In aula

Nel processo per la grossa truffa spuntano le accuse all'avvocata

Il legale Emanuele Stauffer ha chiesto che vengano sequestrati 4,5 milioni a Simonetta Perucchi Borsa perché non sarebbe stata diligente come intermediaria di un trasferimento di denaro – La replica: «Respingo ogni sua accusa»
©CdT/Gabriele Putzu

Sono gravi le accuse mosse dall’avvocato Emanuele Stauffer all’avvocata Simonetta Perucchi Borsa nell’ambito della vicenda che ha portato in aula penale un 45.enne italiano accusato di aver compiuto truffe per 24 milioni di euro. Stauffer, patrocinatore del principale presunto danneggiato, ha infatti affermato che la collega (non oggetto del corrente procedimento) avrebbe commesso «probabili reati penali» non indagati dalle autorità, e che per il suo ruolo nella vicenda le dovrebbero essere sequestrati 4,5 milioni di franchi. Richiesta, quest’ultima, fatta alla Corte delle assise criminale affinché «il Tribunale penale cantonale sani un po’ uno dei capitoli meno gloriosi di questa vicenda». Stauffer ha anche chiesto alla Corte di invitare la Magistratura a indagare la fattispecie. Perucchi Borsa, membra del Consiglio della Magistratura e già consigliera comunale a Lugano chiamata in causa, da noi contattata, respinge invece gli addebiti mossegli da Stauffer che – ci ha riferito – non avrebbe peraltro mai avanzato pretese risarcitorie a lei direttamente.

Gli addebiti

Questo l’oggetto del contendere: una presunta vittima del 45.enne che rivoleva i suoi soldi sarebbe stata tacitata con i soldi di un’altra presunta vittima, cioè la persona rappresentata da Stauffer. Il legale argomenta in sostanza che i soldi siano transitati sui conti di Perucchi Borsa – che in questo caso avrebbe agito come intermediatrice finanziaria – senza fare le dovute verifiche del caso sulla loro provenienza, pur sapendo che scopo avessero e che vi era una denuncia penale a carico del 45.enne, di cui ai tempi era avvocata. Secondo Stauffer Perucchi Borsa avrebbe compiuto col suo agire «negligente» «due reati macroscopici: un potenziale riciclaggio di denaro quantomeno per dolo eventuale e falsità in documenti». Sul formulario anti-riciclaggio l’avvocata avrebbe infatti indicato come avente diritto economico del denaro, contrariamente al vero, l’imputato. Il movente, secondo Stauffer, sarebbe stato economico: l’avvocata avrebbe infatti ricevuto circa 300.000 franchi per le sue prestazioni dall’imputato.

«Serve il reato a monte»

Stauffer ha anche criticato come è stata condotta questa parte d’inchiesta, affermando che la collega è stata sentita come persona informata sui fatti e nulla più dal procuratore generale Andrea Pagani. In questo senso il procuratore pubblico Andrea Gianini ha affermato che un eventuale procedimento penale nei confronti di Perucchi Borsa è in sostanza sospeso in attesa che l’imputato odierno venga condannato, perché se la Corte dovesse assolverlo per questa fattispecie di truffa cadrebbe il reato a monte e dunque non vi sarebbe nulla da imputare alla professionista: «Per aprire un procedimento bisogna essere sicuri – ha detto Gianini. – Se non l’ho ancora fatto non è per servilismo, né per favoreggiamento: ma per la necessaria prudenza che questo caso richiede. Allo stesso modo sto trattando la posizione dei familiari dell’imputato». Familiari che in questa presunta truffa avrebbero aiutato l’imputato a ingannare la presunta vittima difesa da Stauffer.

«Totalmente estranea»

Da noi contattata Perucchi Borsa – che, lo ribadiamo, non è oggetto del procedimento in corso di fronte alle Assise criminali di Lugano, né era presente in aula per potersi difendere – si dichiara completamente estranea alle accuse rivoltele da Stauffer. «Sono basita per quello che ha detto, e non capisco su quali elementi giuridici abbia fondato la sua richiesta di risarcimento». In passato i due avvocati si erano confrontati sul caso del quarantacinquenne italiano finito a processo. Perucchi Borsa ci conferma di aver amministrato una società a lui riconducibile, ma non entra nei dettagli del trasferimento di denaro contestato: «Sono legata al segreto professionale». Di sicuro la ex consigliera comunale non immaginava che sarebbe stata chiamata in causa durante il dibattimento. «Quando ci siamo parlati, Stauffer non ha mai formulato delle pretese di risarcimento, non ha mai fatto richieste precise. E dopo esser stata sentita dal procuratore generale nel 2018 come persona informata dei fatti, dalle autorità giudiziarie non ho più saputo nulla. Nei miei confronti non è stata aperta alcuna procedura penale».

Il processo

Questa vicenda nella vicenda non deve però distrare dall’oggetto del contendere in questi giorni in aula: se il 45.enne alla sbarra abbia o no sottratto tramite truffe oltre 24 milioni di euro tra il 2010 e il 2018. Ieri il procuratore Gianini aveva chiesto una condanna a sette anni e mezzo, convinto che l’uomo non avesse mai nemmeno investito un soldo e li avesse usati in realtà per fare la bella vita. Il suo difensore d’ufficio, avvocato Costantino Castelli, ha per contro chiesto che venga prosciolto. Il reato di truffa infatti non si configurerebbe, mancando l’elemento dell’inganno astuto: «Si trattava di contratti di prestito tra persone adulte e consapevoli, con competenze ed esperienze in ambito economico e finanziario. Se avessero voluto investire, le presunte vittime avrebbero potuto aprire dei conti bancari e dare la procura all’imputato per gestire i loro denari; invece hanno sottoscritto contratti di prestito con una società di Singapore. La loro intenzione non era dunque farsi gestire i soldi dall’imputato». La sentenza, con la decisione sul sequestro o meno dei denari a Perucchi Borsa, è attesa per domani pomeriggio.