«L’ospedale universitario è vitale per IRB e IOR»

Il presidente della Fondazione per lo IOR Franco Cavalli, oncologo di fama internazionale, caldeggia la realizzazione di un ospedale universitario lanciata su queste colonne dal direttore dell’Istituto di ricerca in biomedicina di Bellinzona Davide Robbiani. Lo abbiamo intervistato: il fil rouge è la ricerca.
L’Istituto oncologico di ricerca (IOR) nel 2023 festeggerà i 20 anni di attività. Oggi conta 8 gruppi di ricerca ed un centinaio di ricercatori. Quanto sono importanti nel vostro campo le collaborazioni, penso in primis a quelle con l’Istituto di ricerca in biomedicina (IRB) e con i laboratori di ricerca dell’Ente ospedaliero cantonale?
«Il principale tema di ricerca dell’IRB è l’immunologia umana. Siccome gli aspetti immunologici diventano sempre più importanti anche nella ricerca oncologica, è normale che le collaborazioni stiano rapidamente aumentando. Già ora abbiamo un gruppo di ricerca affiliato ad entrambi gli istituti, presto ne avremo diversi altri. Con i laboratori dell’EOC la collaborazione è avviata e dovrebbe intensificarsi adesso che siamo sotto lo stesso tetto. Già ora abbiamo, ad esempio, un programma comune sul microambiente intestinale. Sia per l’IRB sia per noi è poi di estrema importanza la vasta rete di collaborazioni creatasi a livello internazionale».
In occasione dell’inaugurazione, a fine novembre, della moderna sede all’ex campo militare di Bellinzona è già stata ventilata la possibilità di realizzare un complesso gemello a fianco: c’è veramente un concreto bisogno di ulteriori spazi?
«In 20 anni i nostri due istituti, partendo praticamente da zero, sono diventati centri di eccellenza e contano ora quasi 250 ricercatori. Se proiettiamo questa velocità di crescita nel futuro, è evidente che a breve scadenza avremo bisogno di ulteriori spazi. Per noi dello IOR la nuova sede è già ora stretta: perciò, contrariamente a quanto avevamo previsto qualche anno fa, abbiamo dovuto mantenere in affitto gli spazi che avevamo lì vicino, in via Pometta, dove tra l’altro pensiamo di posizionare nel 2023 il nono gruppo di ricerca per il quale dovremmo a breve pubblicare un concorso per la posizione di responsabile. L’unica mia vera preoccupazione è l’esclusione attuale della Svizzera dai programmi di ricerca europei, di cui stiamo già subendo i primi contraccolpi. Se non si risolve, temo che la nostra dinamica di crescita ne soffrirà parecchio».

Nell’intervista che ci ha concesso lo scorso 17 febbraio il direttore dell’IRB Davide Robbiani ha messo sul tavolo l’idea di sviluppare «un ospedale universitario vero e proprio», così da poter dare alla ricerca la giusta importanza. Cosa ne pensa? Il nosocomio che sorgerà entro il 2030 alla Saleggina potrebbe essere la soluzione ideale?
«Davide Robbiani ha ragione: è da un po’ che anche io sto battendo il chiodo, soprattutto con la direzione dell’EOC, dell’assoluta necessità di sviluppare “un ospedale universitario vero e proprio”. Ne va in buona parte del futuro di IRB e IOR. Mi spiego con un esempio. Su mandato del Governo vodese ho seguito per quasi un decennio lo sviluppo di quello che è ora il principale centro di ricerca oncologica in Svizzera, il Cancer Center Lausanne. In questa realtà convergono l’università, il dipartimento di ricerche oncologiche del Politecnico, e l’ospedale universitario CHUV, attorno a cui ruota tutta la struttura. Si pensi che solo per permettere lo sviluppo di una certa terapia immunologica contro il cancro, lo Stato vodese ha investito ben 30 milioni in un’operazione gestita dallo CHUV. Queste sono le realtà con le quali anche il Ticino deve, che lo voglia o no, confrontarsi».
Vede di buon occhio l’eventuale insediamento di laboratori di ricerca del Politecnico federale di Zurigo nel futuro comparto delle Officine FFS in città? Quali sinergie sono possibili?
«Certo, tutto quello che può aumentare la massa critica dei ricercatori a Bellinzona è benvenuto. Il Politecnico federale di Zurigo è una realtà estremamente importante per noi: già ora abbiamo contratti di collaborazione, professori in comune, eccetera. L’ideale sarebbe portare a Bellinzona laboratori di scienze esatte (per esempio chimica) che possano permettere in un futuro non troppo lontano di completare la Facoltà di medicina con il bachelor, che si basa su queste scienze, mentre per intanto ci si è dovuti limitare al master, legato soprattutto alla clinica».
Il prossimo 10 marzo alle 17 si terrà, in modalità virtuale, la terza edizione della «Castelgrande Lecture». Il pubblico potrà dialogare con il professor Riccardo Dalla Favera che dal 1999 ricopre la carica di direttore dell’Institute for Cancer genetics alla Columbia University di New York. Dall’anno prossimo l’evento sarà organizzato dalla neonata associazione Bios+ che raggruppa IRB e IOR. Ospiti prestigiosi e idee chiare: Bellinzona ha le carte in regola per diventare un centro di ricerca delle scienze della vita riconosciuto in tutto il mondo?
«Riccardo Dalla Favera è anche il presidente del comitato internazionale che supervisiona i nostri piani di ricerca. Nel rapporto stilato dopo l’ultimo sopralluogo di un paio di mesi fa i commissari hanno certificato la crescente eccellenza di quanto stiamo facendo. Lo testimonia anche il fatto che l’anno scorso, quando abbiamo messo a concorso il posto di responsabile dell’ottavo gruppo di ricerca, abbiamo ricevuto ben 42 candidature da tutto il mondo, di cui almeno una ventina di ottima qualità. Credo che queste cifre siano più eloquenti di tanti discorsi».

Il ritratto
Franco Cavalli non necessita certo di presentazioni. Classe 1942 - ex consigliere nazionale per una dozzina d’anni, oncologo di fama internazionale - è presidente della Fondazione per l’Istituto oncologico di ricerca di Bellinzona, professore titolare di oncologia medica alla Facoltà di medicina di Berna e professore onorario in alcune università estere. Nel 1978 ha creato il Servizio oncologico cantonale che, nel 1999, è diventato l’Istituto oncologico della Svizzera italiana con sede in città. Attualmente è alla testa pure del comitato scientifico dell’European school of oncology e del World oncology Forum.
