Lugano, il tartarugo sorpassa il Municipio: no alle zone 30

(Aggiornato)
Alla
fine, l’ha spuntata il tartarugo. La mascotte scelta dal comitato referendario,
con capofila Lega e UDC, ha conquistato i luganesi, i quali ad ampissima
maggioranza (66,29%) hanno detto no al progetto del Municipio di estendere di
una quarantina di chilometri le zone 30 (e alcune zone 20) nelle aree
residenziali della città. A vincere, dunque, è stato il fronte dei
referendisti, allineatosi dietro l’immagine del tartarugo incolonnato e multato
per le vie di Lugano.
Tra gioia e frecciatine
Esultano, ovviamente, i contrari, e in particolare il comitato referendario. «In Consiglio comunale, Lega e UDC hanno interpretato correttamente le volontà dei luganesi», commenta Raide Bassi (UDC), copresidente del Comitato referendario «Fermi Tutti!». Togliendosi anche qualche sassolino dalle scarpe: «Visto lo scarto, a maggior ragione rimandiamo al mittente le accuse di fare disinformazione: la maggioranza dei cittadini ha capito che non è aggiungendo zone 30 o 20 che si mettono in sicurezza bambini e anziani».
«È stato un risultato schiacciante», evidenzia l’altro copresidente Lukas Bernasconi (Lega). «Ringrazio i cittadini che sono andati a votare: è stato un bell’esercizio per permettere a tutti di esprimersi su un tema che bene o male coinvolge la collettività. Questo risultato un po’ conferma che i cittadini sono stufi di una politica che li considera come irresponsabili e vuole sempre di più dettar legge e imporre limiti». Per Bernasconi, quella scaturita dalle urne è la vittoria «della libertà del cittadino di saper vivere e comportarsi correttamente nella società, come già succede».
Oltre il 66 percento di «no» è un risultato schiacciate, considerato che dall’altra parte della barricata vi era il fronte PLR, Centro e forze progressiste. «La politica voleva seguire un trend che i luganesi non vogliono. Probabilmente ci sono alcuni politici che oggi non rappresentano il loro elettorato, perlomeno su certi temi. Dovrebbero essere più attenti alle esigenze della base invece di tirar sempre diritto per la loro strada». Restando in tema di elettorato, questo voto è stato utile a Lega e UDC per «contarsi», magari in vista delle prossime Comunali? «È la dimostrazione - chiosa Raide Bassi - che quando si vuole e c’è un tema comune, la destra sa lavorare bene e ottenere risultati».
E gli altri?
A osservare il voto luganese sono stati sicuramente anche gli altri Comuni ticinesi. E il risultato, è lecito pensarlo, potrebbe avere ripercussioni nelle altre città: alla luce di un «no» con uno scarto così elevato non sarà evidente per un Municipio avviarsi sulla strada dell’estensione delle zone 30 (e 20). A parte forse Locarno, che vanta il primato, tra i principali centri del Cantone, di avere tutti i quartieri urbani gestiti con questa regolamentazione del traffico.
«Il trenta all’ora è un tema che si sta affrontando anche a livello svizzero. Se le città vogliono interpretare correttamente la volontà dei cittadini dovrebbero fare qualche riflessione prima di portare avanti la politica del 30 all’ora», dice Bassi.
«Ognuno farà le sue considerazioni: una segnale forte dalle urne è arrivato», rileva dal canto suo Bernasconi.
Scelte «di pancia»?
Nel campo dei favorevoli regna ovviamente la delusione per l’obiettivo mancato. Ma non ci si nasconde dietro a un dito. «La cittadinanza ha parlato in modo chiaro e va rispettata: non ritiene necessarie ulteriori limitazioni e ritiene adeguata la sicurezza nei quartieri anche senza zone 30», commenta la capodicastero Sicurezza e spazi urbani, Karin Valenzano Rossi. «L’argomento usato dai contrari di una generalizzazione in Città a 30 chilometri orari e lo spauracchio dei radar hanno avuto la meglio rispetto al progetto concreto. Sono un po’ sorpresa del risultato netto – ammette – perché dalle Commissioni di quartiere arrivano tante richiesta di maggior sicurezza e moderazione del traffico. In realtà, forse, i cittadini vogliono qualcosa di diverso». Ma come leggere, quindi, un divario così ampio tra favorevoli e contrari, viste anche le forze politiche in campo? «La gente è stufa di essere tartassata, tra cassa malati e vincoli vari, e ha forse temuto una ulteriore misura sanzionatoria. I risultati anche degli altri temi in votazione lo dimostrano con chiarezza».
«Prima di tutto celebro la possibilità di noi svizzeri di poter votare ed esprimerci su tanti temi, zone 30 incluse. È una vittoria della democrazia», è la lettura di Andrea Togni (PLR), coordinatore del comitato favorevole. «Per fortuna il risultato è netto: la popolazione ha deciso che una moderazione del traffico nei quartieri residenziali non la vuole. È difficile leggere il voto davanti a Commissioni di quartiere, gruppi e partiti che continuano a chiedere moderazioni e strutture di sicurezza quando in realtà la loro rappresentatività è stata sconfessata dalle urne. La palla passa ora al Municipio, che dovrà capire come conciliare la sicurezza in quella zone che la richiedono con un voto contrario così netto».
Il voto in pillole
A votare è stato poco più di un avente diritto su due: il tasso di partecipazione alla votazione è stato del 52,10.%Su 34.216 iscritti a catalogo i votanti sono stati 17.805, di cui 15.525 si sono espressi per corrispondenza. Le schede a favore del progetto sono state 5.938 (33,71%), quelle contrarie 11.679 (66,29 %). Le schede bianche sono state 92, quelle nulle 96.