Migranti problematici a Chiasso: due promesse e una lettera

Maggiore sorveglianza in piazza Indipendenza da parte dell’agenzia di sicurezza che pattuglia il territorio per la Segreteria di Stato della migrazione (SEM) e segnalazioni alla polizia quando degli ospiti del centro d’asilo la sera non rientrano nella struttura di via Motta e trascorrono quindi la notte per le vie di Chiasso.
Dall’incontro in agenda ieri sul tema della migrazione il Municipio di Chiasso è uscito con due principali promesse, che equivalgono ad altrettante rassicurazioni. Ma anche con un certo sentimento di inadeguatezza. A ritrovarsi attorno a un tavolo è stato il cosiddetto «gruppo sicurezza», composto da rappresentanti della SEM, dei Municipi di Chiasso, Novazzano e Balerna, dalla polizia cantonale e dalla Comunale e dalle agenzia di sicurezza coinvolte nella gestione dei migranti.
Le rassicurazioni
Partiamo dalle promesse. Alcuni episodi avvenuti a Chiasso nel corso dell’ultima parte dell’estate hanno creato malumori e fatto sorgere preoccupazioni. Un certo numero - seppur limitato - di ospiti del centro d’asilo chiassese si è infatti reso protagonista in più occasioni di episodi di maleducazione e di disturbo alla quiete pubblica. Il più grave è probabilmente l’inseguimento da parte di diverse auto della polizia di due migranti a bordo di una vettura rubata, culminato con l’utilizzo della pistola d’ordinanza da parte di un agente dopo che i fuggiaschi avevano speronato una volante. Per chiedere misure, disciplinari ma anche deterrenti, più incisive il Municipio nei giorni scorsi ha quindi scritto una lettera alla SEM, con copia al Cantone, alle polizie e ai consiglieri nazionali che si sono interessati al fenomeno.
L’incontro di ieri è stato l’occasione per rispondere anche a questa missiva. «Ci è stato detto che i pattugliamenti esterni, soprattutto nei luoghi sensibili come piazza Indipendenza, saranno intensificati - spiega la capodicastero Sicurezza pubblica di Chiasso Sonia Colombo-Regazzoni -, come avevamo chiesto. Ci è inoltre stato assicurato che quando uno o più richiedenti l’asilo non rientreranno nella struttura entro l’orario stabilito, quindi resteranno fuori la notte, la polizia sarà informata. Anche questo lo avevamo domandato espressamente».
La struttura che non c'è più
Sebbene le preoccupazioni e i desideri del Municipio fossero già stati messi nero su bianco nella recente missiva, ieri sono stati ribaditi alcuni punti cardine della questione, spiega Colombo-Regazzoni: «Abbiamo spiegato ancora che quanto successo questa estate non può essere ignorato, anche in prospettiva futura, quando gli ospiti del centro saranno di più. Le derive a cui abbiamo assistito in agosto sono inaccettabili. Abbiamo dunque chiesto nuovamente di trasferire chi infrange le regole Oltralpe, nel centro al Glaubenberg, oppure nel centro speciale in canton Neuchâtel, pensato proprio per quei richiedenti che perturbano il regolare funzionamento dei centri d’accoglienza federali». Qui però è sorto un problema, prosegue la municipale perché, risposta del Consiglio federale a una domanda di Marco Romano alla mano, «ci hanno detto che quel centro è stato chiuso da settembre dell’anno scorso perché era poco usato. Questo per me è un cambiare le carte in tavola, non possono dirci che in caso di necessità c’è una struttura apposita e poi chiuderla senza proporre un’alterativa».
Domande per Berna
Sull’argomento il Municipio di Chiasso si chinerà nei prossimi giorni, ma l’intenzione è di scrivere a Berna per chiedere spiegazioni o anche di «fare ulteriori passi» per affrontare l’argomento con la Confederazione. Questo anche a causa di una constatazione, e qui arriviamo al sentimento di inadeguatezza a cui abbiamo accennato prima: «L’impressione è che la nuova legge sull’asilo abbia delle zone d’ombra. Non ha senso che quando un ospite infrange le regole possa essere punito esclusivamente con misure disciplinari amministrative come un giorno senza uscire dal centro d’asilo o la privazione della "paghetta" giornaliera. Queste punizioni non hanno nessun effetto deterrente. Inoltre, ma forse soprattutto, la sensazione è di parlare con gli interlocutori sbagliati. Chi fa parte del «gruppo sicurezza» vive il territorio, condivide i nostri problemi e preoccupazioni e ha poco margine di manovra. Mi sembra che non riusciamo ad agganciare il giusto canale».