Matteo Pronzini: «Noi siamo pronti a un muro antifuoco con il PS»

Dall’arrocco, al mini-arrocco governativo: le tensioni nel mondo della politica cantonale in attesa dell’autunno che si preannuncia caldo: la votazione cantonale del 28 settembre sulle casse malati e, a seguire, il Preventivo 2026. Con il parlamentare dell’MPS Matteo Pronzini diamo il via a una serie di interviste per tastare il polso su quello che è stato e quanto ci attende. Iniziamo con il «partitino» schierato all’opposizione, due soli deputati in Gran Consiglio, ma capaci di fare tanto rumore. Come pure di costringere l’intero Parlamento a una sessione straordinaria il prossimo 25 agosto.
Matteo Pronzini,
lei è un po’ il fustigatore della politica cantonale?
«Beh, non lo so,
la definizione è sua, non mia. Quello che mi pare chiaro è che noi dell’MPS
cerchiamo di dire le cose come stanno e di sostenere senza suggeritori o
padroni quello che pochi in politica hanno il coraggio di affermare. E questo
perché non sono come noi: liberi e indipendenti».
Non le sembra di
esagerare sugli ultimi due concetti?
«Allora diciamo
che quanto accaduto negli ultimi mesi non è stato merito nostro (che però ci
siamo stati al momento opportuno), bensì demerito di altri. Le magagne del
Consiglio di Stato e nella Magistratura: abbiamo messo in risalto tutta una
serie di problematiche e dimostrato che si può anche denunciare e mettere in
evidenza la realtà di questo Cantone e della politica dei “potenti”».
Avete reso
pubblici documenti di cui si vociferava da mesi. Penso ad esempio al «rapporto
segreto» della Lega. Tutto questo non vi ha generato qualche «problema»?
«No, al
contrario, ci ha creato molto consenso, anche se non tutto alla luce del sole.
Devo dire, con un certo orgoglio ed emozione, che abbiamo ricevuto moltissime
attestazioni di sostegno. La cosa interessante è che è avvenuto anche da
persone relativamente anziane che mi hanno scritto esprimendo ammirazione per
quello che stiamo facendo, pure da chi è politicamente lontano da noi. Poi ci
sono i complimenti ufficiosi, da altri rappresentanti di partito, anche di
quelli di Governo, che ci hanno dato una pacca sulle spalle, ma non lo possono
dire. Ecco, questo è il Ticino».
Anche da parte di
qualcuno del PS?
«Sì, anche da
loro. Ma noi con il PS non abbiamo alcun problema, abbiamo cercato il dialogo e
lo faremo ancora. Attendiamo un loro segnale. In maggio abbiamo sottoposto un
documento a PS e Verdi per una sinistra più coesa in questo contesto politico e
sociale difficile e pesante. La sinistra può anche andare all’offensiva però
non facendo la brutta copia degli altri partiti, ma rompendo con discontinuità
con quello che è stata la politica fatta finora».


Intanto però
«l’imposizione» di una seduta straordinaria del Gran Consiglio in agosto per
parlare dell’arrocco è frutto della vostra azione politica…
«Questo conferma
che alcune offensive sono possibili. Il piccolo MPS che riesce a convincere 37
deputati. Chi ci avrebbe scommesso?».
Ma quel documento
unitario ha generato qualcosa di virtuoso nella vostra ottica?
«È ancora presto
per dirlo. Dai Verdi assoluto silenzio malgrado un nostro “richiamo”. Con Laura
Riget e Fabrizio Sirica ne abbiamo discusso. Ci hanno promesso una presa di
posizione ufficiale entro fine agosto. Si tratta di alzare assieme un muro
antifuoco, nel senso che bisogna fare fronte a questa ondata di destra e di
deregolamentazione che sta arrivando perché non è ancora davvero arrivata. La
forza della sinistra sta nella capacità di fare opposizione fuori dalle
istituzioni e all’interno. La nostra parte la stiamo facendo, contiamo anche su
chi in Governo c’è, ma non può fare da accompagnatore dei partiti di destra. O,
se questa è la sua linea, lo dica chiaramente. Confido in un bel dialogo con il
PS».
Insomma, questo è
un po’ un aut-aut: «O con noi o con loro».
«Ma no, non è
così. In ogni caso noi andiamo avanti e con il PS condividiamo ad esempio il sì
all’iniziativa dei premi di Cassa malati al massimo del 10%. Faremo campagna
attiva per la loro iniziativa in vista del 28 settembre».
Ma sa che
talvolta sembra che il vostro gioco sia finalizzato a mettere in difficoltà il
PS?
«No,
assolutamente no. Ma tocca a loro dimostrare di essere davvero a sinistra. Ad
esempio, sull’arrocco il PS - e soprattutto la consigliera di Stato Marina
Carobbio - non ha brillato».
Un PS
accondiscendente con la propria consigliera di Stato?
«È quanto sento
da molti militanti e simpatizzanti del PS».
Perché è così
morbido, si sta per caso imborghesendo?
«Si figuri!
Nemmeno per idea. Sono del parere che la posizione di alcuni socialisti nelle
stanze dei bottoni, cito anche il sindaco di Bellinzona Mario Branda,
disorientino la sinistra. Qualcosa di diverso è possibile e si potrebbe anche
fare assieme».
E se tutto
dovesse fallire?
«Sono in politica
da 30 anni e sono pronto a tutto. Noi non ci fermeremo. Ma con una sinistra
debole altri ci sguazzano».


Voi siete un
partito che mette la visibilità al centro di tutto?
«Aspetti, come?
Se le nostre questioni fanno discutere è solo visibilità? Creiamo dibattito, la
visibilità ne è un elemento ma non il fine ultimo. La visibilità ci viene data
dalla qualità dei nostri interventi e delle nostre proposte. La nostra bussola sono gli interessi dei ceti
popolari e dei salariati».
Ma qual è
l’interesse/senso di un dibattito/gazzarra (così sarà) sull’arrocco?
«Non dipenderà da
noi, ma da tutti e dall’atteggiamento che mostrerà il Governo dopo una
decisione incomprensibile. Tutti l’hanno detto ma tutti erano pronti a subirla.
Noi assolutamente no».
Ma come si
sintetizza questo arrocco dal suo punto di vista?
«Tutto molto
semplice. È in arrivo il processo per alcuni poveri poliziotti che si sono
trovati nel posto e nel momento sbagliato e allora c’è stata l’invenzione
leghista per salvare la faccia a Norman Gobbi. D’altronde, il comunicato del
Governo, un fumogeno pure questo, almeno questa variabile l’ha ammessa. E trovo
inaccettabile che a rappresentare il Governo in questa delicata situazione sia
lo stesso Gobbi solo perché si trova ad essere presidente. Questo Governo è
allo sbando. Sfido chiunque a sostenere, con i fatti, il contrario».
Questa
legislatura è ormai persa o c’è ancora qualche cosa da fare?
«Sono convinto
che la votazione di fine settembre sia un appuntamento importante. I premi di
cassa malati stanno strangolando le famiglie e i pensionati di questo cantone.
Bisogna andare a prendere i soldi dove ci sono. In Ticino, negli ultimi
vent’anni, chi possiede più di cinque milioni di sostanza è passato da
cinquecento a duemila persone. Non ci nascondiamo dietro un dito e faremo anche
campagna per questo».
E prima del 2027
che cos’è immaginabile fare ancora?
«La legislatura è
finita e il bilancio, il giudizio, è negativo, come lo era anche per le
precedenti. Se c’è una cosa che bisognerebbe fare è portare in votazione, per
esempio, la nostra iniziativa popolare contro il dumping del 2019, una proposta
che vuole dare risposte concrete a un’altra tematica centrale accanto alla
Cassa Malati per la stragrande maggioranza della popolazione che è quella di
una perdita del potere d’acquisto legata alla riduzione dei salari e a una
pressione sui salari stessi».
E che dire dei
battibecchi Lega-UDC?
«Sono una farsa,
sono la stessa cosa con un vestito diverso. Dico ai ticinesi di non farsi
abbindolare, e dico alla sinistra di farsi più forte per contrastare questa
deriva».
Insomma, un nuovo
ramoscello d’ulivo al PS. Sembra ossessionato da questa «alleanza»…
«Macché
ramoscello d’ulivo, cerchiamo di dare risposte reali e coerenti per cambiare
politica, altrimenti rischiamo di cadere in una situazione estremamente
difficile. Stiamo vedendo cosa succede in altri Paesi. Gli Stati Uniti sono
l’esempio classico, e i democratici sono i responsabili del disastro. Diamo
alla Svizzera e al Ticino una discontinuità, prima che sia troppo tardi».
Ma questo è
catastrofismo. La Svizzera ha anticorpi che altri non hanno. Oppure no?
«Non speculiamo,
il mio è realismo».


Favorevole o
contrario al maggioritario?
«Io sono
profondamente contrario al sistema elettorale maggioritario. La discussione tra
maggioritario o proporzionale è un po’ falsata. Il problema non è il tipo di
sistema: in Francia, Inghilterra o Italia non è che la situazione sia migliore
che da noi. Il problema è la politica che bisogna fare. Serve opposizione seria
e determinata. È proprio quello che manca in questo Cantone, quindi una
sinistra capace di fare opposizione all’interno del Governo».
Stoccata al PS,
Pronzini si sta ricredendo?
«Il PS sa come la
pensiamo, ma siamo pronti a discutere con loro. Tutto qui».
Sa che
osservandola in Parlamento si ha l’impressione che lei si diverta un sacco a
fare il bastian contrario, ad esempio quando si alza e dice «mozione d’ordine
presidente!».
«Ma no, è solo
che ogni sistema è calibrato per limitarci, non darci accesso ai documenti e
toglierci la parola. Io non ci sto e ci prendiamo i nostri legittimi spazi. Non
mi metteranno e non ci metteranno la museruola».
È una minaccia?
«No, solo una
promessa».