L’uomo della caverna

Lo chiamavano «ul Tonèta» o, addirittura, il «troglodita». Non in senso spregiativo, ma in quanto abitante appunto delle caverne. Perché tale era quell’ometto, alto forse non più di un metro e sessanta, dalla corporatura tarchiata, circa 50 anni, che tra gli anni Trenta e Quaranta ha vissuto a Castione. Al proposito ci sono pochissime informazioni e fotografie che abbiamo trovato in un filmato, risalente a due decenni fa, a cura del locale Consiglio parrocchiale. Stando a quanto ci hanno raccontato alcuni anziani, si trattava di un castionese (con ogni probabilità di cognome faceva Albisetti o Tognetti), «un personaggio buono ma un po’ strano».
Tre elementi di questa storia meritano comunque di essere sottolineati. Il primo è che i compaesani presero a cuore il pittoresco cittadino, al quale portarono per un lustro o poco più cibo e vestiti. Secondariamente nel 1940 ricevette la visita di un gruppo di inglesi, con ogni probabilità una famiglia: erano suoi parenti? Terzo, «ul Tonèta» morì al vecchio ricovero di Bellinzona pochi anni dopo.

Fra muri a secco e vigneti
Ne parliamo oggi, a distanza di quasi un secolo, in quanto quel cavernicolo stazionava all’imbocco della strada romana, la mulattiera inserita nell’Inventario federale delle vie di comunicazione storiche della Svizzera. Ciò significa che è un tracciato di importanza nazionale. Il breve percorso è contemplato dalla modifica di Piano regolatore - attualmente in pubblicazione - con l’obiettivo di creare un comparto di particolare valore paesaggistico.
Il collegamento verrà ulteriormente tutelato riconoscendolo quale bene culturale protetto di interesse locale. E ciò attraverso l’istituzione di un cosiddetto perimetro di rispetto. Quello che un tempo era un tratto della strada francesca che univa Bellinzona a Biasca, oggi è un normale sentiero lungo circa mezzo chilometro che si sviluppa a mezzacosta fra i vigneti. Inizialmente il fondo è in asfalto e, in seguito, si trasforma in erba con parti in sterrato e un po’ di selciato. I muri di sostegno in cemento fanno presto spazio a quelli a secco. La strada romana si conclude nei pressi di una cava in disuso, quella piccola, dalla quale veniva estratto il marmo bianco.
La rabbia e l’orgoglio
«L’importanza storica di questo passaggio è senz’altro attestata, così come la gradevolezza paesaggistica della zona, in leggero declivio e caratterizzata dalla presenza di vigneti e prati», scriveva l’Ufficio dei beni culturali nel 2017. Un cittadino aveva segnalato il parziale crollo del muro in pietra. Che è stato sistemato, tuttavia il pericolo di caduta sassi è tuttora presente, come testimonia il cartello che abbiamo immortalato negli scorsi giorni a metà del sentiero. All’inizio, per contro, si trova il Sasso Tonèta, così chiamato in ricordo del picaresco personaggio. In quella sporgenza vi ha abitato per alcuni anni (forse 5-6), dormendo su un letto di sasso, illuminando la caverna con il fuoco e mangiando grazie alla magnanimità dei castionesi.

«Quando venne pulito...»
«Visse in pieno inverno, e crediamo viva tuttora, in una tana sotto la roccia, tana munita di una porticina rudimentale. Del resto, pare abbia casa, dove vivono alcuni suoi fratelli», si legge in un articolo di giornale del 1934. «ul Tonèta» veniva descritto come un uomo solitario (d’altronde, la scelta della dimora, non lo faceva di certo una persona alquanto sociale...). «Doveva aver litigato con i suoi fratelli. E quindi si trasferì nella grotta. Pensi che il Comune cercò persino di sistemarla, per renderla più accogliente. Ma lui si arrabbiò. Idem quel giorno che lo pulirono, in paese», ci racconta un anziano.
