Meteo

«Nel sistema di allerta, spesso la catena si inceppa»

Il responsabile delle previsioni di MeteoSvizzera Marco Gaia spiega perché, in Texas come altrove, il problema si verifica «nell'ultimo miglio»
People clean-up along the river in Kerrville, Texas, Monday, July 7, 2025. (AP Photo/Ashley Landis)
Paolo Galli
08.07.2025 06:00

«Il servizio meteorologico nazionale ha diramato gli avvisi quando li ha ricevuti e, sfortunatamente, in molte zone del nostro Paese si verificano alluvioni improvvise come questa». La segretaria per la sicurezza interna americana, Kristi Noem, ha risposto così alle critiche sui sistemi di allerta in Texas, nella contea di Kerr, dove si è consumata la tragedia - oltre 80 vittime, di cui almeno 28 bambini, 41 i dispersi - nei campi estivi lungo il fiume Guadalupe, esondato.

Come sottolinea però il New York Times, nella contea quegli stessi bambini dei campi estivi venivano sin qui tenuti al sicuro con un sistema di passaparola. Nel 2017 l’installazione di un sistema di allerta alluvioni era stata bocciata perché considerata troppo costosa. Per noi è l’occasione di tornare sul tema, molto attuale anche al di là del Texas. Lo abbiamo fatto con Marco Gaia, responsabile del servizio di previsione meteorologica a livello nazionale per MeteoSvizzera

La punta dell’iceberg

«L’allerta meteorologica è solo il punto di partenza di ogni sistema di allertamento», ci spiega. «Essa deve, in seguito, essere diffusa il più velocemente possibile e raggiungere ogni potenziale persona messa in pericolo dall’evento di maltempo. La singola persona deve poi essere in grado di interpretare correttamente l’allerta, sapere cosa fare per mettersi in salvo e proteggersi e - infine - mettere in pratica tali conoscenze». Siamo confrontati dunque con una complessa catena di trasmissione dell’informazione, che deve funzionare alla perfezione. «Spesso, purtroppo, è proprio nell’“ultimo miglio” che questa catena si inceppa. In questo senso è importante investire continuamente con risorse e finanziamenti per permettere non solo lo sviluppo tecnologico dei sistemi di allertamento, ma anche per assicurarsi che la popolazione riceva le allerte e sappia comportarsi adeguatamente».

L’allerta meteorologica, anche in termini di investimenti - perché nel caso del Texas si è parlato anche di questo, di fondi, di tagli -, è solo la punta dell’iceberg, come avverte lo stesso Gaia. «Non è possibile emetterla senza avere “dietro le spalle” capillari sistemi di misura, potenti computer per l’elaborazione delle previsioni numeriche, veloci sistemi di visualizzazione dei dati e di diffusione dell’informazione. Tutto questo costa sicuramente, ma diversi studi hanno mostrato come investire nel settore della meteorologia conviene. Uno studio dell’Organizzazione meteorologica mondiale di alcuni anni fa è giunto alla conclusione che ogni franco investito porta ad almeno 10 franchi di costi evitati o di benefici»

Il potenziale dell’IA

MeteoSvizzera è all’avanguardia, in questo senso. Risale allo scorso anno - era il mese di novembre - l’accordo quadro siglato con lo Swiss Data Science Center per l’utilizzo dell’intelligenza artificiale. L’obiettivo, era stato detto, è quello di «sviluppare metodi avanzati di apprendimento automatico per la raccolta dei dati, le previsioni meteorologiche e la comprensione del clima». Ora Marco Gaia spiega: «L’adozione dei nuovi algoritmi di intelligenza artificiale e di machine learning offre la potenzialità di integrare i modelli di previsione meteorologica con elementi non-meteorologici, ad esempio se il suolo è saturo o meno, se è stabile o instabile, se lungo i corsi d’acqua vi è materiale trasportabile oppure no, dove abitano le persone, se le strade sono trafficate o meno eccetera. I tragici eventi dell’estate 2024 in Mesolcina e in Vallemaggia hanno chiaramente mostrato che l’impatto finale non dipende solo da quanta pioggia cade, bensì anche da tutti questi “ingredienti non-meteorologici”. Poterli considerare meglio di quanto si può fare oggi apre le porte verso un miglioramento delle allerte».

Esistono progetti internazionali che vanno proprio in questa direzione. Gaia parla di «nuovi impulsi alla ricerca in seno alla comunità meteorologica», il tutto per «migliorare sia in generale la qualità delle previsioni sia nello specifico le allerte meteorologiche, che a ben vedere non sono altro che delle previsioni emesse in occasione di eventi meteorologici intensi». La comunità meteorologica europea ha cercato, per esempio, «di coordinarsi e di mettere assieme le forze lanciando alcuni progetti internazionali, a cui anche MeteoSvizzera partecipa, gestiti ad esempio dal Centro europeo per le previsioni del tempo a medio termine, oppure da EUMETNET, la rete europea dei servizi meteorologici nazionali». Le reti consentono, evidentemente, di canalizzare gli investimenti e di scambiarsi le conoscenze.

L’aumento degli eventi estremi

È lecito chiedersi, di fronte a tante tragedie, se i sistemi d’allerta utilizzati sin qui sono ancora adeguati, in un mondo caratterizzato da una aumentata frequenza di eventi estremi. «In genere nei Paesi “sviluppati” i sistemi d’allerta sono continuamente aggiornati e adeguati sia al progresso tecnico - ad esempio l’uso di app per la diffusione delle allerte - sia alle nuove conoscenze scientifiche», spiega ancora Marco Gaia. «In questo senso i sistemi di allerta sono in grado di gestire anche eventi estremi più frequenti. Diverso può essere il discorso per Paesi “meno sviluppati”. Proprio per questo l’Organizzazione meteorologica mondiale ha lanciato l’iniziativa “Allerte precoci per tutti”, che mira nel giro di alcuni anni a migliorare l’accesso ad allerte idrometeorologiche in tutto il mondo».

Rimanendo nell’ambito della crisi climatica, Gaia ammette che la stessa sta portando a «un aumento di fenomeni estremi non solo in regioni tipiche per questi fenomeni, ma anche in regioni non toccate prima. Questa evoluzione costringe ad adeguare i sistemi di allertamento. Ad esempio in Svizzera, a inizio maggio, il sistema di allertamento per pericoli naturali è stato ampliato alle allerte per siccità. Un fenomeno che è diventato più impattante nel corso degli ultimi anni e per il quale la Confederazione ha deciso di investire a beneficio della popolazione e di tutti i settori toccati dalle siccità. La previsione del singolo fenomeno però non è influenzata direttamente dalla crisi climatica. È piuttosto insita nel fenomeno stesso: alcuni fenomeni - ad esempio le ondate di caldo o appunto la siccità - si lasciano prevedere con anticipo anche di 5-10 giorni, altri fenomeni come i temporali che danno vita alle alluvioni-lampo purtroppo spesso si lasciano ancora prevedere solo all’ultimo momento».

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