L'ora della verità per Villa Violetta

Iniziato il processo per il falso rogito dell'immobile di Castagnola
fotogonnella
Red. Lugano
06.10.2015 19:37

LUGANO - Atto d'accusa nuovo, giudice nuovo ma stessi attori e soprattutto accuse immutate. La discussa compravendita di «Villa Violetta» è tornata pesantemente in aula oggi a distanza di quasi quattro anni da quando, il 28 novembre 2011, l'allora giudice Claudio Zali bloccò il primo dibattimento rinviando l'intero dossier al procuratore pubblico Arturo Garzoni. Alla sbarra l'avvocato (ed ex granconsigliere PPD) Yasar Ravi unitamente all'ex proprietaria, a un fiduciario, a un notaio e all'acquirente, un petroliere britannico, unico assente, difesi dagli avvocati Mario Molo, Luigi Mattei, Fulvio Pelli, Monica Marazzi e Tuto Rossi e accusati di falsità in atti formati da pubblici ufficiali, istigazione e complicità al medesimo reato, falsità in documenti, frode fiscale, complicità in amministrazione infedele e conseguimento fraudolento di falsa attestazione.La vicenda, che risale al 2005, ruota attorno a una serie di presunte irregolarità avvenuta nella stesura degli atti per il passaggio di proprietà di una lussuosa costruzione a Castagnola (Villa Violetta appunto) da parte di due coniugi (zurighese lei, inglese lui) alle prese con un burrascoso divorzio. Secondo l'accusa la donna avrebbe fatto allestire due contratti, uno per l'immobile e l'altro per l'arredamento, allo scopo di ridurre il guadagno dichiarato dalla cessione, destinando così all'ex consorte una quota inferiore al dovuto. Per fare questo il valore della struttura, pari a 9 milioni di franchi (poi effettivamente versati dall'acquirente), era stato portato artificialmente a 6,5 milioni, mentre era stato allestito un contratto parallelo per del mobilio di lusso (risultato inesistente) valutato 2,5 milioni.