L'intervista

Molti svizzeri andranno in Italia, ma «si rischia un lockdown per le regole COVID»

Il dottor Matteo Bassetti lancia l'allarme: «I contagi sono in aumento e con gli isolamenti di 7 giorni si blocca il Paese: dobbiamo fare come la Svizzera»
Michele Montanari
30.06.2022 15:25

È tempo di vacanze e gli svizzeri hanno scelto: molti, per evitare disagi legati alle cancellazioni dei voli, prenderanno l’auto e viaggeranno verso l’area del Mediterraneo. Il TCS negli scorsi giorni ha parlato di un traffico record sulle strade elvetiche, specialmente sull'A2 in direzione sud. Già, tanti andranno in Italia. Ma i disagi alla viabilità sembrano solo un piccolo problema rispetto all’allarme lanciato negli scorsi giorni dal dottor Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova. Secondo l’infettivologo genovese, la Penisola, alla luce dell’aumento di contagi in tutta Europa, rischia di trovarsi bloccata a causa delle regole anti-COVID, ancora troppo severe per quanto riguarda l’isolamento dei positivi. Il medico ha scritto su Facebook: «Non sarà un lockdown proclamato, ma a metà luglio, quando la fiammata estiva di omicron dovrebbe aver raggiunto il suo acme, una bella fetta d’Italia rischia di essere di nuovo in lockdown. Perché in isolamento domiciliare si potrebbero ritrovare 2-3 milioni di italiani se non di più. Che sommati a quelli in ferie rischiano di mandare in tilt servizi essenziali, come quelli finalizzati alla sicurezza, i trasporti, la protezione civile già sotto stress, la stessa sanità, dove in media tra luglio e agosto metà del personale se ne va in vacanza, mettendo fuori uso un letto su tre. Per non parlare del settore turistico e della ristorazione. Perché tutto questo? Perché se sei positivo devi stare isolato a casa per legge dai 7 ai 10 giorni. Una regola che va cambiata». I turisti svizzeri devono dunque allarmarsi per la situazione italiana? Ne abbiamo parlato proprio con Matteo Bassetti.

Dottor Bassetti, la situazione in Italia è davvero così allarmante? Il coronavirus sembra diffondersi in tutta Europa senza troppe distinzioni...

«In Italia si sta facendo un allarmismo esagerato, frutto di un atteggiamento immaturo nei confronti del COVID. Non sappiamo leggere i numeri sui contagi, manca la consapevolezza che il momento è profondamente diverso rispetto a due anni fa. Oggi la popolazione italiana è altamente vaccinata e questo ci consente di avere a che fare con una malattia molto simile all’influenza stagionale. Purtroppo si continua a dare un’immagine che è quella del 2020: siamo il Paese che, in rapporto al numero di abitanti, fa più tamponi al mondo. Basti pensare al fatto che lunedì scorso abbiamo fatto 720 mila tamponi ufficiali più almeno altrettanti non ufficiali, ovvero gente che ha usato quello fai da te. Questo vuol dire che produciamo circa un milione e mezzo di tamponi al giorno, ossia un numero impressionante in rapporto ad altri Stati».

Senza contare che se un turista straniero risulta positivo, lo prendiamo e lo blindiamo in una camera d’albergo per una settimana.

Dunque gli svizzeri che hanno scelto l’Italia come meta non stanno andando verso un Paese in cui il virus circola maggiormente?

«I turisti svizzeri devono stare tranquilli. C’è un'elevata circolazione della variante Omicron 5, ma probabilmente è la stessa che c’è nella Confederazione, in Spagna, in Francia e in Germania. Questa variante sta dando una fiammata in tutta Europa, però altrove la comunicazione è gestita in maniera diversa. Venire in Italia significa correre un rischio maggiore rispetto ad un altro Paese? No, semplicemente in Italia se ne parla troppo, c’è un evidente problema di comunicazione: i nostri giornali amano fare terrorismo sul COVID, anche perché porta loro tanti click e fa vendere un sacco di copie».

Nel suo post ha criticato le regole sugli isolamenti: il settore turistico rischia di fermarsi?

«L’Italia del turismo rischia un contraccolpo enorme. Non solo per la cattiva pubblicità che ci stiamo facendo. Basta guardare le mappe d’Europa: negli altri Paesi ci sono molti meno positivi rispetto a noi, ma questo perché all’estero si fanno molti meno tamponi, oppure vengono fatti in modo più appropriato. Con tutti questi positivi, un turista può non sentirsi sicuro e decidere di andare in vacanza in Paesi competitor dell’Italia, come la Croazia, la Francia o la Spagna. Non sto dicendo di non fare tamponi, ma di farli quando serve. Se ogni giorno un milione e mezzo di italiani fa il test, con un venti per cento di positivi, significa che ogni giorno mettiamo 300 mila persone in isolamento. Di questo passo, con la regola dei 7-10 giorni di isolamento, tra una settimana rischiamo di avere 3 milioni di italiani bloccati in casa. Parliamo di persone che lavorano nella ristorazione, negli alberghi, negli ospedali, nella polizia, e altri settori. Avremo l’Italia bloccata. Senza contare che se un turista straniero risulta positivo, lo prendiamo e lo blindiamo in una camera d’albergo per una settimana. Evidentemente questo non va bene: se uno è ammalato, sta a casa, su questo non c’è dubbio, ma quando spariscono i sintomi si può tranquillamente uscire con la mascherina».

In Svizzera sono state revocate tutte le misure anti-COVID: può capitare di andare al lavoro e trovare un collega positivo con la mascherina...

«Io lo dico da tempo di fare come la Svizzera, ma anche come altri Paesi: mi risulta che facciano così anche la Germania e il Regno Unito. Pure Francia e Spagna si muovono in questa direzione. Noi non possiamo continuare ad avere queste regole per un’infezione profondamente diversa rispetto a quella che avevamo nel 2020. Cioè, se un tampone poi non si negativizza, si tiene una persona in isolamento anche per 21 giorni. È una cosa pazzesca, io suggerisco di guardare al modello svizzero».

La reale letalità è addirittura inferiore a quella che viene comunicata: oggi è probabilmente inferiore a quella dell’influenza stagionale.

Parliamo della variante Omicron 5. Quanto è pericolosa?

«È una mutazione del virus originale che ha perso molte delle caratteristiche del Sars-CoV-2 iniziale, soprattutto per quanto concerne la capacità della patogenesi a livello del polmone. Omicron 5, anche nel non vaccinato, ha una predilezione minore ad andare nei polmoni. Certamente possono venire i sintomi dell’influenza, ma le forme gravi non si vedono più. Questo grazie alla enorme copertura vaccinale e alla guarigione naturale. In Italia, tra vaccinati e guariti, il 98% delle persone è coperto rispetto alle forme gravi della malattia. In queste condizioni, nessuno potrà mai capire se Omicron 5 sia effettivamente meno aggressiva o se siamo noi ad essere più protetti per via dei vaccini. Probabilmente entrambe le cose. Io oggi quelle forme di broncopolmonite devastanti, con tromboembolia, che vedevamo a marzo 2020, non le vedo più. Neanche nei non vaccinati».

Gli ultimi dati italiani (del 29 giugno 2022) parlano di 95.455 nuovi contagi e 60 decessi. La letalità sembra davvero bassissima: chi muore oggi per COVID?

«Di quei 60 decessi, secondo me, almeno la metà non è morta per COVID: sono persone morte per altre patologie, ma con il tampone positivo. Quindi la reale letalità è addirittura inferiore a quella che viene comunicata: oggi è probabilmente inferiore a quella dell’influenza stagionale. Con tutti i farmaci che abbiamo a disposizione, con tutti gli strumenti conosciuti, se a un medico muore un paziente esclusivamente per il COVID, significa che non è stato capace di prendersene cura. Nella clinica che dirigo da più di 6 mesi non muore un paziente a causa del COVID».

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