Mendrisiotto

Migranti indisciplinati: «Rivalutate il progetto pilota»

Balerna, Chiasso e Novazzano, come pure il Governo, hanno scritto alla Segreteria di Stato della migrazione esprimendo disappunto per il test che prevede un’area separata a Pasture per i richiedenti l’asilo problematici
©TiPress/Pablo Gianinazzi

Uno degli obiettivi era la tempestività. Ed è stato pienamente raggiunto. La lettera in direzione di Berna è infatti partita nei giorni a ridosso del Natale. Malgrado le festività, i tre Municipi di Balerna, Chiasso e Novazzano hanno prontamente messo nero su bianco le proprie reticenze e le hanno sottoposte a chi le ha provocate: la Segreteria di Stato della migrazione (SEM). Il tema è quello del progetto pilota con cui dalla prossima estate nel Centro federale d’asilo di Pasture (e in quello di Flumenthal) sarà testato per sei mesi un modello di alloggio alternativo che prevede la separazione dei migranti indisciplinati in ambienti distinti e dotati di un dispositivo di sicurezza ad hoc.

Il disappunto per il progetto nel Distretto (soprattutto nel Basso Mendrisiotto) era emerso immediatamente. Così come la possibilità di inviare uno scritto alla SEM. Possibilità che si è presto concretizzata, conferma da noi interpellato il sindaco di Balerna Luca Pagani. «Nella missiva esprimiamo il nostro disappunto, ribadiamo le nostre perplessità e chiediamo un incontro urgente – riassume Pagani –; e comunichiamo che ci riserviamo la possibilità di ricorrere contro la decisione».

Mancato coinvolgimento

Concentrandoci sulle perplessità, quelle che intimoriscono maggiormente le tre municipalità sono l’ordine pubblico all’esterno dei Centri federali d’asilo (CfA) e la scelta di non trasferire i richiedenti che creano problemi verso Centri speciali. A non essere piaciuto è altresì il mancato coinvolgimento nel processo decisionale delle autorità locali, che sono state messe «di fronte al fatto compiuto» (come già evidenziato anche in una presa di posizione congiunta, vedi CdT del 20 dicembre). Nel testo inviato a Berna sotto Natale gli Esecutivi sottolineano ad esempio che chiedono da anni e ripetutamente alla SEM e al Consiglio federale di prendere misure adeguate e di fornire sostegno in relazione a richiedenti l'asilo che creano problemi di ordine pubblico sul territorio, ma il progetto pilota annunciato a metà mese va proprio nella direzione opposta: si occupa solo delle relazioni all’interno dei CfA, trascurando le ripercussioni sul territorio. Da lì la richiesta di rivalutare la decisione, di essere coinvolti e di incontrarsi al più presto. Anche perché i richiedenti l’asilo problematici dovrebbero essere collocati in Centri speciali, ad oggi però dopo la chiusura della struttura di Les Verrières non ne esistono più. Un fatto che lederebbe la Legge sull’asilo.

Si valuta il ricorso

Non si è al contrario ancora concretizzata l’altra ipotesi ventilata dai Municipi dei tre Comuni dopo l’annuncio della SEM del 17 dicembre: quella di ricorrere contro la decisione bernese. La possibilità è però sempre sul tavolo, conferma anche Pagani, ed è puntualizzata nella missiva inviata Oltralpe. «Ci sono 30 giorni di tempo, ci stiamo ancora confrontando tra noi per valutare la possibilità», conclude Pagani.

«Formale disappunto»

Ai tre Municipi del Mendrisiotto non è mancato il supporto da parte del Consiglio di Stato il quale, a stretto giro di posta, ha a sua volta indirizzato una missiva alla SEM. Il Governo ha innanzitutto espresso «formale disappunto» per l’approccio adottato. In particolare, sottolinea il Consiglio di Stato, l’idea di mantenere in modo duraturo sul territorio cantonale persone con comportamenti problematici, senza un quadro chiaro di misure amministrative e operative atte a limitarne l’impatto, «non risponde in alcun modo ai bisogni concreti né alle preoccupazioni ripetutamente formulate» dall’Esecutivo cantonale e dai Comuni ticinesi. Preoccupazioni – si ribadisce – che sono state sottoposte in più occasioni ai vari livelli di responsabilità della SEM e anche al capo del Dipartimento federale di giustizia e polizia. Il Consiglio di Stato – citiamo – teme inoltre che «una decisione unilaterale di questo tipo possa rafforzare la percezione del Cantone Ticino quale territorio di destinazione privilegiata per situazioni problematiche con conseguenze politiche, sociali e istituzionali che non possono essere sottovalutate». Da qui la richiesta di procedere immediatamente a una nuova e approfondita valutazione dell’approccio proposto. Il tutto coinvolgendo Cantone e Comuni direttamente interessati «prima di qualsiasi decisione definitiva».

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