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«Lo spirito della mozione non è statalizzare i taxi»

l deputato dell’UDC ed ex municipale Tiziano Galeazzi non condivide la posizione del Governo, contrario alla sua proposta
© CdT/ Chiara Zocchetti
Red. Lugano
24.11.2025 21:43

«Lo spirito della mozione non è certo statalizzare i taxi e farli diventare pubblici in un’economia di Stato». Non nasconde la sua perplessità Tiziano Galeazzi, granconsigliere dell’UDC ed ex municipale di Lugano, che insieme alla collega Roberta Soldati aveva inoltrato un atto parlamentare per regolare questo servizio. Il Consiglio di Stato ha invitato il Gran Consiglio a non darvi seguito poiché la proposta «andrebbe a toccare in modo tangibile le attuali autonomie comunali nel definire e gestire le peculiarità locali». Una posizione che Galeazzi non condivide: «Il mercato resterebbe libero e indipendente, ma sarebbe meglio gestito, con un maggior controllo sulla qualità, sui prezzi e sulla sicurezza». A suo dire, una regolazione necessaria: «L’intero servizio sarebbe più territorializzato, con tariffe chilometriche uguali per tutti. Pareggiandole, verrebbe a cadere la concorrenza spietata». Secondo il parlamentare democentrista «si potrebbero creare, se non una centrale unica, due enti, uno nel Sopraceneri e uno nel Sottoceneri che stabiliscano regole e tariffe. Questo porterebbe a una parità di trattamento nei confronti di tutti i tassisti». Il mercato regolerebbe l’intero settore ma lo renderebbe anche più attrattivo e senza tutte quelle divergenze che fino ad oggi ha subito. Una svolta di questo genere, rileva Galeazzi, sarebbe necessaria anche a Lugano, città dove non sono mancate le tensioni, frutto di una convivenza non sempre pacifica e di un mercato con oltre 200 professionisti a «contendersi» il territorio, tra tassisti che hanno ottenuto l’autorizzazione della Città e chi no.

La palla è ora nel campo di una Commissione e del Gran Consiglio, cui spetta l’ultima parola. Il Governo, dal canto suo, non ritiene «di dover percorrere a priori la via indicata della “cantonalizzazione”, lasciando la possibilità di avere sul territorio cantonale soluzioni diverse che rispecchiano le esigenze delle varie regioni. Anzi, in considerazione anche delle recenti modifiche legislative di Zurigo e Berna, che favoriscono una liberalizzazione e semplificazione delle procedure, si ritiene più adeguato lasciare spazio alla legge della domanda e offerta anche in questo ambito», si legge nel relativo messaggio. Una gestione accentrata tramite una centrale operativa (o centrali operative) gestita da privati – rimarca inoltre il Governo – rientra nella libertà di commercio e di organizzazione di coloro che desiderano offrire il servizio di taxi». Per Galeazzi, però, «il Cantone non ha forse capito lo spirito della mozione che non chiede di inserirlo nell’Amministrazione cantonale, ma regolandolo con una “governance” e con un concorso pubblico, lasciando poi che l’economia privata prenda la gestione e gestisca la rete dei taxi in Ticino secondo chiare regole. Forse anche a Lugano questo punto è sfuggito o non è stato compreso. Basti prendere l’esempio di New York con gli “yellow cabs”».

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