Cosa vorrei in città

Nei sogni di chi la vive, Lugano è più verde e abitabile

Si è concluso il giro di opinioni in sette puntate fra persone di diversa estrazione - Tra le altre cose, emerge la volontà di riappropriarsi della città e di tornare ad animarla
© CDT/Gabriele Putzu
Chiara Nacaroglu
03.12.2019 06:00

«Cosa vorrei in città» è il titolo del giro di opinioni fra persone di diversa estrazione che il Corriere del Ticino ha iniziato lo scorso 19 settembre, lanciando il quesito anche a tutti i lettori. Un esperimento in sette puntate che ha lasciato spazio in pagina a trentacinque persone. Dal direttore dell’Oratorio di Lugano don Emanuele di Marco al musicista Andrea Bignasca, dallo studente liceale Gianluca Ibranyan all’attrice Cinzia Morandi. Dalla professoressa Carla Mazzarelli all’allieva di scuola elementare Nur Bernasconi Berradi, passando dall’edicolante Dario Rizzuto.

A loro abbiamo chiesto di ragionare ad un’altra velocità rispetto a quella a cui si è ormai abituati oggi sui social media come Facebook. Lì un’opinione viene postata velocemente, spesso senza pensare troppo né al contenuto né alla forma: quel che conta è l’immediatezza. Qui, invece, le persone si sono prese il tempo di riflettere: c’è chi ci ha messo qualche giorno e chi, addirittura, qualche settimana.

Vista (anche) da fuori
Ognuno di loro ha portato la propria esperienza professionale e di vita nel racconto di cosa vorrebbe a Lugano. In molti si sono concentrati su esperienze vissute in altre città, spesso i loro luoghi di provenienza, e si sono lasciati ispirare da quanto visto fuori dai confini cittadini e cantonali. In questo senso, sono arrivati spunti dalle rive del vicino Lario per quanto riguarda strutture ricettive di alto livello: «gli hotel di design sul lago di Como sono un perfetto esempio da cui si potrebbe prendere spunto» scrive il bar manager Gabriele Stillitani. Alcuni invece si sono lasciati ispirare da altre città elvetiche, come Losanna, dove il nuovo quartiere del Flon, «è - secondo l’ex calciatore Italo Carrasco - un esempio concreto di un modo di ripensare gli spazi in funzione dei cambiamenti della società». Il primario dell’EOC Andrea De Gottardi, invece, parla del suo recente trasferimento da Berna a Lugano per tematizzare le mancanze del trasporto pubblico: «l’accessibilità di ospedali e cliniche con i bus può certamente essere migliorata, i mezzi si fermano ancora troppo lontano dall’entrata principale del Civico e le fermate non sono a misura di persone anziane o a mobilità ridotta». C’è poi chi, partendo dal paragone con altre città internazionali elogia la perla del Ceresio: «Quando si ha la fortuna di essere immersi in tanta bellezza a volte ci si dimentica di quanto si è privilegiati», dice Cristina Milani, presidente del World Kindness Movement. «Non ci manca nulla - le fa eco il capoprogetto AIL Sergio Munz - ma si può sempre migliorare».

Un luogo da «riprendersi»
Al centro della maggior parte dei contributi c’è la qualità di vita e la volontà di riappropriarsi della città. «Un ridimensionamento a tutto tondo che riguardi sia gli affitti che i costi, che sono troppo elevati» è la ricetta proposta da Lara Del Rocino, professionista del settore delle risorse umane. «Occorrono diversi tipi di spazi per accogliere giovani e creativi», scrive il rettore dell’USI Boas Erez che elogia il LAC ma sottolinea pure la «necessità di lasciare spazio ad iniziative come quella dell’autogestione, che funziona così bene in altre città svizzere». Per molti la qualità di vita passa anche dall’offerta musicale e di eventi ma soprattutto dalla gente. «Voglio più gente che esca, s’incuriosisca e crei, più gente che faccia vivere la città», scrive l’imprenditore e dj radiofonico Yari Copt. C’è poi chi se la prende con la politica: «è tempo che si lotti per difendere le ville antiche dai crimini della speculazione edilizia» dice la giornalista e insegnante di yoga Keri Gonzato. Per molti, proprio negli immobili storici potrebbero sorgere luoghi adatti ad esperienze di aggregazione sociale come caffè letterari, spazi di co-working e sale da concerto. Aggregazione che in passato trovava uno spiraglio anche nelle botteghe e nelle edicole dove «ci si salutava e si chiacchierava», come ricorda l’ex presentatore RSI Bigio Biaggi. Edifici che hanno tante storie da raccontare, «storie che - scrive la piccola Nur Bernasconi Berradi, allieva delle elementari, - noi bambini curiosi vorremmo ascoltare».

«Vogliamo più percorsi ciclabili»

Percorsi ciclabili, sicurezza per ciclisti e pedoni: è uno dei temi emerso maggiormente nel nostro giro di opinioni. Lo scrive, ad esempio, Laura Tarchini, responsabile comunicazione di Pro Senectute: «Le bici aumentano ma i percorsi ciclabili sono ancora insufficienti: siamo in enorme ritardo». Mentre Loan Duong, studentessa all’USI, sottolinea come «la carenza di piste riservate alle bici mette in pericolo i ciclisti, costretti a fare lo slalom tra le auto». Il regista Niccolò Castelli, infine, sogna «una frequentatissima ciclabile lungo il Cassarate, che dalla Foce permetta di raggiungere la Val Colla».

Tra proposte, soluzioni e trattati

«Cosa vorrei in città» ha coinvolto anche i lettori del CdT. In molti ci hanno scritto, telefonato o hanno commentato sulla nostra pagina Facebook per dire la loro. In un paio di casi sono giunti in redazione veri e propri trattati su come migliorare Lugano. La partecipazione dei lettori è prova del fatto che tra i cittadini c’è voglia di far parte della discussione e di avanzare proposte e soluzioni. Alcuni hanno risposto in maniera puntuale a un’opinione. Nadir Sutter e Federico Ortelli hanno firmato una nota della Pro Loreto Casserina e Bella Vista critica nei confronti della proposta, dell’avvocata Clarissa Indemini, di una scala mobile dal LAC fino al Tassino. «La Funicolare degli Angioli non è un oggetto sostituibile», scrivono ricordando che è in corso di attuazione un mandato di studio sullo sviluppo del comparto. Anche nelle proposte dei lettori il tema delle piste ciclabili e delle troppe auto è molto presente. Marco Stopper propone ad esempio una circonvallazione intorno al centro città pedonalizzato. C’è infine chi, come Davide Giampani, sottolinea la necessità di «una maggior cura nella costruzione e nella valorizzazione del passato».