Diatriba risolta

Luce verde dal Tribunale federale ai maxi serbatori di Sonvico

Lugano vittoriosa: potrà costruire le due strutture che serviranno i quartieri di Sonvico, Villa Luganese e Cadro - Una ventina di ricorrenti, soprattutto confinanti, ha combattuto l’opera ritenendola troppo voluminosa e figlia di una procedura opaca
©Bonetti Bonetti Regazzoni Architetti
Federico Storni
06.12.2025 06:00

Era il 10 febbraio del 2020 quando il Consiglio comunale di Lugano, all’unanimità, sbloccava 3,1 milioni di franchi per realizzare «un nuovo serbatoio per l’acqua potabile» in località Bignö, a Sonvico, su un terreno di proprietà comunale dove ora sorge un magazzino, nei pressi delle Scuole elementari e di fronte ad alcune palazzine di recente costruzione. Ora, quasi sei anni dopo, la Città può finalmente costruirlo. O, meglio, costruirli, perché i serbatoi saranno due. Il Tribunale federale ha infatti sancito, con sentenza pubblicata giovedì, che le procedure sono state svolte correttamente, per lo scorno della ventina di persone, soprattutto confinanti, che ha combattuto la loro realizzazione fino all’ultimo grado di giudizio.

Critiche pretestuose

I serbatoi sono necessari per garantire l’approvvigionamento idrico dei quartieri di Sonvico, Cadro e Villa Luganese. Ospiteranno l’acqua tratta dalla zona bassa della Città grazie a due stazioni di pompaggio, una a Ponte di Valle e una in zona Stampa. Già nella sua richiesta di credito il Municipio parlava di un’opera «paesaggisticamente delicata». Cosa che era stata risolta decidendo di erigere «due monoliti che si presentino come corpi astratti inseriti in uno spazio verde sistemato a prato». Per attenuare il loro impatto si è deciso di renderne "verdi" le pareti (sui tetti invece impianti fotovoltaici), di smussarne gli angoli e di ruotarne i volumi rispetto agli edifici vicini. Misure giudicate però insufficienti dai ricorrenti, preoccupati dal grande impatto paesaggistico dei serbatoi, alti 8,5 metri, con lati di 13. Ricorrenti che lamentavano inoltre una procedura piuttosto opaca, affermando ad esempio di non aver ricevuto notizia della modifica semplificata del Piano regolatore (effettuata nel 2016) necessaria per costruire i serbatoi. Per il Tribunale federale però tutte le autorità giudicanti hanno usato correttamente il loro arbitrio in materia (interessante questa considerazione: «Quando si tratta di esaminare l’applicazione di clausole estetiche, il Tribunale federale si impone un certo riserbo nell’apprezzamento di circostanze locali, meglio conosciute dalle autorità cantonali e comunali»). Quanto ai dubbi sulla procedura: «La critica generale secondo cui il Comune, in quanto istante in licenza, avrebbe condotto "alla chetichella" la pianificazione e la successiva procedura edilizia, scegliendo soluzioni dettate unicamente da propri interessi, risulta pretestuosa».

Non ci sono alternative

Da noi contattata, la capodicastero Servizi Urbani Karin Valenzano Rossi conferma la volontà della Città di realizzare i serbatoi, «non essendoci comunque alternative valide». L’avvio dei lavori potrebbe avvenire ancora nel 2026, ma «ci sono alcuni aspetti logistici e organizzativi da approfondire». Intanto nelle scorse settimane la Città, tramite AIL che le gestisce l’acquedotto, ha pubblicato la domanda di costruzione per un altro serbatoio a Sonvico, in zona «Sassell». Esso, si legge nella documentazione «permetterà di alimentare direttamente la zona di pressione di Sonvico alta, oltre a garantire la riserva antincendio per Sonvico e per Cadro».

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