Politica

Nelle commissioni parlamentari balla un seggio tra PS e PLR

Dopo il reclamo dei socialisti, l'Ufficio presidenziale del Gran Consiglio ha deciso di formulare una proposta alternativa per la ripartizione dei seggi - A maggio la decisione del Parlamento
Paolo Gianinazzi
12.04.2023 19:30

«La matematica non è un’opinione», recita un vecchio adagio. In politica, però, i numeri possono anche essere interpretati.

Ci riferiamo alla discussione sulla nuova ripartizione dei seggi tra i partiti nelle commissioni parlamentari dopo le elezioni cantonali del 2 aprile. Un tema che è stato al centro di una riunione dell’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio convocata oggi e che, con ogni probabilità, farà nuovamente discutere in occasione della seduta costitutiva del Parlamento, fissata per il 2 maggio. Già, perché sul tavolo del Parlamento giungeranno due differenti interpretazioni del calcolo che porta alla ripartizione dei seggi.

Il reclamo

Andiamo con ordine. Martedì scorso, i Servizi del Gran Consiglio hanno comunicato ai partiti la nuova ripartizione, calcolata sulla base dei risultati delle elezioni del 2 aprile. Con la nuova ripartizione il Centro avrebbe guadagnato un posto (da 3 a 4), l’UDC pure (da 1 a 2), il PLR sarebbe rimasto stabile (5) come i Verdi (1), mentre la Lega avrebbe perso un posto (da 4 a 3), così come il PS (da 3 a 2). Il giorno seguente, però, il PS ha inoltrato un reclamo contro la nuova ripartizione, sostenendo come la stessa fosse «stata fatta (...) interpretando in maniera non corretta la legge». Pertanto, il PS rivendicava tre seggi nelle commissioni.

Ora, «dopo ulteriori valutazioni sull’interpretazione delle norme», l’Ufficio presidenziale oggi ha deciso «di formulare una proposta alternativa». Un’alternativa che prevede di dare 4 seggi al PLR, 4 al Centro, 3 alla Lega, 3 al PS, 2 all’UDC e 1 ai Verdi. In soldoni, il PS recupererebbe il «suo» seggio a scapito del PLR.

L’inghippo

A regolare la distribuzione dei seggi nelle Commissioni sono due leggi: quella sul Gran Consiglio, in sintesi, prevede che i seggi siano ripartiti proporzionalmente tra i gruppi nel medesimo modo in cui sono ripartiti i seggi in Parlamento; quella sull’esercizio dei diritti politici prevede, invece, che il quoziente elettorale (la somma dei voti diviso 90) sia approssimato al numero intero superiore. Ora, proprio questa approssimazione è al centro delle interpretazioni sulla nuova ripartizione. E questo perché l’approssimazione del quoziente su grandi numeri (come quelli dei voti per l’elezione del Gran Consiglio) è essenzialmente ininfluente sulla ripartizione dei seggi, mentre l’approssimazione sui piccoli numeri (come quelli delle commissioni) può comportare, così come accaduto a questo giro, lo spostamento di uno o più seggi. E secondo il PS, come spiega il capogruppo Ivo Durisch, «applicare integralmente questa approssimazione anche per le commissioni distorce il sistema, di fatto avvicinandolo al maggioritario». Ma, fa notare Durisch, «la legge sul Gran Consiglio, in vigore dal 1982, è stata fatta espressamente per garantire il massimo della proporzionalità, anche nelle commissioni».

Detto diversamente: la ripartizione proposta dai Servizi del Gran Consiglio avrebbe garantito «premi di maggioranza ingiustificati». E non a caso, il PLR (che ha perso due seggi in Parlamento) avrebbe mantenuto 5 seggi nelle Commissioni, mentre il PS (che ne ha perso uno nel plenum) avrebbe ceduto un seggio anche nelle commissioni.

Il gruppo parlamentare del PLR, dal canto suo, come spiega il vice-capogruppo Sebastiano Gaffuri, «deciderà nei prossimi giorni quale posizione prendere nel plenum». In ogni caso, aggiunge Gaffuri, «come da noi richiesto in UP, la decisione sull’interpretazione del calcolo sarà presa dal Gran Consiglio. Non sarebbe stato corretto decidere già in UP. Se si vogliono cambiare le regole del gioco, è giusto che sia il Legislatore a farlo».

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