaggio, attualmente non si trova ancora in detenzione in Ticino, ci comunica il Ministero pubblico. La cosa curiosa al riguardo è che la procedura d’estradizione è approdata di recente in Italia di fronte alla Corte di Cassazione, l’ultimo grado di giudizio nella Penisola. E questo per fortuna della Procura ticinese, che altrimenti avrebbe rischiato di non vedersi consegnato il sospettato sino al 2028. Un Tribunale precedente aveva infatti sì concesso l’estradizione, ma solo dopo che l’uomo avesse smesso di scontare una pena comminatagli in Italia per rapina ed evasione (i fatti risalgono al 2011 e al 2017), cosa che accadrebbe a fine 2028. Oltre ciò il 34.enne ha altri due procedimenti pendenti, a Perugia: entrambi per appropriazione indebita, truffa, falso e ricettazione. La Cassazione, in tutto ciò, ha sostanzialmente deciso che l’estradizione può avvenire immediatamente. O, meglio, che un’eventuale sua sospensione è di pertinenza del Ministero dell’Interno e non dei Tribunali. Un intervento del Ministero sembra improbabile, e l’uomo è dunque atteso in Ticino.
Un caso a sé
Stando a nostre informazione, la sottrazione di auto di lusso in oggetto non è legata agli altri casi di cui si è parlato in queste pagine negli ultimi mesi. Uno aveva visto condannato un uomo nell’ambito dell’appropriazione indebita di una Lamborghini probabilmente poi smontata nel foggiano, mentre l’altro aveva portato in carcere cinque persone (poi rilasciate) sospettate di aver stipulato contratti di leasing con un istituto di credito per acquistare automobili di lusso che poi erano noleggiate in Italia. Alcune di queste vetture sarebbero poi sparite. In sede d’inchiesta, l’indagato principale avrebbe fornito parziali ammissioni, ma avrebbe negato di aver volutamente fatto sparire le auto.