Lugano: movida contro quiete anche in via Cantonale

Ma perché, dopo una serata in discoteca, non si può tornare alla propria macchina senza gridare, orinare contro i muri altrui, fermarsi in un autosilo a bere (ancora) lasciando bottiglie e lattine a terra o azzuffarsi con altre persone? Viene da chiederselo, raccontando dell’ennesimo conflitto fra una discoteca e le persone che vivono nelle sue immediate vicinanze.
Dopo il nostro articolo del 2 febbraio sui sabati notte in via Trevano fuori dal Morandi, ci è stata segnalata una faida in corso ormai da due anni fra un gruppo di residenti di via Cantonale e i titolari del Jungle, anche se la maggior parte dei fatti contestati avviene fuori dal locale e sembra essere un problema di educazione, più che di gestione.
Un fitto carteggio
Le prime segnalazioni a noi note risalgono al luglio di due anni fa, quando un’abitante scrive alla Città denunciando «schiamazzi, urla, grida, musica altissima e assembramenti fino alle 5 del mattino, lasciando una situazione incresciosa e non degna di questa città». Due mesi più tardi ci prova la società proprietaria di uno dei palazzi circostanti, chiedendo a Palazzo civico di «far rispettare la legge e tutelare le persone che a giusta ragione pretendono di trascorrere tranquille le ore notturne». Solo cinque giorni dopo parte un’altra lettera firmata da dodici residenti, convinti che il Municipio debba rivedere la licenza concessa anni prima alla discoteca. La risposta è una doccia fredda per loro. Il locale risulta «conforme alle prescrizioni edilizie previste per questo tipo di esercizio» e quindi «non si ritiene ci siano i presupposti per un riesame completo della licenza». In più i controlli di polizia «non hanno rilevato situazioni di palese violazione delle norme sull’ordine e la quiete pubblica». Siamo nel novembre 2021. Gli abitanti tuttavia non si danno per vinti e nel marzo successivo coinvolgono la municipale responsabile della sicurezza Karin Valenzano Rossi.«Durante la notte – scrivono – il volume della musica è perennemente troppo elevato e la ripetuta apertura delle uscite di sicurezza aggrava il disturbo alla quiete pubblica. Non da ultimo, in data 2 ottobre, vi è stato il travaso dei vetri da parte dei gestori sul retro del locale fra le 3.50 e le 4.13. Video sonoro a disposizione». «Vi posso confermare che le autorità sono intervenute a più riprese – risponde la capodicastero – e che sarà nostra cura esaminare ulteriori possibili misure».
La manovra del posteggio
Una misura, ormai da un anno, l’hanno adottata i gestori del vicino autosilo San Giuseppe: hanno deciso di chiuderlo tutti i giorni dalle 22 alle 5, pur garantendo sempre la possibilità di uscire con la propria auto. «Abbiamo dovuto farlo perché purtroppo, soprattutto durante il weekend, avevamo utenti che entravano e consumavano alcol all’interno del parcheggio, lasciando bottiglie rotte e altro» come ci spiega Riccardo Caruso. «Era una situazione che andava avanti da tempo e non sapevamo cos’altro fare. Del resto – conclude – la presenza di locali notturni in centro obbliga il vicinato a correre ai ripari». D’altro canto, come sottolineava il presidente di Gastro LuganoMichele Unternährer commentando il caso di via Trevano, chi abita vicino a una discoteca deve mettere in conto qualche disagio legato alla movida.
Silenzio sul rumore
«Purtroppo è difficile trovare un equilibrio che faccia tutti contenti» commenta Valenzano Rossi, da noi contattata per il fare il punto sulla situazione del Jungle. «Abbiamo incrementato i controlli e chiesto al locale alcune misure per contenere i disturbi, come chiudere sempre le porte, fare in modo che gruppi di persone non sostino fuori dal locale ed evitare di svuotare i sacchi di bottiglie la notte o il mattino presto. In più abbiamo garantito un maggior pattugliamento, senza dimenticare la discussione avviata con tutti i locali notturni per migliorare la collaborazione». I gestori del Jungle, da parte loro, preferiscono non rilasciare commenti. Da interpellare ci restano solo gli ignoti che danno prova della loro inciviltà, con una sola domanda: ma perché?