Il «mini-arrocco» finisce in aula, ecco le reazioni dei partiti

L’arrocchino approvato all’unanimità dal Governo costringerà una buona parte del Gran Consiglio a fare gli straordinari. La richiesta di convocare una seduta del Parlamento dedicata allo scambio di responsabilità politiche tra i due «ministri» leghisti, formulata dall’MpS la scorsa settimana, ha infatti trovato il consenso di oltre trenta deputati (34 per la precisione, rappresentanti di: MpS, PC, Avanti con T&L, HelvEthica, PVL, Più Donne, Verdi, UDC, buona parte del PS e tre deputati del Centro). E quindi la seduta si farà, con ogni probabilità verso la fine di agosto (si veda l’articolo qui). La calma piatta che solitamente contraddistingue l’estate della politica ticinese, quest’anno sarà dunque interrotta da una discussione fiume sul tanto discusso arrocchino.
L’MpS: «Una prima storica»
«Si tratta di una prima storica, che dimostra l’importanza di avere una forza d’opposizione coerente come la nostra», commenta il deputato dell’MpS, Matteo Pronzini. «La nostra richiesta è che il Governo arrivi con un rapporto dettagliato che motivi la sua decisione. Non c’è nessuno, infatti, che abbia capito la scelta dell’Esecutivo, anche perché non c’è alcun vantaggio per la popolazione, confrontata con ben altri problemi». Il minimo che possa fare ora il Governo, prosegue Pronzini, «è presentarsi davanti al plenum e alla popolazione – visto che la seduta è pubblica – per spiegare per quale ragione ha accettato all’unanimità la proposta leghista». La sessione straordinaria, sottolinea Pronzini, «sarà per noi anche l’occasione per ribadire che, a nostro avviso, questo arrocco non s’ha da fare. Nei prossimi giorni cercheremo di capire se il Gran Consiglio, oltre a discutere del tema, ha anche facoltà di deliberare al riguardo, chiedendo magari al Governo di fare marcia indietro».
PS: «Non si faccia spettacolo»
Se negli scorsi giorni ad aver aderito sin da subito alla proposta sono stati i «partitini» assieme a UDC e Verdi, questa mattina ad aggiungersi alla lista è stato pure il PS, unico partito di Governo ad aver ufficialmente detto sì alla seduta estiva. Una scelta, hanno spiegato i vertici del partito in un comunicato stampa, dettata dalla volontà di «fare chiarezza sul pasticcio della Lega», ma anche legata a «una chiara condizione politica: questa seduta non deve diventare un’operazione di politica-spettacolo o un attacco alle istituzioni, ma deve servire a dare risposte serie e trasparenti alle cittadine e ai cittadini». Anche per questo motivo, e per «portare la questione sul merito», il gruppo ha presentato un’interpellanza al Governo. Il PS, inoltre, chiederà «che i deputati e le deputate rinuncino al gettone per questa seduta straordinaria, così da non far pagare alla collettività il prezzo del pasticcio provocato dalla Lega».
PLR: «La campagna è partita»
Ed essere presente, poi, sarà anche il PLR. «Come partito della responsabilità e di Governo ci saremo», afferma il capogruppo Matteo Quadranti. Detto ciò, i liberali radicali restano parecchio scettici sulla reale utilità dell’operazione. «La seduta straordinaria – aggiunge Quadranti – non ci sembrava particolarmente utile o necessaria. Le risposte dell’Esecutivo potevano essere date nella seduta ordinaria di settembre. E se non c’è qualcosa su cui decidere, il rischio è quello di andare lì solo per parlare…». Si tratta, detto altrimenti, di «un’operazione partita dai partitini, a cui si sono aggiunti i partiti non di Governo e a cui hanno poi aderito anche alcuni partiti di Governo. Si trattava dunque di crearsi una certa vetrina politica». Segno che, chiosa il capogruppo del PLR, «la campagna per le elezioni 2027 è già partita».
Centro: «Ci sono pro e contro»
A sottolineare i pro e i contro dell’operazione è invece il presidente del Centro, Fiorenzo Dadò. «Noi, come partito, abbiamo lasciato completa libertà ai deputati nel decidere se aderire o meno a questa proposta», premette il presidente. Per il momento ad aver scelto di partecipare alla seduta sono stati i deputati del Centro Claudio Isabella, Giovanni Capoferri e Gianluca Padlina. «Per sedute di questo tipo – prosegue Dadò – ci sono argomenti a favore e a sfavore. Da una parte, ci sono diverse interpellanze sul tavolo e quella sarà l’occasione per il Consiglio di Stato per rispondere a tutti quesiti a cui non ha risposto con il comunicato stampa. Da oltre un mese per questa vicenda è stato tirato in ballo mezzo cantone, e quindi è anche giusto che il Governo fornisca le sue risposte». Dall’altra parte, aggiunge il presidente, «va detto che il Gran Consiglio non ha nessuna competenza riguardo ai dipartimenti. Quindi, di fatto, potrà solo ricevere risposte dal Governo, senza cambiare nulla». Detto ciò, chiosa Dadò, «io personalmente resto scettico riguardo all’utilità della seduta: ritengo che ora occorra guardare avanti e cercare risolvere i problemi più impellenti per i cittadini».
Lega: «Ma che senso ha?»
«Ci chiediamo quale sia il senso di convocare una seduta straordinaria per una questione che è di esclusiva competenza del Governo», dice da parte sua il coordinatore della Lega Daniele Piccaluga. «Qualcuno ha deciso che valeva la pena spendere soldi del contribuente, 9 mila franchi all’ora di gettone di presenza per i deputati, solo per ripetere vecchi discorsi». Oltretutto, aggiunge, «visto che la sala del Gran Consiglio è inagibile, toccherà trovare un posto alternativo. E chi pagherà i costi extra per questa seduta?». I deputati della Lega, ad ogni modo, non hanno ancora valutato se prenderanno parte o meno alla discussione. «Al momento non escludiamo alcuna ipotesi, compresa quella di non presentarci».
Verdi: «Meglio chiarire tutto»
Secondo la co-coordinatrice dei Verdi Samantha Bourgoin «è meglio chiarire tutto il prima possibile. Con questa mossa alcuni settori cambieranno cappello (direzione politica), ma non dipartimento (direzione amministrativa) con tutte le conseguenze organizzative e giuridiche del caso, ben messe in evidenza dalle interpellanze, a cui la sessione dovrà dare delle risposte». Per Bourgoin, in tutti i casi, «una decisione presa per assecondare i capricci di due consiglieri di Stato non deve trasformarsi in un’impasse politica e organizzativa». Non da ultimo, dice, «deve essere chiarito su quali basi sia avvenuto l’avvallo da parte degli altri consiglieri di Stato. Insomma, quali garanzie hanno ricevuto in cambio?».